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Novembre dentro ad un quadro

Post n°848 pubblicato il 18 Novembre 2015 da diddleangel

Se le parole fossero dei colori, non soffrirebbero mai di solitudine.
Accolgo questo Novembre e ne faccio un tesoro. La tela è sempre la stessa, quadrata o rettangolare poco importa, mi rendo solo conto che è sempre più sbiadita da ormai trent'anni. Quei brutti segni di vecchiaia ci sono e sempre ci saranno, anche volendoli cancellare non posso farlo. Mi sono accorta che sarà più facile partire dall'immenso del cielo, è sempre così pieno di speranze; uso l'azzurro per raffigurare l'immensità di un volto amico e creo delle sfumature con il lilla per risentire l'abbraccio di qualcuno lontano, infine spargo con causalità dei bagliori di rosso che riportino l'imbarazzo a quell'autunno nascosto.
Sagomo un piccolo orizzonte al limite del cielo e della terra, deve essere proprio come un bel chiarore dai colori accesi. Deve essere soltanto un ricordo, un esposizione del futuro, qualcosa che è esistita e che ha dato un'opportunità agli altri ma non a me. Allora rassegnandomi guardo più in basso dove c'è lo spicchio del mio mondo e li trovo la presenza. Esisto ancora. Mi trovo in un luogo di terra ed erba, la sua semplicità e come un pensiero scritto. Sempre verde e fecondo.
Eccomi lì, nel centro isolato.

Il mio scheletro è robusto, nonostante abbia visto brutte stagioni, resta ancora in piedi. Ho la corteccia un po' sgangherata ma giuro che la mia follia non mi ha mai abbandonato. Sto perdendo di nuovo le foglie: verdi, gialle e rosse. Colori arlecchini proprio come il mio spirito di un tempo. Ogni anno in questo mese, perdo ogni speranza, le foglie verdi son sempre le prime a staccarsi da me. Poi smarrisco, ahimè, pure quell'amicizia invecchiata e maturata negli anni; l'impronta di una foglia sofferente è sempre ben visibile in questo suolo. La sua orma è dorata ed è marcata proprio come un confine difficile da scordare. E poi perdo anche l'amore, quel sentimento unico che lega un essere umano a me o viceversa. Il rosso è il colore che più adoro, è così vivido che quando lo osservo, mi perdo nella passione di un vero cuore. In questo terreno giaccio da anni, pare abbandonato da madre natura ma non è così; sassi e terra non lavorata saranno pur sempre le buone fondamenta per la rinascita dei fiori futuri. Ora resto in attesa. Proverò a dormire un po'.

Quel sole intanto continua a battere, tiepido come il bacio di un bambino sta illuminando i miei rami e il mio tronco e ogni volta mi priva di ogni colore. Ed io mi arrendo. La mattina è la frase più critica per il mio essere, la trasparenza dell'aria fa vedere sempre i difetti. Oggi più che mai risaltano le mie delusioni e i miei dolori. Il cielo novembrino, ogni giorno, non sarà mai uguale; certi spruzzi grigi intristiscono un cielo colmo di amarezza, strisce viola evidenzieranno la presenza dei lividi passati, tramonti sereni tratteggeranno il mio silenzio e le nubi materne mi ricorderanno l'abbraccio non sicuro di una madre. E poi c'è mio padre con le sue gocce di sapienza mi bagna e mi disseta. Mi aiuta a superare molte paure con i suoi respiri gelidi. Eppure quelle inquietudini son sempre presenti, anche qui dove il sole di novembre continua a illuminare. Si presentano come degli scarabocchi nell'orizzonte, giorno e notte. Li sto vedendo anche adesso, proprio ora che sta iniziando la stagione del mio riposo. Ecco, proprio quando mi addormento, gli incubi prendono il sopravvento. Nelle notte ancora tiepide variopinte dalla luna e durante il giorno, sempre di più sulla mia fragile esistenza.

 
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