Creato da ironwoman63 il 26/03/2010

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MARX, LA LOTTA DI CLASSE E IL LIBERISMO, UNA DOTTRINA AL CONTRARIO

Post n°785 pubblicato il 31 Marzo 2012 da ironwoman63

 

MICHELE MARTELLI – Monti e il Marx dei padroni

mmartelliPer convincersi, se ce ne fosse ancora bisogno, che quello attuale in Italia è un governo neo- e ultra-liberista, di destra, padronale e confindustriale, molto, troppo sensibile alle sirene dei grandi gruppi finanziari sovranazionali, bastano le ultime due posizione assunte dal primo ministro Monti.

Rivolto ai sindacati, Cgil in primis: «Sulla riforma del lavoro vado avanti, non accetto veti»; ossia le imprese possono licenziare senza reintegro se adducono sufficienti «motivi economici», cioè quando e come vogliono. E dopo l’incontro con Sergio Marchionne, il “metalmeccanico” italo-amerikano con uno stipendio megagalattico 450 volte superiore a quello medio operaio: «La Fiat è libera di fare quel che vuole». Di delocalizzare l’impresa all’estero, dove il costo del lavoro è vicino a zero, di cacciare la Fiom dagli stabilimenti, e di licenziare senza reintegro gli operai “ribelli”. Siamo alla Fiat di Valletta anni Cinquanta, ma in un quadro mondiale dominato dal liberismo sfrenato e selvaggio, senza norme e senza regole.

Monti dalla Cgil non accetta veti, dalla Fiat invece sì?

Dalle parti sociali no, ma dai mercati e dalle agenzie di rating sì?

Monti sembra che abbia un duplice Dio: quello domenicale della Chiesa cattolica, e quello quotidiano dei mercati internazionali. Al primo sacrifica volentieri la laicità dello Stato, o quel che ne resta; restio a far pagare l’Ici, o Imu, alla Chiesa, ne ha previsto una legge così ambigua che la Chiesa continuerà a non pagare. Al secondo sacrifica i soliti noti, i meno abbienti: prima i pensionati, poi i consumatori, tra cui i lavoratori e i ceti medi sono la maggioranza, infine gli operai. Abolito l’articolo 18, imprenditori e manager, “per motivi economici”, potranno licenziare senza reintegro; così il Dio-Moloch dei mercati sarà finalmente appagato. Sì, l’operaio tornerà ad essere pura merce, non persona. Mera forza-lavoro sul libero mercato. Senza dignità e senza diritti. Monti è la conferma di destra della validità della teoria di Marx sul capitale?

C’erano una volta tempi feroci in cui la lotta di classe la facevano i proletari contro i capitalisti: «Proletari di tutto il mondo unitevi! Non avete che da perdere le vostre catene!»: rivolte e rivoluzioni costellarono furiosamente il pianeta. Ma per quasi centocinquant’anni intellettuali conservatori di tutto il mondo proclamarono che la lotta di classe era un’invenzione di Marx e delle Internazionali comuniste e socialiste: mera, menzognera ideologia di conquista del potere. Guardatevi intorno: troverete operai, lavoratori, tute blu e colletti bianchi, “datori di lavoro”, imprenditori, industriali, finanzieri e banchieri, merci e mercato, individui, gruppi e ceti produttivi, ma mai il capitalismo, le classi, la “borghesia” (anche Benedetto Croce ne negava l’esistenza), il proletariato, il plusvalore. Dogmi, fantasmi concettuali a cui nulla corrisponde nella realtà. Che rinviano alla famosa lanterna di Diogene, con cui il filosofo cercava in pieno giorno nelle vie dell’antica Atene il concetto astratto, inesistente di uomo, di «umanità».

Ma dopo la caduta del Muro di Berlino, il crollo del blocco sovietico, e la scomparsa dei partiti comunisti in Occidente, che cosa è successo? È successo che la lotta di classe, prima solennemente negata, è stata riscoperta proprio da chi prima la negava, dai “vincitori”. Ossia dai gruppi confindustriali, finanziari e bancari: la «classe dei capitalisti», dei «padroni», nel vecchio linguaggio delManifesto del 1848.

Un paradossale Marx dopo Marx. Un Marx rovesciato, all’incontrario. Un Marx dei padroni. Ovvero, come titola l’aureo libretto-intervista di Luciano Gallino, La lotta di classe dopo la lotta di classe (edito da Laterza, a cura di Paolo Borgna): la lotta della «classe dominante globale» contro «la classe operaia, lavoratrice», che vive di lavoro dipendente e prevalentemente manuale, e le «classi medie» (artigiani, insegnanti, piccole imprese ecc.), che vivono di lavoro autonomo e/o prevalentemente intellettuale.

Ora, lungi dall’idea di tornare alla vecchia teoria delle classi e della lotta di classe come Soggetti ipostatici, sovra-storici (quasi emanazioni del Weltgeisthegeliano). Dogmi dannosi e alienanti. Si tratta invece di concetti metodologici, di ideal-tipi alla Weber, come mi pare interpreti anche Gallino. L’Italia non è governata dalle grandi holding e dalle grandi banche, che ordiscono complotti segreti contro di noi, e di cui Monti sarebbe emissario. Piuttosto, Monti governa con le sue idee, che però sono idee ultra-liberiste (le stesse, purtroppo delle holding e delle banche). Perciò ha promesso sacrifici ed equità, ma poi ha saltato a pie’ pari l’equità, e ha imposto solo sacrifici, scaricandoli sui più deboli (pensionati, consumatori, e lavoratori).

«L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro» (Cost. art.1)? No. Per Monti e il suo governo “tecnico”, tecnicamente liberista, forse va rifondata sul licenziamento?

Michele Martelli

(28 marzo 2012) FONTE  MICROMEGA

 

 
Rispondi al commento:
aesop50
aesop50 il 31/03/12 alle 22:32 via WEB
...banchiri...vampiri, banchieri....fa lo stesso...tanta rima...ciaoooo....!!!
 
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