Tana del Leprecano

Di solito non sono uno che prega, ma se sei lassù, per favore salvami, Superman. (Homer J. Simpson)

 

 

Tana del Leprecano... zero

Post n°158 pubblicato il 25 Novembre 2006 da duffogrup
 
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Ciao ragazzi, come promesso questo è l'ultimo post. E' molto breve perchè le spiegazioni sul perchè spostiamo la Tana del Leprecano al nuovo indirizzo le abbiamo già date. Non ci resta quindi che salutare quelli di Libero e naturalmente tutti quelli che ci leggevano e soprattututto coloro che hanno partecipato al blog commentando i nostri post. Ciao ragazzi!

 
 
 

Black Hole Sun -1

Post n°157 pubblicato il 20 Novembre 2006 da maestro.perboni
 
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In uno dei suoi ultimi post, Duffo citava una frase di Bassani che dice “è dove il sole batte più forte che l’ombra è più nera”. Proprio vero, tanto che alcuni dei film più inquietanti della storia invece di svolgersi nella penombra delle case gotiche scelgono di terrorizzare lo spettatore mostrando orrori in pieno sole.
Ecco quattro esempi:

La casa dalle finestre che ridono (1976). Il titolo del classico horror padano di Pupi Avati viene pronunciato sottovoce, nel timore di risvegliare , il pittore delle agonie e le sue folli sorelle. Il sole placido del Polesine scandisce l’inarrestabile discesa agli inferi del protagonista. Fino alla sorpresa finale.

L’ultimo uomo della terra (1964). Tratto da “Io sono leggenda” di Matheson. Vincent Price è l’ultimo umano in un mondo dominato dai vampiri. Girato all’Eur, è uno spettrale viaggio tra gli spazi assolati e deserti del quartiere più horror e metafisico di Roma.

Non aprite quella porta (1974). Il primo, non i sequel o il remake. Faccia di cuoio, seghe elettriche, ganci da macellaio. Il nonno e il suo martello. Sudore e degradazione sotto il sole del Texas. Uno dei film che hanno creato il concetto di new horror: sangue e un senso di depravazione che pervade una storia di tare familiari e cannibalismo.

The Wicker Man (1973). Cultissimo degli anni ‘70 inglesi recentemente sottoposto a remake da Nicholas Cage. Un poliziotto supercattolico arriva in un’isola popolata da una comunità di neopagani dediti a riti sessuali e al culto degli elementi. L’orrore si genera poco a poco, man mano che la natura bizzarra degli abitanti dell’isola si rivela sempre più malvagia. Il disco solare è oggetto di culto e accarezza i corpi nudi delle adolescenti nei cerchi sacri. Mentre l’uomo di vimini attende lo straniero per dargli un caldo abbraccio.

Vi basta?

 
 
 

