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Post N° 53

Post n°53 pubblicato il 12 Maggio 2008 da anonimalamente

Ancora giorno

 

GIOVEDI’

 

Capitolo undicesimo

 

Guardai l’orologio appeso al muro ed erano quasi le dieci del mattino. Mi passai una mano in faccia e mi sentii la puzza della serata addosso. Stavo malissimo avevo voglia di vomitare e quando decisi di alzarmi la testa iniziò a girare vorticosamente.

Tolsi immediatamente i vestiti impregnati di fumo, svuotai la valigia cercandone di puliti e andai in bagno a lavarmi. Ne avevo bisogno.

Lo stomaco era teso e sentivo saturo ogni poro della pelle. Mi feci una doccia e dopo essermi lavato i denti mi risciacquai la bocca e trangugiai tre quattro sorsate d’acqua. Uscii dal bagno avviandomi barcollando verso la cucina e non sapendo neanche il perché.

Aprii la porta e rimasi impassibile a fissare ciò che non mi sarei mai aspettato di vedere. Michele era disteso a terra e l’Elisa, immobile, lo guardava impaurita.

Sarà stato l’alcol o non so cosa, ma nessuna emozione nacque dentro di me. Mi avvicinai a Michele con fare sicuro, senza dare uno sguardo all’Elisa ancora immobile, e iniziai a fargli il solletico per svegliarlo. Un secondo d’attesa e lui iniziò a dimenarsi di colpo.

Sentii un tonfo provenire dalle mie spalle. Mi girai. L’Elisa era svenuta a terra.

Ora era il suo turno. Le tirai un paio di buffetti sulle guance e poi la misi seduta, leggermente divertito.

-         Michele ce la fai a prendere un bicchiere d’acqua?

Lo vidi alzarsi lentamente, era tutto sporco di vino e vomito sui jeans e sulla felpa. Prese l’acqua e il bicchiere.

-         Mettici tre quattro cucchiaini di zucchero e mescola.

-         Sto bene.- Iniziò a rantolare l’Elisa.

-         Bevi questo. E’ acqua e zucchero.

Due minuti passarono silenziosi e si iniziarono a vedere gli effetti, prese colorito e cominciò a stiracchiarsi.

Accompagnai Michele in camera. Si spogliò, si infilò sotto le coperte e poi da disteso trangugiò un buon litro d’acqua da una bottiglia che non mancava mai vicino ai letti. Mi fece un cenno rotatorio con il dito, che interpretai con “mi gira la testa”, risposi con un’“ok” e me ne andai.

Tornai in cucina, aprii la finestra e la porta. Fuori diluviava. Guardai l’Elisa stava pulendo per terra, precisamente dove si era addormentato Michele. Mi guardò e iniziò.

-         Così tanto per sapere, cosa è successo qui ieri sera?

Io intrecciai le mani, molto lentamente, dietro la testa e un sorriso si dipinse sulla mia faccia.

-         Non lo so.

-         Come non lo sai?

-         Non lo so. Ma puoi farmi un caffé? Tu come stai?

-         Io sto bene, ho dormito come un angioletto. Mi sono svegliata quando sei andato in bagno. Ma non lo sai cosa è successo ieri?

Rimasi immobile con il mio sorriso, ora molto divertito, stampato in volto a fissare il vuoto, completamente senza energie.

Lei capì che non era il momento adatto e iniziò a preparare una moka. Quando il caffé fu pronto me lo versò tutto in una tazza, questa volta con lo zucchero. Lei iniziò a pulire la tavola, cercando di rimettere in ordine. Un’impresa ardua.

-         Ti sposerei.

-         Lascia stare. Scusami per prima, ma non mi aspettavo di trovare un cadavere in cucina.

-         Non era un cadavere, si vedeva che dormiva.

-         Si lo so che non era morto, ma se era svenuto? O andato in coma?

-         Sei troppo catastrofica.

-         Ho preso paura. Mi sembra legittimo. Poi con te che non ricordi nulla di ieri….

-         Qualcosa mi ricordo, se mi concentro. Tipo: posso dirti che abbiamo cenato, che abbiamo iniziato bere dalla mega bozza con la cannuccia e poi bo. Ah si. Tu sei stata male, ma dovrebbe essere successo prima. Giusto?

-         Mamma mia.

-         Aspetta. Mi ricordo un’altra cosa. Abbiamo finito il vino rosso e bisogna andare a comprarne dell’altro.

-         Dai stupido.

-         No è vero, mi ricordo nitidamente di aver pensato questo ieri sera.

-         E Michele? Ti ha detto che ci faceva lì?

-         Non credo fosse un buon momento per domandarglielo. Si sveglia con me che gli faccio il solletico e ti vede svenire. Si alza e scopre di essersi vomitato addosso nel sonno. Non credo proprio fosse il miglior momento. E comunque hai guardato se ci sono tutti?

-         Come?

-         Cioè, io non mi sono accorto che mancava Michele. Di solito dopo essermi alzato non è che guardo se ci sono tutti i miei amici. Per dire la verità.

-         Oddio.

-         Oddio perché? Adesso vado a vedere in camera. Tranquilla.- La rassicurai pregustandomi un buon sonnellino. Non avevo voglia di rimanere a subire l’interrogatorio e nemmeno di pulire.

Passai la porta, giusto per sicurezza mi guardai in giro, vidi Michele, Alberto stretto alla fidanzata, Chicco e Carlo che russavano. Mi sembrava tutto in regola, cercai un letto libero e lo trovai, uno spiazzo enorme vicino ad Alberto. Mi ci buttai dentro e all’improvviso spuntò una domanda.

“Perché tutto questo spazio? Michele è al mio posto. Di chi è questo letto?” “Dell’Elisa”   “E Filippo dove cazzo è?”

Scattai come una molla e mi sedetti sul letto cercandolo con gli occhi. Di Filippo nessuna traccia, ma quello che mi preoccupò assai di più fu di non trovare neanche la Valeria. Ero ancora brillo, ma non mi meravigliai che subito scartai qualsiasi possibilità di passeggiata mattutina sotto una pioggerellina rinfrescante e solo una soluzione si dipinse nella mia mente, conoscendo il vecchio mandrillotto di Filippo: “se l’è fatta. Cazzo”.

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