« LE RUNEParte 2 »

PARTE 1

Post n°127 pubblicato il 12 Aprile 2006 da takagika
 

Appoggiò la spada sulle spalle e guardò la sua vittima l'ultima di quel giorno spegnersi lentamente. Un giovane guerriero biondo alto ora era morto a suoi piedi. Lo aveva trapassato da parte  a parte con la spada affondandola sotto lo sterno quasi fino all'elsa. E il gelo del ferro sembrava essersi trasmesso a quegli occhi che lui aveva guardato nell'istante della morte.

Uccidere con le proprie mani è lavoro da allevatori, fatto di lame, di arnesi creati solo per quello scopo; solo chi alleva animali, chi li fa venire al mondo, li cresce e li nutre ha poi la capacità estrema di ucciderli nel modo migliore. Sapendo dove si deve si può colpire implacabili e dare la morte immediata, la migliore. Non avrebbe mai fatto soffrire il suo cane o il suo cavallo, se obbligato avrebbe dato fine all'esistenza di queste creture così vicine al suo cuore con un solo colpo mortale. Allo stesso modo duellando e combattendo poteva uccidere il nemico con un solo affondo deciso o con una rotazione circolare della spada che come una falce poteva recidere lo stelo di una giovane vita. Era un terribile potere quello che dei oscuri e terribili gli avevano dato, un potere tanto micidiale quanto effimero perchè il pararsi davanti del suo destino finale poteva farlo scomparire all'istante insieme alla sua vita.

Si lasciò cadere vicino al suo scudo, era stanco di combattere e di uccidere, la battaglia era vinta. I corvi volteggiavano sul campo in mezzo ai mucchi di cadaveri. Per i feriti e i moribondi il colpo di grazia pietoso di una picca o di una lancia. Ora era solo tempo di sciacalli per l'ultimo scempio su quei corpi straziati dalla sconfitta. L'ultimo sgarbo la spoliazione degli averi e il taglio delle teste che evrebbero ornato l'entrata del tempio e ricordato la vittoria di quel giorno. Bisogna sapere quanto si è ucciso... contare i nemici che non ci disturberanno più e prendere loro le cose e la forza. Perchè in finale è solo ruberia e rapina estrema anche se cammuffata da giusta causa di guerra. La sua spada era ancora calda di guerra e di sangue, avvertì un brivido un mesto e inumano piacere. Quanto aveva ucciso. Anche questa volta. La morte lo aveva sfiorato ancora ma non aveva vinto. Eppure era così stanco. Osservò due guerrieri contendersi le spoglie di un caduto. La ricchezza delle proprie armi non aveva valore una volta uccisi. Il nulla prendeva tutto e i tuoi uccisori si accaparravano quello che di te era rimasto. Nemmeno le tue ragioni sopravvivevano perchè per quanto poteva essere crudele e malvagio chi ti aveva schiacciato di te non lasciava niente altro che un corpo inanimato e le tue ragioni morivano con te. Sul campo dei caduti nessuno avrebbe ricordato la causa che aveva portato a quei lutti e a quella rovina. Solo le madri avrebbero pianto i figli, le vedove i loro uomini e appena smesso il pianto avrebbero ricominciato per loro stesse perchè il destino degli sconfitti era quello ineluttabile dei prigionieri e degli schiavi. I giovani uomini erano morti e quelli che gli erano sopravvissuti perchè avevano vinto erano ormai vecchi guerrieri, la morte vista e data aveva conferito loro una nuova età imprimendo per sempre l'orrore nei loro occhi.

Erano dei sopravvissuti.  

