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BRUXELLES / SI CAMBIA

Post n°31 pubblicato il 22 Novembre 2008 da dinaforever

WORKSHOP “ILLICIT DRUG MARKET”. Prima giornata, 13 novembre 2008

Ci sono interdipendenze che governano il mondo; ignorandole, ci si lascia portare dalla piena come gli allegri ballerini del Titanic, e ci si perde in mille rami collaterali e locali senza mai neanche vedere le radici dei fenomeni sociali e le energie sottostanti.

Ignorare per esempio che senza affrontare il livello planetario tutto il discorso sull’ambiente si dipana in politiche inefficaci quando non dannose, che la stessa politica dell’ultimo paese di provincia ha strette correlazioni con ciò che accade a migliaia di chilometri di distanza e con la politica internazionale, chiudere gli occhi di fronte all’evidenza che la nostra vita quotidiana di cittadini e anche di individui si svolge all’interno di dinamiche che vanno ben oltre, e ne è condizionata, è mancare alle responsabilità imposte da secoli di illuminismo, studio di scienze sociali e avanzamento dei diritti umani.

Senza negare l’importanza degli studi di caso e delle analisi particolari, la riconduzione dei dati ad un livello superiore di punto di vista è un compito che non deve essere trascurato. I giorni che viviamo ci dimostrano come dall’ignoranza derivi la paura e come il rischio di ripiombare in non lontani tempi di barbarie e di oscurità sia presente ed effettivo.

 

Partecipando al workshop che si è svolto a Bruxelles, il 13 e 14 novembre, “Illicit drug market”, la certezza che l’analisi politica, anche in tema di uso e abuso di droghe e farmaci, debba affrontare una sistematizzazione in un quadro mondiale, si è confermata.

Il workshop, organizzato dall’ ALDE (Alleanza liberali e democratici per l’Europa), voleva affrontare il problema, relativamente recente, dei mercati illegali di droghe lecite, e su questo specifico aspetto abbiamo ascoltato la relazione di Jennifer Hillebrand, dell’ EMCDDA ( European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction ); l’EMCDDA, che ogni anno produce un report sul livello europeo della domanda, ritiene giustamente necessario monitorare anche i nuovi andamenti del mercato dell’offerta, con studi specifici . Lo studio oggetto della relazione è stato svolto su Internet, una finestra sul mondo attuale del consumo di droghe, funzionale alla comprensione delle tendenze in atto; su Internet sono risultati reperibili più di 500 prodotti in vendita, dotati di tutti gli effetti possibili. Il mercato risponde alla “decisione del Consiglio sulle nuove sostanze psicoattive, che istituisce un meccanismo per lo scambio rapido di informazioni in materia di nuove sostanze psicoattive che possono rappresentare una minaccia per la collettività e per la salute pubblica”, con la produzione di nuove molecole mirate a sfuggire ai controlli, in tempi che risultano nettamente più brevi di quelli del Consiglio. Questo viene chiamato “effetto mongolfiera”, nel senso che ponendo un fermo legislativo ad una determinata sostanza, il mercato dell’offerta si espande immediatamente e in maniera esponenziale in direzioni affini ma diverse.

 

Sono stati presi in esame un numero limitato di shop on line (69) usando per la ricerca le parole chiave “herbal highs” e “legal highs”; i prezzi sono compresi tra gli 0,50 centesimi e i 38 euro, risultando in media fra 1 e 10 euro per una dose. I prodotti più costosi sono quelli più nuovi. Il 32% dei siti non dà informazioni sugli ingredienti di ciò che vende, il 63% non dà informazioni sulle dosi, la metà non informa sui possibili effetti collaterali; “delle sostanze poste in vendita viene reclamizzato l’effetto analogo a quello delle sostanze controllate. Secondo le descrizioni, i prodotti offerti  “producono effetti allucinogeni simili a quelli dell’LSD”, possono essere usati “come un sostituto degli oppiacei, mentre diversi preparati vengono offerti in alternativa alla cannabis e le “party pills” in alternativa all’MDMA. Queste ultime, in particolare, possono contenere sia estratti vegetali che sostanze semisintetiche o sintetiche. In molti casi l'ingrediente principale delle "party pills” è la benzilpiperazina (BZP), ma pare che i negozi on-line siano già in possesso della sostanza con cui essa sarà sostituita quando sarà soggetta a misure di controllo negli Stati membri dell’UE.”

