Giacomo il Maggiore era diventato per me una sorta di fratello minore: mi impartiva ordini a cui non osavo obbedire a causa di una natura violenta che lentamente si stava instillando in me. Trasformai così Giacomo in un sacchettino trasparente, uno di quei contenitori ospedalieri in cui gli agonizzanti trasferiscono le loro sostanze urinarie. Me lo portavo a spasso e ogni giorno trasferivo in lui (in esso, dovrei dire) le mie sostanze: trasferivo in lui, in esso, me stesso, suo fratello maggiore. Lo vezzeggiavo il mio caro sacchetto, il mio palloncino tombale in plastica ospedaliera e mi sentivo potente come mai mi ero sentito. Correva l'anno 24 lungo la verticale dei meridiani e io ero ancora un giovane ribaldo: dovevo ancora farmi! Dovevo ancora mettere su quella robusta complessione che millenni dopo avrebbe spaventato l'intero mondo, ma già, con il mio palloncino fraterno ero in grado di sfidare chiunque! Fu proprio in quel periodo che tre persone cominciarono a farmi visita. Erano la mia emorroide, Dio e Paul Newman.
Inviato da: rominage
il 18/03/2006 alle 11:54
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il 16/03/2006 alle 15:46