Le anime tollerate? -2

Post n°156 pubblicato il 15 Novembre 2006 da duffogrup
 
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Ho letto con piacere su FantasyMagazine che MTV sta per rimandare in onda, in questi giorni, Daitarn 3, una delle migliori serie di robottoni giapponesi. Il giusto mix di ironia e azione, assieme aduna sigla che ti faceva cantare a squarcia gola, sforzandoti di modulare la voce per simulare il vocoder del verso "Daitarn/arriva il nemico/prepararsi/robot a energia solare/Daitarn", che da piccolo ti incollava alla televisione con la forza del Vinavil sul compensato. In realtà non c'è niente di strano che un cartone ben fatto ritorni dopo tanto tempo in tv, succede anche con i telefilm, e tanto meno su MTV che da qualche anno ha deciso di dedicare serate e giornate intere all'animazione giapponese.
Eppure la cosa mi lascia comunque perplesso. Quando qualche anno fa c'è stato il rilancio dei cartoni giapponesi nessuno ha avuto nulla da obbiettare. Probabilmente perchè li rilancio era stato fatto con cartoni nuovi per la tv italiana: Pokemon, Digimon e Dragon Ball non l'aveva visto praticamente nessuno finchè non è andato in onda su Italia 1. Sdoganati nelle riviste di cinema dai premi dati a Miyazaki e tra i corridoi delle emittenti televisive dagli investimenti pubblicitari del merchindising legato agli anime, costituito per lo più da videogiochi, giocattoli, ecc, e così pervasivo da far impallidire le campagne su Topolino della Bburago, del Dolce Forno Harbert e delle Girelle Motta. I nuovi cartoni giapponesi sono arrivati sul piccolo schermo senza clamori o sparate psicoanalitiche della Slepoy di turno.
Se rileggo adesso la parte dedicata agli anime nel libro di Luca Raffaelli "Le anime disegnate", mi stupisco della foga con cui l'establishment culturale degli anni '80 e '90 attaccò i cartoni nipponici. A parte il fatto che l'arrivò di Goldrake spaventò così tanto i benpensanti da provocare un'interpellanza parlamentare per la sua soppressione, tra le tante farneticazioni citate nel libro dal bravo Raffaelli, spiccano delle autentiche perle di squadrismo culturale ad opera dei beneamati compagni Vincenzo Cerami, Antonio Faeti e Furio Colombo che, in un'impeto d'ignoranza, arriva a biasimare la presenza "di tutte queste mazinghe". Le accuse generalizzate continuano imperterrite fino alla strampalata teoria della psicologa Vera Slepoj secondo cui la visione di Sailor Moon da parte dei maschietti poteva favorirne una crescita deviata verso l'omossessualità. Una teoria che, oltre a non essere suffragata da elementi statistici, non prendeva neanche in considerazione l'ipotesi che i ragazzetti allupati potevano essere interessati alla visione delle 5 protagoniste mezze nude.
Mi chiedo dunque dove siano adesso queste bocche della verità? Gli anime non sono più pericolosi? Eppure Daitarn 3 è un robottone vecchio stile. O forse sono diventati tutti tolleranti? O forse spalare merda sui cartoni non tira più?
Questo post si può leggere e commentare anche qua, ma è meglio se venite a farlo nella nuova Tana del Leprecano. Indovinate un po' dove vi porta questo link?

 
 
 

C'è driver e Driver -3

Post n°155 pubblicato il 12 Novembre 2006 da duffogrup
 
Tag: Cinema
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Il complotto ordito da William Henry Gates III nei mie confronti sta producendo i suoi effetti. Ho scoperto che con mia grande sorpresa i produttori hardware sono nella maggioranza dei casi degli sprovveduti commercialmente e si limitano a rilasciare i driver per le loro periferiche solo per Window$ dimenticandosi di un'intera fetta di mercato. Il modem e la stampante, una Canon i320, non ne vogliono sapere di partire perchè non ci sono driver ufficiali compatibili per linux. Devo ammettere che, per quanto riguarda Linux, dal punto di vista dell'hardware l'utente base o ha fortuna e si ritrova tutte le periferiche riconosciute dal sistema all'installazione oppure se non vuole mollare, deve incominciare a smanettare. Ecco come nascono gli hacker. Sono queste stesse limitazioni imposte dall'industria informatica la causa all'hackeraggio, salvo poi farle passare come il rimedio necessario. Inoltre a riprova del fatto che questi sono veri e propri autogol commerciali è sicuro che la Canon, nel mio caso, ha perso un cliente.
Il secondo Driver del titolo inizia con la lettera maiuscola perchè si tratta è il nome del personaggio protagonista di una serie di 8 corti prodotti due anni fa dalla filiale americana della BMW dal titolo comune "The Hire". Il protagonista è sempre uno sconosciuto autista interpretato da Clive Owen che si ritrova a guidare di volta in volta un nuovo modello fiammante di BMW. Le storie vanno dai classici inseguimenti e fughe al limite del possibile compiendo evoluzioni a velocità pazzesche, a momenti molto drammatici oppure a storie completamente folli. Questi corti, prodotti per essere trasmessi nelle sale cinematografiche americane prima dei film, sono stati messi anche in DVD e venduti su internet fino alla chiusura del sito. Io a suo tempo l'ho comprato per 6 dollari originale dal sito della BMW e adesso su ebay lo vendono a 24 euro, quasi quasi...
Per dare un'idea del giro d'affari che c'era dietro a The Hire elenco i registi degli episodi:
John Frankenheimer, Ang Lee, Wong Kar-wai, Guy Ritchie, Alejandro Iñárritu, John Woo, Joe Carnahan, Tony Scott. Per quanto riguarda gli attori: Clive Owen, Don Cheadle, Murray Abraham, Stellan Skarsgård, Madonna, Gary Oldman, James Brown, Mickey Rourke, Forest Whitaker e il grande Tomas Milian.
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Arriva il freddo e il Capitano Orso Blu -6