Non restava che provare a rallegrarsene e bere nei teschi dei nemici uccisi .  Vide il guerriero dai capelli rossi avvicinarsi. Portava sulle spalle legato ad una cinghia il pesante scudo ogivale con le rune celesti dipinte. Le streghe dicevano che quelle rune davano l'invincibilità sui nemici ma guardando quell'uomo si aveva la sensazione che bastasse la forza di quel braccio e la sua imponenza a fare a pezzi gli avversari. La barba lunga e i capelli erano ancora intrisi di sangue e di terra. La lunga spada era riposta nel fodero così come il pugnale corto dalla lama triangolare. Solo la pesante ascia era ancora snudata. Era un vero gigante e aveva schiacciato tutti i nemici che lo avevano affrontato. Se un dio della guerra esisteva era certo che aveva impresso in quell'uomo tutta la sua terribile forza. Vedendolo combattere si poteva capire cos'era il furore guerriero, una sorta di estasi mistica dove la morte era un'arte terribile e una religione allo stesso tempo. Chiuse gli occhi per un istante l'unico rumore era il gracchiare dei corvi che iniziavano a banchettare in mezzo ai cadaveri. Il fragore della battaglia era solo un ricordo ora ma ancora poteva sentire il rumore delle armi, le urla dei guerrieri, per un istante rivide gli occhi del suo avversario,  farsi vitrei mentre la lama della sua spada lo trapassava da parte a parte uccidendolo all'istante, Quello era lo sguardo gelido della morte e lui l'aveva guardato fisso. Eppure non era la prima volta che uccideva, in un tempo in cui la pace era strettamente legata alla guerra la morte era cosa di tutti i giorni. Le urla delle donne lo destarono da quel sogno così reale. I suoi compagni avevano scovato delle prigioniere. Voltò lo sguardo in direzione di quelle urla e vide i guerrieri trascinare un gruppetto di ragazze. Una urlava e scalciava. "Presto sarà morta" pensò "la uccideranno per dare un esempio alle altre e farle stare tranquille". Ma contro ogni previsione quella estrasse da sotto le vesti un pugnale e lo affondò nel cuore del guerriero che più le stava vicino. Il più giovane del clan guardò quella lama conficcata fino all'elsa nel suo petto con uno stupore di bambino, era sopravvissuto alla battaglia a guerrieri alti e forti e alle loro armi affilate, per morire così miseramente colpito da un coltello come un qualsiasi animale, a tradimento mentre trascinava una schiava. Portò le mani al pugnale come per strapparselo via insieme alla morte che già incombeva su di lui ma l'unico effetto fu quello di far uscire il sangue dal suo corpo in un getto caldo e denso. Cadde in ginocchio ai piedi della sua assassina guardandola fisso in viso, una fanciulla più giovane di lui che forse in un'altra vita avrebbe potuto essere la sua sposa, ma che in questa invece della verginità e del calore del suo corpo, gli stava dando quel dono estremo e così difficile da accettare, una fine ingloriosa e priva di ogni onore. Per un attimo fu come se quella scena si fosse fermata cristallizzata nella sua drammatica essenzialità. Poi il soldato cadde in avanti morto. La previsione di massacro di pochi istanti prima si fece realtà nella spada dei due uomini che erano più vicino al caduto, senza una sola parola affondarono semplicemnte le loro armi calandole dall'alto come mannaie sul corpo della giovane che con un solo urlo acuto colpita cadde uccisa e dilaniata. Le altre osservavano impietrite, forse tra pochi istanti sarebbe accaduto a loro. Quasi che la morte non volesse più staccarsi da quella terra ormai imbevuta la macabra danza dell'omicidio e della strage continuava quel giorno. "Gli dei non sono ancora sazi" pensò alzandosi gli occhi fissi sul nuovo massacro "vogliono altri tributi". Fu allora che decise di porre fine alla strage e di fermare la morte "per oggi hai mangiato abbastanza". Ma gli dei della guerra e della morte chiedevano altro sangue. Si alzò per raggiungere  gli uomini del clan. L'uccisione del giovane loro congiunto non sembrava essere stata placata dalla sommaria giustizia inferta alla sua assassina. Le tre donne supersisti stavano strette una all'altra come a proteggersi dalla furia dei loro persecutori. Sulla collina una roccia bianca si stagliava contro l'orizzonte e la luce ormai cremisi del tramonto. Gli dei avevano dato una ben cupa atmosfera a quello scorcio di giornata arrossendo come di sangue il cielo. La pietra sembrava risplendere nelle luci del tramonto quasi fosse un sole a parte. E quando le donne vennero portate alla sua base e scannate come animali sacrificali si arrossò di sangue scuro. Le vittime si spensero senza grida quasi sapessero di dover morire. Il guerriero intanto stava correndo verso di loro ma era come se una forza lo trattenesse... non fece in tempo a fermare il massacro e nemmeno ad opporsi. La morte era stata più forte. La morte aveva preso in quella piccola valle tutto quello che aveva potuto prendere come un ladro frettoloso incalzato dal tempo.

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Commenti al Post:
capocubo
capocubo il 12/04/06 alle 15:41 via WEB
bello taka e' un modo per dire che da sempre la violenza supera la ragione,l'odio il perdono?.....e' un modo per dire che gli esseri umani sono peggio degli animali....
(Rispondi)
takagika
takagika il 12/04/06 alle 17:02 via WEB
No aspetta la storia non è ancora finita ....
(Rispondi)
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