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« Messaggio #46Messaggio #48 »

Post N° 47

Post n°47 pubblicato il 12 Maggio 2008 da anonimalamente

Ancora giorno

 

Capitolo diciassettesimo

 

Qualcuno spense lo stereo dove andava un cd dei Korn. Si decise di guardare un film, ma la Valeria, che era stata zitta tutta il tempo, mi fece un gesto. Voleva parlarmi in privato. Mi alzai, dissi che volevo un po’ d’aria e lei si offrì gentilmente di accompagnarmi.

-         Non ce la faccio più.- Esordì appena fuori -Che cosa ho fatto? Ho rovinato la vacanza. Guarda sono tutti smonati. Per colpa mia.- Una lacrima iniziò a scendere.

-         Ma hai parlato con Filippo?

-         Mi vergogno un sacco. Gli ho detto che ero ubriaca e per dirti la verità non mi ricordo gran che bene di tutto quanto. Lui, mi ha detto la stessa cosa. Con Carlo non ho parlato, anche perché guardarlo in faccia dopo questa mattina…- La fermai.

-         Primo: la serata è così perché ieri sera la bomba era gigantesca. Noti che nessuno si ricorda cos’ha fatto? Secondo: tra te e lui la merda è lui, lo sa e sta zitto. Ieri sera abbiamo bevuto tantissimo. Lui doveva essere fedele alla sua ragazza, magari tu l’hai tentato, ma eri ubriaca. E lui ci è stato. Magari era ubriaco anche lui, ma lui doveva trattenersi. Nel senso, tu se sei ubriaca, non sai che stai seducendo una persona e comunque non è reato. Tutto ciò nella mia testa mi porta a pensare che ogni volta che lui è ubriaco e trova una ragazza ubriaca se la fa.- Stava per interrompermi, ma continuai.

-         Terzo: ti invidio. Cioè non sono omosessuale.- Rise e iniziai a pensare di aver risolto il caso. -Volevo dire che ti sei goduta una serata. Se l’è goduta anche lui. Tu di più però, vecchia briccona. Basta, chiuso qui. Nessuno sa niente, nessuno si ricorda di niente. Se eravate in camera magari neanche ti ricordavi di essertelo fatto. Non sarai mica innamorata di lui? Magari eri convinta di esserti fatto Carlo…Scusa.

-         Ti giuro che non so cosa mi è preso.

-         Ci credo.

-         E tra l’Elisa e Filippo?

-         Ma lo conosci. Poi era leso.

-         Che merda. Mi sento una merda.

-         Ma perché? Non ci sono eventi belli ed eventi brutti, ma solo eventi. Vivila così la cosa. Lascia andare, sta sera ti proteggo io, però farai tutto quello che ti dico se no iniziò a raccontare una storia ad alta voce.

-         Daiiii.

-         Su su. Vieni dentro che tanto Carlo sa perché siamo qui fuori, vieni fregatene, lui se ne frega ancora di più. Vedi Filippo preoccupato? No. E’ tranquillo, questo non vuol dire che non sa di essere un coglione, ma è tranquillo. Dai dai che un giorno ci pisceremo addosso dalle risate.- Così dicendo rientrai, ridendo pensando proprio a quel momento.

In cucina stavano guardando “L’era glaciale”. Mi sedetti e feci sedere la Valeria vicino a me. Carlo era andato a letto, io con una scusa andai in camera e lo trovai ancora sveglio. Mi avvicinai.

-         Oh vecchio potevi dirmi della Valeria.

-         Non sei mica mia sorella.

-         Va bo’. Hai ragione. Ma tu non eri assieme a una tipa all’università?

-         Mica mi metto assieme a tutte quelle che mi faccio.

-         Quindi zero problemi.

-         Meno di zero, è che speravo di fare una cosa un po’ più completa. Si vede che qualcuno ha rubato il lavoro di una serata.- Dicendo questa ultima frase a voce più alta.

-         Stsss. Ebete. Comunque lei è in para.

-         Cazzi suoi. Cosa vuoi che ti dica. Gli passerà. Ora lasciami dormire che non sto bene. Questa mattina devo aver preso freddo.