Post n°152 pubblicato il 04 Novembre 2006 da duffogrup
 
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Il clima è cambiato. Il vento è girato e soffia da nord, come in ogni storia di magia che si rispetti. La platy sostiene che non riesce a leggere Harry Potter d'estate. Penso che abbia ragione, alcuni libri hanno un periodo di lettura ottimale o meglio una temperatura ottimale. Leggere le avventure del commissario Maigret sotto l'ombrellone in bermuda non è la stessa cosa di farlo sdraiati sul divano, sotto una copertina, mentre fuori il freddo fa alzare la nebbia dai fossi.
Forse questa considerazione, inconsciamente, influenza anche le scelte per i libri che intendiamo regalare. Forse è stato un ottobre particolarmente caldo a spingermi a comprare "Pancho Villa e lo Squadrone Ghigliottina" di Guillermo Arriaga per festeggiare l'ottantaduesimo genetliaco della platy, cara vecchietta che fa ancora le crepes come quando cucinava all'Hotel Ritz di Rodi.
Ieri sono tornato in libreria per un altro regalo e, condizionato probabilmente dal freddo siberiano e dall'odore di caldarroste vendute sul marciapiede da un vecchietto gallese, mi sono diretto subito verso gli scaffali che ospitano i romanzi di Walter Moers, il geniale autore del "Le tredici vite e mezzo del Capitano Orso Blu". Moers è un fumettista, discusso in Germania per i temi che ha trattato e in particolare per la striscia Adolf, che un giorno ha deciso di dare sfogo alla sua creatività e di scrivere libri per bambini cresciuti. Il libro del Capitano Orso Blu non è classificabile. E' un unico romanzo ambientato nel mondo di Zamonia, ma è come se fossero 13 libri distinti, collegati in un bellissimo finale. E' un libro che le mamme e i papà possono leggere assieme ai loro bambini senza annoiarsi. Un esperimento transgenerazionale riuscito appieno, come Harry Potter, ma che a differenza dei romanzi della Rowling si avvale meno dell'immedesimazione con il protagonista. Un libro da regalare insomma per qualcuno che fa gli anni in autunno o come regalo di Natale.
Stavolta però ho preso, sempre di Moers, "La città dei libri sognanti", che è appena uscito. Anche questo libro è ambientato nel mondo di Zamonia e se è bello solo la metà del Capitano Orso Blu sarà sicuramente un regalo azzeccato.
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Il Grande Fratello in Vista? -7

Post n°151 pubblicato il 01 Novembre 2006 da duffogrup
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Sarà che sento ancora gli influssi del Linux Day, sarà che alcuni aspetti delle politiche "commerciali" di Microsoft stanno incominciando a preoccuparmi, il fatto è che ho preso una radicale decisione. Ho deciso di trasmigrare, piano piano, verso il pinguino e più precisamente verso una distribuzione dal nome esotico Ubuntu. Come ai vecchi tempi leggerò il mio bel manualino e me lo installo, sforzandomi un po' rispetto a windows.
Le notizie che ogni giorno trapelano riguardo a Windows Vista prefigurano un sistema operativo famelico di risorse e capace di creare un gap notevole tra coloro che potranno permettersi delle macchine in grado di farlo girare e chi no. Bisognerebbe capire perchè uno che usa il computer per navigare, scrivere e far di conto abbia assoluto bisogno di un PC a 2GHz con almeno 1 giga di RAM. Di Vista ne ha bisogno l'utente medio? O piuttosto bisognerebbe dire che ne ha bisogno disperato il mercato dei computer, per obbligare tutti a quell'upgrade planetario che avviene ad ogni rilascio di una nuova versione del sistema operativo Microsoft? Secondo me un sistema operativo dovrebbe essere a servizio della macchina, non il contrario.
C'è poi un altro aspetto poco trattato dai media ma ben più grave e che a molti ha fatto venire alla mente 1984 di George Orwell. Probabilmente nel 2008 verrà implementata in Vista la nuova architettura software (NGSCB) in grado di interagire con l'hardware predisposto per il Trusted Computing. Se non sapete cos'è il trusted computing questo filmato ve lo spiega in maniera molto semplice.
Il richiamo al Grande Fratello (magari fosse quello di Canale 5) è una forzatura? Mettete insieme lo scenario descritto nel filmato con la diffusione di windows in aziende, enti pubblici, scuole, associazioni, ecc è avrete un bel fratellone che vi controlla sempre, vi dice come lavorare, come giocare, come studiare, come comunicare...
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Verrà un Linux Day in cui.... -8

