ARCHEOASTRONOMIA
Studi e ricerche di archeoastronomia di Piero Barale
BENVENUTI NEL CIELO DELLA PREISTORIA
L’uomo "erectus" fu il primo ad osservare la volta celeste?
L’uomo "sapiens" si era già reso conto dell’importanza del Sole e della Luna, dei luminari del giorno e della notte?
La complessa macchina del cielo era un' "entità" impalpabile ma reale, una sorta di "Lanterna Magica" che attirava l’attenzione di tutti i popoli fin dai tempi più remoti.
Nonostante la "Scienza Astronomica" non fosse ancora nata, l’osservazione della volta celeste che presso alcune culture raggiunse dei livelli sorprendenti, veniva riprodotta al "suolo" in determinate situazioni tramite particolari strutture megalitiche oppure attraverso semplici - ma non meno significative - immagini istoriate sulla pietra.
L’interesse che le società pre-protostoriche coltivavano per l’astronomia "sferica" viene oggi testimoniato dalla moderna "Archeoastronomia", disciplina che studia le conoscenze astronomiche di questi popoli altrimenti detti "primitivi".
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Post n°69 pubblicato il 22 Novembre 2007 da p.barale
Nonostante l’antica nomenclatura di tradizione "occitano-provenzale" del firmamento sia apparsa molto limitata ed in parte sia andata persa a causa di usi e costumi scomparsi e di attività oramai cessate di cui solo i valligiani più anziani ricordano ancora qualcosa, i pastori più vecchi utilizzano ancora alcuni asterismi riferiti ai profili montuosi, un sistema che come si può evincere, potrebbe avere radici molto antiche. Dalle ricerche effettuate in alcune valli del cuneese (Po, Varaita, Maira, Grana, Stura, Colla e Josina) emerge in modo inequivocabile che la costellazione di Orione, ma soprattutto le stelle che ne compongono la "Cintura", hanno costituito per le comunità di queste valli, dopo i luminari (Sole e Luna), il riferimento astronomico più importante. Non c’è dubbio che la costellazione di Orione sia l’asterismo più spettacolare e suggestivo del cielo equatoriale. La sua caratteristica forma costituita da tre stelle allineate diagonalmente al centro di una singolare figura a "quadrilatero" ha da sempre colpito la fantasia popolare. Nella tradizione popolare delle valli del Basso Piemonte, si fa soprattutto riferimento alla "Cintura di Orione", asterismo conosciuto in quasi tutte le località come "Li Seytùr" (I Falciatori) con le relative varianti fonetiche nella locale parlata occitana. Solo in pochi luoghi l’asterismo è riconosciuto come "I Tre Re", toponimo già riscontrato in Val d’Aosta e nell’area montana del comasco. Nella stagione invernale, periodo in cui la costellazione di Orione è maggiormente visibile per la sua declinazione che culmina nel cielo al 15 gennaio alle ore 22, scandiva il tempo delle "veglie" serali. La Cintura di Orione era anche collegata al tempo atmosferico e ai viaggi. La sua posizione era osservata quando ci si doveva mettere in cammino, soprattutto a piedi e durante la notte, per attività di lavoro o per partecipare a mercati o a fiere in località lontane. Nonostante siffatte nozioni legate a questa costellazione siano già alquanto interessanti, il fatto più significativo è quello collegato ai ritmi della tradizione agricola. Le connessioni con l’agricoltura appaiono chiare in diverse località delle valli appena indicate, dove gli astri della Cintura di Orione erano considerati le "Stelle della falciatura". Il riferimento allo sfalcio e alla fienagione, ricordato dai fenoour (braccianti) di Bellino (Alta Valle Varaita) che indicano la Cintura di Orione come le "Tres Stéles acoubies" (le tre stelle accoppiate), è confermato dalla denominazione di alcune stelle brillanti e vicine che compongono l’intera costellazione. Ricordate confusamente in alcuni punti della Valle Maira, a Elva sono conosciute secondo la parlata locale come le "Rastliris" ovvero le stelle delle rastrellatrici. |
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