Creato da Antwistle il 25/01/2007
Blog di notizie sulla Cina e sull'Italia, con una sezione dedicata alle recensioni dei libri letti da Antonio Liaci

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Post N° 72

Post n°72 pubblicato il 01 Giugno 2007 da Antwistle

Matteo Ricci, un gesuita alla corte dei Ming - Michela Fontana (Mondadori)



Si discute ampiamente, oggi più che mai, su come due culture diverse e millenarie possano incontrarsi per attuare un reciproco e pacifico scambio di idee e conoscenze. È un tema questo che chiama a raccolta studiosi e storici, soprattutto se le due culture appartengono a due emisferi diversi, se la discussione riguarda il confronto tra la cultura occidentale europea e quella orientale cinese. Ma può la dedizione, l’impegno e la forza d’animo di un solo uomo ridurre le distanze tra queste due grandi culture?
Questo libro ci dimostra che è possibile e che è già avvenuto più di 400 anni fa. L’uomo di cui parliamo è il gesuita maceratese Matteo Ricci, nato nel 1552 e morto nel 1610 a Pechino. Penetrato nel Paese di Mezzo (traduzione letterale dal cinese del nome Cina, nda) dopo mille peripezie per compiere opera di evangelizzazione, Matteo Ricci si trova di fronte ad una società complessa, caratterizzata da una burocrazia tentacolare e lenta, riscontrando enormi difficoltà nel rapportarsi ad un popolo diffidente, che non tollera la presenza di stranieri nel regno. Il gesuita si accorge presto che non bastano gli insegnamenti ricevuti dalla “Compagnia di Gesù” per entrare nel cuore e nelle anime dei cinesi ed intuisce che il modo migliore per dare un inizio alla missione in Cina è quello di acquistare autorevolezza e credito presso i mandarini, sapienti funzionari dell’Imperatore Wanli, facendo capo al principio machiavellico dell’adattarsi. Con sommo sforzo Ricci incomincia a conoscere e a padroneggiare col tempo il complesso idioma cinese, fa propri i cerimoniali di accoglienza degli ospiti, studia i classici filosofici e religiosi di Confucio e Laozi. Riesce così ad attirare l’attenzione degli shidafu (letterati) e dei guan (funzionari imperiali) mostrandosi profondo conoscitore della cultura cinese e dispensando il sapere filosofico, geografico e astronomico del “Lontano Occidente” pur trovando enormi difficoltà nel diffondere ed inculcare i fondamenti della religione del Tianzhu, Signore del Cielo, termine coniato dallo stesso gesuita per identificare Dio. Grazie ai suoi doni, “campane che suonano da sole” ovvero orologi meccanici e prismi di cristallo, ma soprattutto alla fama di uomo saggio guadagnatosi durante i lunghi anni passati nei precedenti insediamenti, Matteo Ricci riesce ad ottenere la protezione dell’Imperatore in persona e l’autorizzazione a risiedere a Pechino, dove morirà circa nove anni dopo ricevendo l’onore di essere sepolto nella Capitale del Nord (traduzione dal cinese di Pechino, nda). Il gesuita maceratese grazie al suo impegno e alla sue grandi capacità, è diventato il tramite tra i due mondi, quello cinese e quello europeo, separati da un oceano di differenze, infrangendo diversi primati (come quello del primo occidentale ad aver redatto un’opera in lingua cinese, ndr) e consegnandosi alla storia come Li Madou (il nome cinese di M.R.) un uomo straordinario.

 
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Post N° 71

Post n°71 pubblicato il 28 Maggio 2007 da Antwistle

Al via il Congresso del PCC di Shanghai: Xi, lezione dallo scandalo pensioni

Roma - 28/05/07 - Sono cominciate alle ore 9 del 24 maggio scorso le attività di discussione del 9° Congresso del Partito Comunista nella municipalità di Shanghai che ha eletto una nuova generazione di membri del PCC di Shanghai. Partecipano all'assemblea un totale di 809 delegati, che hanno come altra funzione quella di scegliere i partecipanti a 17° Congresso Nazionale del PCC indetto per la seconda metà dell'anno a Pechino.
In sede di congresso si sono svolte le votazioni dei membri del Comitato Municipale del PCC di Shanghai e quelli della Commissione per il Controllo Disciplinare della PCC. A presiedere il Congresso, il nuovo Segretario del Partito Xi Jinping, che nel discorso di apertura ha fatto menzione dello scandalo sui fondi pensione. Uno scandalo che ha coinvolto decine di quadri del Partito e che ha sottratto alle casse della Repubblica Popolare l'equivalente di 483 milioni di dollari. Il neo-insediato segretario Xi ha esortato gli altri membri del PCC a valutare l'esempio negativo degli colleghi esautorati per l'implicazione nello scandalo, affinchè l'interesse personale non prevalga su quello della collettività ed "il potere conferito dal popolo possa essere messo al servizio del popolo stesso".