Post n°150 pubblicato il 29 Ottobre 2006 da duffogrup
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Ieri si è svolto il Linux Day anche a Portogruaro, organizzato dal 0421UG di San Donà e, incredibilmente, dal Comune. Le conferenze a cui ho assistito, tenute da tre ditte d'informatica della zona, e su questa scelta si potrebbe discutere ampiamente, più che su linux si sono incentrate sul discorso più generale di software libero e di open source e della sua applicabilità in ambito professionale. Nel complesso la cosa mi è piaciuta ma non posso esimermi da fare qualche critica. Un inciso: il maestro Perboni e la platy sanno bene quanto mi piace criticare anche le cose che mi piacciono, e questo mi porta a criticare anche il mio criticare, in un feedback paranoico infinito che finisce, il più delle volte, chiuso in un buio sottoscala. Tornando al linux day sono sicuro che le scelte organizzative siano state limitate dalla carenza di tempo e di spazio ma per una prossima edizione bisogna rendere più "appetibile" il prodotto.
Innanzi tutto bisogna decidere preima se lasciare Windows fuori dalla porta o no. Se l'iniziativa si chiama linux day non è un bel segno che tre presentazioni su tre siano fatte attraverso notebook con Windows XP come sistema operativo e con Powerpoint (ma di questo però non sono sicurissimo) per le slides invece che Impress di Open Office. Poi va assolutamente data priorità alla presentazione di quei programmi open source destinati ad un uso estensivo e cioè un uso giornaliero e alla portata di tutti quelli che sanno spingere il tasto ON del pc. In questo senso è abbastanza deprimente vedere in 5 minuti cosa sono firefox, thunderbird e open office tramite delle slides e degli screenshots delle versioni vecchie, la 2.0 di firefox è già fuori da una settimana, indicando i link da cui scaricarle. Per quello basta un motore di ricerca. Si doveva far capire, con dimostrazioni da proiettare, cosa sono in grado di fare questi programmi. Ultima critica, che come le altre vuole essere costruttiva in vista delle prossime edizioni, è di aver completamente dimenticato uno degli aspetti principali che riguardano l'uso del computer, quello ludico. Organizzare una partita multiplayer in Lan di CUBE o Warsow (entrambi sparatutto in prima persona open source di ottimo livello) fatti girare su linux avrebbe attirato orde di ragazzini. Ai quali, a dir la verità, di installare un server virtuale apache o un firewall non interessa molto. Nel complesso questa prima edizione è stata comunque un successo di pubblico che favorirà sicuramente nuove iniziative, sperando solo di non dover aspettare l'autunno dell'anno prossimo per vederle.
Degno di nota il fatto di aver introdotto nel discorso anche il tema della licenza Creative Commons per mezzo di un concerto del gruppo reggiano Yue Project, che realizza musica elettronica di buona fattura rilasciata appunto in CC e scaricabile liberamente dal loro sito e da Jamendo (nel caso che mi leggano chiedo perdono al gruppo precedente agli yue ma non mi ricordo il loro nome).
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Detective Dante / Brad Barron 5-0 -9