Quindi un mercato centralizzato ed organizzato dell’offerta, efficace e rapido nella risposta alle politiche proibizioniste messe in atto nell’ultimo decennio.

Come ha ricordato Marco Cappato, parlamentare europeo radicale, nel 1998, dieci anni fa, partiva la campagna ONU “Un mondo senza droghe è possibile”, patrocinata fra gli altri da Pino Arlacchi, che si proponeva di eliminare o comunque ridurre drasticamente la produzione e l’uso di “droghe”. Senza pregiudizi ideologici si può affermare che tutti i dati ci dicono il contrario, in termini di produzione, consumo e diversificazione del mercato illegale; i dati non hanno necessariamente come conseguenza una o l’altra politica, ma lo Stato di diritto, le istituzioni dei paesi democratici hanno a fondamento la fiducia nella libertà e responsabilità individuale; bisogna quindi avere un controllo legale di queste sostanze, che non significa liberalizzazione, la liberalizzazione è quella attuale, una liberalizzazione mafiosa. Il controllo legale non è una posizione estrema, è il punto di partenza per un tentativo di guardare pragmaticamente i fatti e i dati per chiunque voglia governare un problema e non esprimere una concezione ideologica del mondo.

I lavori sono stati aperti dal saluto di Fernando Henrique Cardoso, già presidente del Brasile; Cardoso ha illustrato come nella realtà brasiliana il mercato delle droghe si intrecci con la corruzione politica e con la criminalità e la violenza. I trafficanti sono dotati di una milizia parallela e arrivano ad influenzare i mass media e lo stesso parlamento.I tragici costi in vite umane muovono ad un ripensamento delle politiche repressive radicate in visioni ideologiche; se l’argomento è tabù, per ridurre i costi per la società occorre secondo Cardoso partire dai dati applicando lo stesso pragmatismo che ha guidato la lotta all’HIV, permettendo una legalizzazione delle droghe per chi accetti di affrontare cure e programmi di recupero, affidando i tossicodipendenti al sistema sanitario e non più a quello carcerario, depenalizzando le piccole quantità di cannabis. Una visione reale che non sia ostaggio di pregiudizi.

Una visione reale che si è ulteriormente allargata con l’intervento di Jorrit Kamminga, dell’ ICOS ( International Council on Security ); una relazione sullo stato del progetto “Papavero come medicina”, iniziato nel 2005 e che ha portato, nel 2007, il parlamento europeo ad adottare a larghissima maggioranza una raccomandazione sulla “possibilità di progetti pilota per una conversione su piccola scala di parti della  attuale coltivazione illecita di papavero in produzione di oppio legale analgesico” , presentata da Marco Cappato e dall’ALDE. Il progetto parte dalla constatazione di come l’ Afghanistan si sia confermato negli ultimi sei anni maggiore produttore di oppio mondiale e la maggior fonte di eroina; nonostante gli sforzi di contrasto messi in atto dal 2002 ad oggi, con consistenti impegni delle comunità internazionali, la coltivazione di papavero e la produzione di oppio è in continuo aumento, superando ogni anno i suoi stessi records.

Il mercato dell’oppio si intreccia strettamente con l’economia e con la politica di quella zona, e incide negativamente sulle possibilità di ricostruzione e di sviluppo. La distruzione delle coltivazioni, che ha comportato sforzi economici e inquinamento ambientale, non solo non è servita a fermare l’espandersi della produzione, ma ha generato fra gli effetti secondari l’assurgere dei talebani, che offrono aiuti economici e supporto alle famiglie di coltivatori colpiti dalle eradicazioni, al ruolo di salvatori del popolo contadino. La relazione dice molto chiaramente che “in Afghanistan, le attuali politiche di guerra alla droga sono in contrasto con i progetti delle comunità internazionali di stabilizzazione, sviluppo e ricostruzione”. L’importanza della riflessione su questo per la Comunità Europea deriva dall’impegno economico assunto nei confronti di quel paese e dal fatto che la maggior parte dell’eroina afghana è destinata al mercato europeo. La base del progetto è il livello locale del villaggio, unica unità sociale afghana dove il controllo sociale è tale da poter prevenire distrazioni dai canali legali; a differenza dei progetti sviluppati in Turchia e in India, dove viene esportato l’oppio grezzo, il modello afghano dovrebbe produrre ed esportare il prodotto finito, morfina medicinale, particolarmente per i paesi in via di sviluppo dove l’accesso alle terapie del dolore ha un prezzo ancora troppo alto. Questa proposta si fonda anche sulla necessità di instaurare una collaborazione proficua e positiva con le comunità locali.