Tornai in cucina e la Valeria mi guardava in cerca di notizie, ma ero imperturbabile, anzi gli dissi:

-         Sono andato in bagno, la pipì scappa anche a me.- Le passai la canna appena arrivata in mano.- Fuma.- Le intimai.

Lei fumò e poi il film fece il resto. Ci mise tutti di buon umore e ogni tanto imitavamo gli animali. Girarono una marea di cannoni e la Valeria fece parecchi tiri. Io le parlavo e la facevo ridere. Finito il film Alberto prese il Risiko. Visto che eravamo in sei una partita ci stava. Spiegammo le regole a tutti, per chi non le sapeva e per chi le aveva dimenticate e iniziammo.

Fu il delirio. Aprimmo birre su birre e dopo un paio d’ore la fidanzata di Alberto era ridotta all’osso e fu annientata. Poi capitolò la Valeria.

Filippo era rimasto in silenzio, ma ora a forza di birre, amari e canne iniziò a formulare parole e dire le solite stronzate. Io e Alberto con occhio di intesa iniziammo a logorarlo e alla fine cedette. Eravamo rimasti in tre ed io ero ubriaco marcio, come tutti del resto. Dopo un’altra ora i miei amici-nemici decisero che avevo dato tutto e distrussero le mie armate.

Non continuammo perché uno contro uno sarebbe stata una palla mostruosa. Così si vinceva in due e si era tutti più tranquilli. Guardai l’ora ed erano le quattro e mezza.

La fidanzata di Alberto fece per andare a letto e lo stesso fece Filippo. Vidi la Valeria alzarsi, ma io la presi per un braccio e la feci risedere.

-         Dove vai? Siediti qua. La notte è giovine, troppo giovine.

Eravamo rimasti: io, Chicco, Alberto e la Valeria.

Prendemmo il mazzo di carte e incominciammo a giocare a scopone. La partita fu intensa, io ero completamente distrutto e Alberto continuava a riempire i bicchieri di vino bianco. Finimmo la bottiglia e la partita.

Chicco preso da un delirio personale e incomprensibile agguantò un pennarello, andò in camera da letto e tornò sghignazzando. Andammo curiosi a vedere perché rideva tanto.

Aveva fatto dei disegni un po’ sconci sulle fronti di tutti. Mentre a Carlo aveva disegnato la zeta sulla fronte, come nel film “Paura e delirio a Las Vegas”.

Tornati in cucina preso da una ventata di energia bloccai per le braccia Chicco mentre la Valeria, capito al volo le mie intenzioni, gli scarabocchiò il viso, poi Alberto prese il pennarello e gli disegnò un pene sulla fronte, poi gli fece la “A” di anarchia su una guancia mentre nell’altra ci scrisse: “Io sono un deficiente”. Chicco si lasciava fare, ma appena fu libero prese il pennarello e scarabocchiò la Valeria ed anche me. Subito tutti ci guardammo e bloccammo Alberto con un placcaggio a tre, lo scaraventammo a terra ed iniziammo a scrivergli di tutto ovunque schiena e natiche comprese.

Poi, placati, ci alzammo, Alberto riempì quattro bicchieri di grappa. Brindammo divertiti. Neanche il tempo di appoggiare i bicchieri che la Valeria era a terra con Alberto sopra che usava la sua fronte come lavagna.

-         Dai che avevi solo uno striscietto.

A turno finivamo sotto le grinfie del pennarello che passava di mano in mano interrotto nel suo viaggiare da qualche altro brindisi a cui la Valeria non poteva scappare.

Dovevamo aver fatto abbastanza casino, si aprì la porta della camera e comparì l’Elisa.

-         Caricchetta, carichetta.- Partì subito il coro.

-         No no.- Poi guardandoci meglio. -Ma cosa vi siete fatti? Ma quanto ubriachi siete?

Noi iniziammo a ridere. Lei guardava noi e noi lei. Chicco le aveva scritto quasi ovunque. In particolar modo si notava il mega fallo nel centro della faccia. Aveva passato con il pennarello i contorni del naso a forma di pene e degli occhi come testicoli. Con titolo scritto in fronte: “Che cazzo volete?”.

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