 
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Post N° 70

Post n°70 pubblicato il 23 Maggio 2007 da Antwistle

"In Vespa" di Giorgio Bettinelli (Feltrinelli Traveller)

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In Vespa è il resoconto di un viaggio bizzarro e contro ogni pronostico attraverso 10 Paesi, dall'Europa all'Asia, da Roma a Saigon, a bordo di una semplice Vespa. Bardato all'inverosimile, lo scooter di Bettinelli parte da piazza del Popolo nel luglio del 1992 per raggiungere Saigon nel marzo del 1993.
Il viaggio di Bettinelli sembra confermare la convinzione di chi afferma che più della meta sia importante il tragitto. Infatti, in solitaria e con un mezzo poco adatto alle impervie piane desertiche o alle strade affollatissime e dissestate di Calcutta, il tragitto di Bettinelli si costella via via di incontri, odori, sapori e di continue complicazioni che se si pensa alla percentuale di riuscita di un viaggio simile si sminuiscono sino a diventare piccoli incidenti di percorso. Il Vespa man ci fa assaporare la delusione della polvere sotto ai denti e la gioia dei traguardi raggiunti.
Auto ironico, fresco, In Vespa è la descrizione di una sfida contro se stessi, contro i propri limiti pur non esagerando in facili auto celebrazioni. Ogni singola emozione è sotto gli occhi del lettore, debolezza e gioia, follia e serietà, in un pezzo di vita che si fonde, seppur in maniera fugace, con quella dei popoli autoctoni e dei travellers di passaggio. In Vespa in una parola: emozionante.

 
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Post N° 69

Post n°69 pubblicato il 10 Maggio 2007 da Antwistle

L'unica via politica: Democrazia per la Cina

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Roma - 10/05/2007 - A circa 5 mesi dal prossimo Congresso del Partito Comunista cinese, una dichiarazione alimenta il dibattito sulla riforma del sistema politico. Suonano come minacce all'ordine costituito le dichiarazioni di un veterano del Partito, Xie Tao, 85 anni, unitosi al PCC nel 1946 e come tanti caduto vittima delle epurazioni di Mao negli anni '50. Dalle colonne del mensile Yanhuang Chunqiu (La Cina attraverso le epoche), e dai tanti forum di discussione in rete sui quali sono state pubblicate le parole del anziano membro del PCC, Xie fa sapere a gran voce che "La riforma del sistema politico non può più essere rimandata" e che "solo la democrazia costituzionale può risolvere alla base i problemi di corruzione del partito". Quest'ultima questione è venuta alla luce negli ultimi anni, compromettendo l'equilibrio instabile della compagine politica. Nel 2006, ad esempio, il nucleo del Partito Comunista di Shanghai è stato oggetto di inchieste per lo "scandalo pensioni", che hanno portato alla decimazione del gruppo dirigente.
"Solo il socialismo democratico può salvare la Cina" annuncia Xie, che con le sue parole mina alle fondamenta il modus operandi del partito unico e afferma che nella lotta tra capitalismo e marxismo perpetratasi nel XX secolo, il socialismo democratico alla svedese ne esce vincente. Fa notare, inoltre, che nell'applicare la dottrina marxista non è necessaria la dittatura del partito unico.
L'Ufficio della propaganda di partito non ha tardato a far sapere all'opinione pubblica che le dichiarazioni di Xie sono un tentativo di intraprendere la "via capitalista" tramite una "liberalizzazione borghese", ricalcando i toni delle critiche al movimento pro-democrazia tragicamente ostacolato in Piazza Tiananmen nel 1989. Da ricordare che negli ultimi tempi le discussioni riguardo alla riforma del sistema politico si sono accentuate e si acuiscono quanto più ci si avvicina alla data del Congresso del PCC, creando delle divergenze ancora non tali da rappresentare un vero e proprio scisma.

(Fonte: Asianews, Reuters)

 
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Post N° 68

Post n°68 pubblicato il 08 Maggio 2007 da Antwistle

Gao Xingjian – Una canna da pesca per mio nonno (Rizzoli)

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Una raccolta di racconti strepitosa dal primo scrittore cinese insignito del premio Nobel.
Dalle pagine di Una canna da pesca per mio nonno trasudano emozioni contrastanti, fotogrammi di tragedie, di immensa spensieratezza, di delusione nel futuro che avanza davanti alla distruzione dell’infanzia nella vecchia Cina, ansia, paura e onirismo. L’opera, composta da sei narrazioni, racchiude in ognuno di essi una quantità enorme di spunti di riflessione, che fanno sollevare più volte lo sguardo del lettore dal libro per perdersi in dedali di congetture, alimentate da uno stile affannato, senza respiro, in cui le vicende si intricano senza alcuna continuità . Si può trovare, infatti, accanto allo struggente lavorio mentale di un protagonista in cerca del suo “io” interiore, il goal di Maradona ai mondiali di calcio 1986.
Una scrittura evocativa, che spiazza, per nulla prevedibile crea l’atmosfera giusta per permettere al lettore di trasformare la propria poltrona in un incredibile veicolo per itinerari onirici.

 
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