Appestato

Due volti, una faccia


Isabelle Dinoire, la prima persona al mondo con il viso trapiantato, dichiara: «Non sono più io, parte di me se n'è andata per sempre». Non è soltanto nel nome il nostro destino, ma anche nella nostra faccia? Sembrerebbe di sì. La storia di Isabelle Dinoire riguarda la chirurgia, la psicologia e forse tante altre discipline dello scibile umano. Essa ci offre anche lo spunto per una divagazione. Isabelle Dinoire è passata alla storia come «la donna che ha avuto due volti». Ma quante sono le persone che ci circondano, con le quali abbiamo contatti ogni giorno, che non «hanno avuto» ma «hanno» sempre «due volti»? La catena è lunga: si va dagli ipocriti di professione agli spioni per diletto. E si passa per i doppiogiochisti a tempo perso e senza alcuno scopo, soltanto perché così è la loro natura, e non sai mai, quando ti parlano, che cosa vogliano dire veramente. Se le parole pronunciate od il loro contrario. La realtà, ahinoi, è più simile all'ipotesi pirandelliana del non sapere chi siamo, che alle certezze dogmatiche della teologia. Auguri alla signora Isabelle Dinoire, che possa ritrovare se stessa, cercando di recuperare nella memoria quella parte di sé annullata dalla chirurgia. Ed auguri a noi tutti di poter incontrare soltanto persone sane, non bisognose di chirurgo estetico per gravi motivi, e capaci di mostrarci sempre e soltanto una faccia, quella vera. Insomma delle persone oneste. Lasciate a noi ingenui, come direbbe il grande Gram(ellini), questa debole speranza. Di avere davanti delle facce sempre uguali e non dei voltafaccia. Antonio MontanariBlog La StampaAppestato-blog