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Post N° 62

Post n°62 pubblicato il 12 Maggio 2008 da anonimalamente

Ancora giorno

 

Capitolo secondo

 

La situazione per me comunque non era migliorata. L’Elisa era stata in classe con noi alle scuole medie senza lasciare traccia nella nostra memoria. Poi era scomparsa nel caos della vita scolastica per ricomparire questa estate, quando eravamo capitati ad una festa universitaria proprio nel suo appartamento.

Da vecchio mandrillo, Filippo, alla fine della serata, era riuscito ad arrivare anche nel suo letto e ora si frequentavano. Quando li vedevo tenersi per mano mi si stringeva il cuore, lei mi era simpatica e in parte mi dispiaceva che si fosse messa assieme a mister “due mesi”.

La mia faccia non doveva aver un’espressione particolarmente felice.

-         Cos’hai?

-         Scusami, devo essere sincero. Io intendevo andare a devastarmi e andiamo tre uomini e tre donne, che ci starebbe anche bene, se non fosse che quattro passeranno il tempo in spurcellamenti vari mentre io sto con la Valeria. Non è il delirio che sognavo. Io volevo devastarmi.

-         Mamma mia, siamo scorbutici oggi. Se mi lasciassi finire. E poi la Valeria cos’ha? E’ carina potresti provarci.

-         Dai lo sai che non mi prende per niente. Si fa troppe noie in testa.

-         Ah capisco, ti senti ancora con quella tipa da Brescia? Non ne parli più. Non credevo che aveste continuato a vedervi.

-         Non ci vediamo più, ma è una persona a cui tengo molto. E la Valeria non mi piace.

-         Io certe volte non ti capisco. Comunque non ti preoccupare, non farai il “paletto”. Ho detto ad Alberto di sentire un po’ di gente. Adesso dovrebbe richiamarmi. Tu vai a vedere l’acqua che starà bollendo da mezz’ora.

Andai in cucina e mi stava venendo fame. Versai la pasta, preparai la tavola e tutte quelle cose lì. Tornai in terrazza, il nostro ufficio, mentre Filippo stava parlando al telefono con voce alta per farmi sentire le novità.

-         Allora viene il tuo amico, come si chiama…Michele. Carlo e Chicco vengono? … Si? … Grande. Scusami, la macchina puoi metterla? … Grandissimo. Allora ti chiamo fra mezz’ora e ti dico a che ora partiamo domani, comunque sulle dieci penso … Si domenica sul tardi … Non così tardi, sulle sette … Adesso sento come è messo lui, ma non credo ci siano problemi. Mi dici quando ci vediamo. … Si si basta per carità. Dimmi … ehm … … . Digli di si porca vacca, comunque ci troviamo sta sera per parlare di queste cose … Ti ho detto che non occorre che continui, non sono un deficiente, ho capito. Digli di si mi dirai sta sera... Allora ciao vecchio. A sta sera … Ciao.

Appoggiò il cellulare e mi fece un riassunto seguendomi in cucina, anche se avevo già intuito tutto solo osservando il suo volto raggiante.

-         Siamo: io, te e la mia Elisa. Alberto e la sua bella. La Valeria, Carlo, Chicco e un amico di Alberto che si chiama Michele. L’ho visto una volta, un tipo tranquillo, viene da Trento e ha l’appartamento qui. Quindi siamo in nove. Alberto mette la seconda auto che i suoi ce l’hanno a gas. Poi passando alle cose pratiche: tu hai da fumare?

-         Si, poco però, dici grammi, non so se riusciamo a trovarne per domani.

-         Shanti. No problema. Alberto ha casa un’ettata da portare, quindi direi che siamo in bolla, ma ti spiego. Questo Michele ha l’appartamento e ha le piante. Io e Alberto pensavamo di fare una colletta e prendere venti grammi, portare l’etto e lasciare a casa il nostro. Così ne abbiamo quando torniamo.

-         Si ma quanti soldi sono? Dovremo pagare anche Alberto.