Post n°149 pubblicato il 26 Ottobre 2006 da maestro.perboni
 
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Dopo diciotto rutilanti numeri si è concluso Brad Barron, miniserie Bonelliana che cercava di rinverdire i fasti della science fiction anni cinquanta, quella a base di bug-eyed monsters, trifidi, creature verdi e dischi volanti. B.B. ha avuto i suoi pregi e i suoi difetti. Tra i pregi, la possibilità di decorare gli scaffali con la fascetta posteriore delle copertine, che compongo il faccione acromegalico di Brad e una buona atmosfera fifties, con spettri di guerra fredda e distruzione atomica. Tra i difetti, la monotonia, la piattezza, la prevedibilità. La bonellosità della storia, che potrebbe essere riassunta in una sola frase: non è successo niente. O meglio, il mondo è stato invaso da alieni rettiloidi e malevoli, sono morti moltissimi esseri umani e Brad Barron ha fatto un piacevole tour della costa orientale degli States, tra umani traditori, sette di hillibillies, amori sfiorati e un bel po’ di ammazzamenti di mostri. Ma in fondo la storia per diciotto mesi è scivolata inarrestabile verso l’esito annunciato: la moglie e la figlia di Brad non sono morte, il mondo è salvo. Tutto è bene quel che finisce bene. Il problema è che, come in quasi tutte le serie Bonelli, tutto sembra svolgersi in una specie di universo sospeso, un tempo zero in cui la monolitica psicologia dei personaggi è più immobile di un testuggine catatonica. Brad Barron non è diverso da Tex, decine di avventure che si ripetono secondo uno schema consolidato: nel caso di Barron lo schema era del tipo “Arrivo in una nuova cittadina/incontro con qualche nuova perfidia aliena/rischio di morte/risoluzione/partenza per un’altra cittadina”. Il livello di suspense pari a quello di una puntata dell’A-Team (senza Murdoc e Mr. T però). Gli intrecci sapientemente costruiti con la verve di uno sceneggiatore di incontri di Wrestling di secondo piano. Sempre la stessa storia. La Bonelli non vuole cambiare stile. Le poche novità (Julia, il defunto Napoleone, Dampyr, Magico Vento) sempre con la spada di Damocle della ripetitività. I personaggi non invecchiano mai, gli eventi gli passano sopra e scivolano via senza mai modificare di una virgola il loro modo di rapportarsi al mondo. Diverso il caso di Detective Dante dell’Editoriale Eura. Qui la storia è costruita come una dolorosa e lacerante ascesa al cielo attraverso le ossessioni, gli incubi e i sentimenti del protagonista.. Le regole del noir moderno, quelle di Sin City e dei film di Michael Mann, sono piegate a un’accurata caratterizzazione del personaggio. Dante è uno psicotico autentico, non caricaturale (e in questo supera perfino Sin City). Le storie sono tese, sempre sul filo del colpo di scena. Può succedere letteralmente qualsiasi cosa. Se si muore, si muore per davvero, se ci si innamora, si soffre. Nessuno è al sicuro, nemmeno i protagonisti (ed è questo lo spirito del Noir). La violenza è pura devastazione, ma non è gratuita. Le storie non si ripetono, ma tracciano delle soglie di cambiamento che Henry Dante continua ad attraversare. Nell’ultimo numero inizia la saga finale, quella del Paradiso. Ma qualcosa mi dice che il Paradiso di Detective Dante non è pieno di cherubini e il bianco delle vesti è sostituito da quello di polveri sospette. Insomma, sul mio personalissimo cartellino Detective Dante batte Brad Barron cinque a zero.


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Il mago, il dito e il piede -10