Carla Rossi, del Centro Interdipartimentale di Biostatistica e Bioinformatica di Tor Vergata, ha presentato qualche esempio dei problemi relativi alla disponibilità e alla qualità dei dati nella comprensione dell’evolversi dei mercati illeciti di droga. Le discrepanze tra i dati ONU e quelli del Dipartimento di Stato USA sui numeri delle eradicazioni di coltivazioni di oppio, coca e canapa, il fatto che gli ettari coltivati siano ogni anno comunque di più, che il mercato reagisca agli inasprimenti legislativi con strategie organizzate, per esempio, fanno sì che i rapporti dicano essi stessi come ogni anno eradicando nuove coltivazioni si spinga il mercato ad un maggior rendimento per ettaro.

Un altro problema è rappresentato dale stime della percentuale di droghe intercettate sul totale trafficato, il 16% secondo le fonti USA, il 27% secondo l’ONU, mentre la cifra totale della cocaina esportata è in continua crescita, così come il mercato europeo che assorbe quantità sempre maggiori di cocaina; circa 4 milioni di europei hanno usato cocaina nell’ultimo anno e si stima in due milioni il numero di europei che ne hanno fatto uso nell’ultimo mese, con una prevalente diffusione tra i giovani e giovanissimi (15/34 anni). L’apertura di una nuova route che, provenendo dal Sudamerica attraversa l’Africa, ha fatto espandere la domanda africana, con un aumento dei chili di cocaina sequestrati in West Africa dai 95 del 2002 ai 6.458 del 2007 e con un aumento della cocaina come droga primaria di abuso nei casi in trattamento in Sud Africa, ma i dati disponibili sono pochi e non organizzati derivando da studi e metodologie diverse. L’Africa risulta aver sorpassato nel 2007 anche il Sud America nei sequestri aereoportuali per paese di provenienza, e il giro di denaro legato al mercato di cocaina è  valutato in Africa a 1,8 miliardi di dollari, mentre quello collegato al traffico clandestino di persone non arriva a un quinto di tale cifra. Passando al mercato di cannabis e di eroina, alcune osservazioni  sull’aumento di coltivazioni locali di canapa, per esempio,  o l’incremento delle possibilità di acquisto di attrezzature e sostanze su internet, mostrano come ci sia bisogno di nuovi strumenti di valutazione, modelli globali macroeconomici che analizzino le configurazioni tra vari attori e subsistemi e i costi effettivi delle politiche sul macro e sul microlivello. Una produzione più razionale di dati potrebbe far emergere inoltre aspetti particolari ma significativi come la constatazione statistica che gli inasprimenti di legge agiscono in modo diverso per genere, risultando catturate, in proporzione a stime di consumatori e spacciatori, meno donne che uomini

Un approfondimento sulla misurazione dei vari segmenti di popolazione coinvolti nei mercati illegali di droga, in Italia, è stato fornito da Antonella Baldassarini, dirigente di ricerca dell'ISTAT ( Istituto nazionale di statistica ). Nuovi strumenti di valutazione sono necessari per poter valutare l'impatto effettivo dei mercati illegali di droghe sul Pil nazionale; al momento risulta infatti difficile assemblare dati derivanti da ricerche universitarie, rapporti governativi e forze dell'ordine, mentre la opportunità di comprendere in modo esplicito le transazioni illegali nei conti pubblici è riconosciuta ufficialmente dal Sistema Europeo dei conti nazionali ( ESA95 ), in particolare quelle attività illegali che abbiano le caratteristiche della transazione, come traffico di droghe, trasporto di beni e di persone clandestini, prostituzione.   