-         Sarebbero trenta euro a testa per l’erba. Alberto il fumo lo butta, tanto è già tornato dentro con i soldi. Aveva un bagolo da mezzo chilo, sai com’è fatto lui se ne ha lo butta tutto per divertirsi con i suoi amici. Poi magari, dopo che ci ha pensato, ne porta meno. Sta sera ci dirà meglio. Tieni a conto che risparmiamo sulla benzina e non è poco. Alla fine inculiamo da casa la roba da mangiare, non facciamo l’autostrada tanto al massimo ci stavamo dentro per duecento chilometri che però saranno dici pleuri risparmiati e forse anche di più. Insomma dobbiamo pagare da bere, ma lo compriamo qua, il fumo, l’erba, il gas.- Vide che stavo pensando ancora ai soldi e rincarò la dose -Poi pensa, se portiamo, tipo, mezzo etto, in cinque giorni, sono dieci grammi al giorno, che diviso nove arriva alla mirabolante cifra di un fottutissimo grammo al giorno, cioè una tromba. Un po’ pochino per devastarsi, al massimo ci mette fame.

-         L’ultimo ragionamento mi ha proprio convinto. Non ti sapevo fine matematico.

-         Giovine, ci sono molte cose che tu non sai di me.

-         Andiamo a schimicare che è meglio.

 

Mangiammo la pasta e fummo sazi. Vedendo la mia seria intenzione di vegetare seduto sulla sedia Filippo si alzò e iniziò a ricaricare la moka e finché aspettavamo la nostra bevanda digestiva girò anche la sacrosanta canna post pranzo.

Andammo in terrazza a fumare.

-         Per fortuna che quando fanno le leggi non consultano nessuno. Così si protesta e si sta a casa un po’. Non male direi.

-         Non male.- Rispose il mio amico.

-         Alla fin fine è tutto un discorso di soldi.

-         Soldi che mancano. E’ che tutti loscano un sacco.

-         Chissà che fine fanno tutti quei soldi. Cioè è impossibile che finiscano tutti in auto, vestiti e cocaina.

-         Anche qualche villetta. Ma poi ci sono soldi con cui ti si aprono ancora nuove losche.

-         Tipo?

-         Sai che ho giocato a calcio una riga di anni.

-         Mi ricordo le tue bestemmie domenicali.

-         Dopo un po’ inizi a capirne. L’ultima squadra in cui ho giocato aveva un bilancio di duecento e passa mila euro. Per farti capire una squadra di calcetto ne ha ottomila euro. E non è che giocavano in C2, erano in Eccellenza, la prima categoria. Non ti sembrano eccessivi?

-         E perché ci sono?

-         Perché se il proprietario, per dire, costruisce condomini vedrai che tra gli sponsor ci sarà chi fa l’idraulico, chi l’elettricista. Tu per uno striscione gli dai cinquantamila euro e sai che lui chiamerà te a fare gli impianti.

-         Ho capito.

-         Quei soldi la maggior parte sono in nero, nessuno andrà a vedere quanti soldi ti ha dato uno per una scritta nello stadio di una squadra in Eccellenza. Poi ci sono quelli che li dichiarano e ci scaricano l’Iva. Dicono di averti dato centomila euro, te ne danno trenta e in più si sono beccati l’Iva per centomila.

-         Loschissimo.

-         Loschissimo.

Avevamo finito la canna e rientrammo. Dovevo lavare i piatti e Filippo allora richiamò Alberto dandogli le ultime istruzioni, o distruzioni come le amava definire lui. Ci saremmo trovati al solito bar alle dieci di sera per organizzarci nei dettagli.

 

Durante la riunione serale raccogliemmo venti euro a testa come cassa comune per la spesa degli alcolici che io e Filippo avremmo fatto prima di partire. Per il resto, visto che fumavamo prevalentemente noi maschi, avremmo regolato i conti al ritorno, con calma.

Ognuno doveva portare via un chilo di pasta, qualcosa per condirla e poi razziare la dispensa di casa prendendo tutto quello che poteva essere digerito.

Dalla cantina di casa mia trafugai la pasta e un vaso di passata di pomodoro che aveva fatto mia madre, poi presi sei vasi di piselli, patatine, biscotti per la colazione e proprio di rapina, dal frigo, un pezzo di grana da quattro etti. Mia mamma mi avrebbe ucciso, ma tanto ero a cinquecento chilometri di distanza.

Filippo da padrone di casa doveva prendere il caffé, la moka da dodici, condimenti vari tipo sale e olio, il necessario per pulire le pentole e saremmo stati pronti per partire.

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