Post n°148 pubblicato il 25 Ottobre 2006 da duffogrup
 
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Iniziamo dal piede. Oggi mi sono alzato col piede sbagliato e naturalmente al lavoro è stato una schifo. Un vecchio assicuratore scemo mi ha fatto girare le balle come non mi succedeva da tempo e per concludere degnamente la giornata in ufficio mi sono rotto l'unghia del pollice destro sbattendo come un babbaleo sulla cassamatta della porta. Ho dovuto andare a nuoto incerottato, sperando di non perdere la protezione durante le bracciate. Naturalmente l'ho persa e l'unghia si è rotta ancora di più. Volevo inaugurare il nuovo blog in maniera più lieta, pazienza.
Il mago di cui voglio parlare è Alan Moore. E' un seguace della Wicca e crede di essere un mago, uno vero non un illusionista alla Copperfield, uno tipo Merlino insomma. Moore è anche un grande sceneggiatore di fumetti e in precedenza avevo già parlato del suo Watchmen. Quel fumetto mi aveva entusiasmato, la storia, i personaggi, i disegni, tutto. Purtroppo non posso dire la stessa cosa di "V for Vendetta", finito di leggere dopo mille interruzioni in questi giorni, e che devo dire la verità mi ha lasciato abbastanza perplesso. Innanzi tutto ho avuto la cattiva idea di leggere l'edizione pubblicata in allegato tempo fa con XL di Repubblica, stampata con i colori orribili della prima edizione americana, ma questo è un problema mio. Parliamoci chiaro,la storia è avvincente e scritta benissimo, quello che mi fa storcere il naso è il risvolto morale ed in particolare il protagonista V. Moore è onesto a presentare V: gli fa fare delle bastardatate di tale portata che possono spingere in egual modo un lettore ad amarlo oppure ad odiarlo. Moore però è scorretto a raffigurare le vittime di V, che vengono sempre presentate con un animo corrotto e meritevoli di punizione. Come è possibile che un fumetto così possa fare presa tra gli appassionati tanto da diventare un icona della lotta contro il potere? V for vendetta è un fumetto che va preso con le molle, possiede dei lati oscuri, delle giustificazioni che potevano essere accettate da dei ragazzotti "rivoluzionari" degli anni '80 ma da me, oggi, proprio per niente. Ma forse sono io che non ho capito, forse c'è il trucco, dopotutto l'autore è un mago.
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La Tana del Leprecano cambia indirizzo -11

Post n°147 pubblicato il 24 Ottobre 2006 da duffogrup
 
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Il titolo è abbastanza eloquente, questo è l'ultimo post scritto appositamente per la Tana del Leprecano qui su Libero.it. Il blog non chiude ma si trasferisce al nuovo indirizzo http://leprecano.blogspot.com. Terremo aperti contemporanemente i due blog per un totale di 10 post, dopodichè non aggiorneremo più questo e scriveremo solo su blogspot. Il nome del blog sarà sempre Tana del Leprecano e a scrivere ci sarò sempre io, il maestro Perboni e la Platy, quindi non cambierà niente per contenuti e impostazioni, solo che chi vorrà continuare a leggere i nostri post dovra aggiornare il segnalibro. Per quanto riguarda il feed invece l'indirizzo vecchio e cioè http://feeds.feedburner.com/TanaDelLeprecano rimarrà invariato. Per i primi tempi saremo ancora in fase di rodaggio con la nuova sistemazione. Naturalmente i blog amici presenti su Libero e gli altri blog segnalati, verranno linkati anche nel nuovo blog. Chi vorrà commentare i post potrà continuare a farlo qui ma noi lo invitiamo comunque a farlo sul nuovo blog.
Il motivo prinicipale per cui ce ne andiamo da Libero sono i limiti tecnici della piattaforma, tutta incentrata sul concetto di community. Non si possono lasciare commenti ai blog se non sei iscritto, non puoi inserire un video di Youtube o Google Video al post ma solo quelli di Libero Video, non puoi inserire un lettore flash per far ascoltare musica e audio in genere in streaming, non puoi neanche cambiare un colore del template del blog se ti sei stufato di vederlo. Pur apprezzando la facilità con cui si possono contattare gli altri membri di Libero, devo dire che mi sento troppo legato da questi limiti. Io, come gli altri del Leprecano, vorrei che il blog evolvesse in piena libertà o almeno ne avvesse la possibilità, continuando a non pagare niente s'intende. Detto questo non resta che trasmigrare verso un altro sito. Sappiamo bene che la visibilità del nostro blog sarà minore una volta lasciato Libero, ma non è per diventare blog del giorno che abbiamo aperto la Tana del Leprecano nove mesi fa.
Detto tutto? Mi sembra di sì. Ciao a tutti.

 
 
 
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