I dati presentati si riferiscono al mercato di eroina, cocaina, cannabis, anfetamine, Lsd e ecstasy, sia dalla parte dell'offerta, cioè le risorse prodotte, sia dalla parte della domanda, l'impiego di tali risorse. In Italia quasi tutte le droghe vengono importate, cocaina ed ecstasy sono le droghe maggiormente consumate al momento presente; le principali fonti informative sul consumo e sugli utilizzatori di droghe provengono dalla Direzione Centrale dei servizi antidroga (Ministero degli interni), dai Sert, servizi pubblici per le tossicodipendenze, dal Ministero per la salute, dall' EMCDDA; si conosce meno il mercato della produzione domestica, il valore delle importazioni, dei margini commerciali. Tuttavia, utilizzando come indicatori indiretti i dati rilevati dalle fonti informative suindicate, nonché altri indicatori come le percentuali del consumo di droga della popolazione tra i 15 e i 64 anni (nell’ultimo anno),  i numeri dei trattamenti per tossicodipendenze in centri pubblici o privati, i sequestri operati dalle forze dell'ordine, si perviene a stimare che il valore del consumo di droga si aggira intorno allo 0,4% del Pil. E’ possibile, inoltre, stimate l’ammontare dei consumatori per tipologia di droga.  La metodologia adottata consente di stimare 2.400.000 circa di consumatori totali di cannabis, dei quali circa 380.000 abituali; sommando le 6 sostanze prese in esame, in Italia si determina un dato provvisorio di circa 3,8 milioni di consumatori, corrispondenti al 10% del totale della popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni, dei quali 830.000 abituali.  

La giornata è stata conclusa da Ambrose Uchtenhagen, dell’Università di Zurigo, con un intervento sui tentativi svizzeri di riforma delle politiche sulla cannabis, intervento già presentato al VII ° seminario della Beckley Foundation, svoltosi a Londra, presso la House of Lords, Westminster Palace, l’ottobre scorso.

 

Sono prese in esame le politiche messe in atto fino dagli anni ’90, quando si verificò un notevole aumento del consumo di cannabis, con prevalenza di uso giovanile ed abituale; lo stesso periodo vide una crescita della produzione e dell’esportazione di cannabis, delle confische e dei provvedimenti di polizia, del contenuto in THC della cannabis consumata, di consumatori “problematici” e di problemi di sicurezza stradale. Le “4 politiche pilastro”, stabilite dal Governo federale nel 1991, prevenzione, trattamento, riduzione del danno, inasprimento legislativo, portarono, per l’eroina, ad una diminuizione delle morti per overdose, riduzione dell’incidenza, riduzione dei crimini correlati, e altro, per la cannabis non ottennero effetto. Nel 1999, il “Cannabis Report” raccomandò la depenalizzazione per l’uso e la produzione personali, la disponibilità per l’uso medico, tolleranza per la produzione e la vendita controllati, solo per i residenti, con misure di protezione per i minorenni, limitazione del contenuto in THC, proibizione della pubblicità; nel 2001 il Governo federale propose una revisione della legge sui narcotici basata sul report, proposta rifiutata dal parlamento nel 2004.

La proposta di riforma attuale, che riprende gli obiettivi essenziali delle precedenti, sotto il nome di “Ragionevole politica sulla cannabis per una effettiva tutela dei giovani” attraverso la depenalizzazione dell’uso personale, la produzione e vendita controllata, misure di prevenzione, rifiutata dal Governo e dal Parlamento, sarà sottoposta a referendum, il 30 novembre prossimo.

 

Nella prima giornata sono stati consegnati anche due commenti di Guido Maria Rey, della Scuola Sant’Anna di Pisa; uno esprime apprezzamento e sostegno al progetto “Papavero come medicina”, ma domanda valutazioni sul prezzo relativo guadagnato dal coltivatore, sulle attrezzature necessarie per la produzione di morfina, sulla provenienza e la durata degli incentivi economici, sulla reazione del mercato illegale sia in termini di prezzi che di sicurezza, sul coinvolgimento delle ditte farmaceutiche, sui rapporti con le autorità afghane. L’altro consiglia, nel proseguimento del lavoro dell’ISTAT, correzioni e approfondimenti, giudicando comunque molto positivamente lo sforzo di porre fine alle stime fornite da organizzazioni pubbliche o private che hanno come obiettivo l’amplificazione dei fenomeni in vista di ulteriori sostegni finanziari dalla pubblica amminstrazione. La giornata si è conclusa con una annotazione di Giovanni Trovato, dell’ Università di Tor Vergata, sull’inefficacia delle politiche di guerra all’offerta e in particolare sugli errori negli incentivi economici, che non tengono conto della razionalità delle scelte di mercato.

Claudia Sterzi, antiproibizionistiradicali@gmail.com 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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