ARCHEOASTRONOMIA
Studi e ricerche di archeoastronomia di Piero Barale
BENVENUTI NEL CIELO DELLA PREISTORIA
L’uomo "erectus" fu il primo ad osservare la volta celeste?
L’uomo "sapiens" si era già reso conto dell’importanza del Sole e della Luna, dei luminari del giorno e della notte?
La complessa macchina del cielo era un' "entità" impalpabile ma reale, una sorta di "Lanterna Magica" che attirava l’attenzione di tutti i popoli fin dai tempi più remoti.
Nonostante la "Scienza Astronomica" non fosse ancora nata, l’osservazione della volta celeste che presso alcune culture raggiunse dei livelli sorprendenti, veniva riprodotta al "suolo" in determinate situazioni tramite particolari strutture megalitiche oppure attraverso semplici - ma non meno significative - immagini istoriate sulla pietra.
L’interesse che le società pre-protostoriche coltivavano per l’astronomia "sferica" viene oggi testimoniato dalla moderna "Archeoastronomia", disciplina che studia le conoscenze astronomiche di questi popoli altrimenti detti "primitivi".
Siccome il Faraone Khufu favorì notevolmente il culto solare del dio Râ pare plausibile che questo imponente edificio fosse orientato rispetto il corso del Sole. I lati della Grande Piramide sono rivolti sulle direzioni cardinali con una precisione incredibile, infatti l’errore è limitato a 5’ 30’’ di arco. Il lato dove sorge l’ingresso della discenderia è posto sull’asse meridiano, mentre quello Est-Ovest, ovvero quello della Camera del Re, riproduce l’apparente corso del Sole, ossia l’eclittica. |
La Grande Piramide, alta attualmente m 138,75 (originariamente m 146,60), si sviluppa su una base di m 230,37 per lato e risultano essere stati impiegati per la costruzione ben 2.300.000 blocchi di calcare il cui peso medio si aggira sulle 2,50 tonnellate. Internamente la Grande Piramide si struttura su tre livelli diversi che sono raggiungibili da un solo ingresso posto, come di consueto, sul lato Nord ad un’altezza dal suolo di m 16,80. Questo passaggio, costituito da un lungo corridoio discendente, la cosiddetta "discenderia", largo appena m 1,05 e alto m 1,20 conduce a tre camere diverse. La prima camera (m 8,20 x 14, alta 3,50), ovvero quella soterranea o inferiore, è scavata nella roccia e non è mai stata completata. Questo locale, che al momento della sua scoperta avvenuta nel 1838, aveva addirittura l’aspetto di una cava di pietre. Secondo recenti interpretazioni questa camera era forse dedicata a Sokar (La Casa di Sokar), una divinità dell’oltretomba. Dopo una ventina di metri la discenderia si biforca dividendosi in un corridoio ascendente di 38 metri che porta, attraverso un passaggio orizzontale, alla camera centrale (m 5,20 x 5,60) con la volta a cuspide di m 6,20 di altezza. Questo secondo locale, chiamato convenzionalmente "Camera della Regina", fu scoperto nel 1818 dal genovese Giovanni Battista Caviglia, e si pensa venisse adibito a serdab, ambiente frequentissimo anche nelle mastabe private, nel quale veniva collocata la statua del defunto. Sulla Camera della Regina, che si trova posta sull’asse verticale della piramide, si trova la "Grande Galleria" strutturata a volta a mensola di m 8,48 di altezza. Quest’opera di mirabile ingegneria statica che raggiunge i 47 metri di lunghezza per una larghezza di appena m 2,30 termina in un anticamera realizzata in granito rosso e adibita ad ospitare tre saracinesche antintrusione anch’esse in granito. Attraverso una piccola apertura (m 1,05 x 1,08) si raggiunge la camera superiore denominata "Camera del Re". Questo locale (m 5,20 x 10,30 per un’altezza di m 5,80), attualmente considerata la vera e propria camera sepolcrale, costruito in granito rosa di Assuan era sormontato da un elaborato insieme strutturato in cinque camere di scarico, verosimilmente edificato per alleggerire l’enorme massa gravante sulla camera reale. |
Sull’altopiano calcareo di El-Giza, a pochi chilometri a Sud del Cairo si eleva, affiancata da quelle di Khafra (Chefren) e di Menkaura (Micerino) la piramide di Khufu (Cheope). Questa imponente opera riconosciuta anche come la "Grande Piramide" costituisce la più antica (IV dinastia: 2551-2528 a.C.) delle "Sette Meraviglie del Mondo" ed è l’unica ad essere ancora conservata in ottime condizioni. Il nome egizio della Grande Piramide era "Orizzonte di Khufu", termine legato alla sua "funzione" e al suo "costruttore". Questo monumento, imponente edificio funerario o di culto, fu concepito in relazione con la religione e le conoscenze astronomiche e geometriche del tempo. In base a questo antico sapere sembrerebbe che attraverso una simile forma si cercasse di rappresentare la "pietrificazione" dei raggi solari, i quali, scivolando sul rivestimento in calcare di Tura, potevano unire l’elemento umano a quello divino. Inoltre i passaggi, le camere e i corridoi della Grande Piramide, potevano essere il "modello" o la "simulazione" dell’oltretomba (Terra di Sokar o Regno di Osiride). In realtà non è stato trovato alcun indizio che possa suggerire chi effettivamente venne tumulato nel grande sarcofago monolitico in granito nero. Nessuna iscrizione figura sulla sua superficie che risulta ancora grezza, segnata da numerosi segni lasciati dalla sega con cui venne tagliato. Oltre a non esservi il coperchio del sarcofago, non compaiono altre scritte in tutta la piramide, tranne il "cartiglio" di Cheope posto nella camera di scarico superiore. |
Sul fianco settentrionale degli allineamenti di Carnac esiste uno degli osservatori lunari più antichi della Bretagna. Si tratta di quello detto "Le Manio", dove le stazioni d’osservazione sono diverse, ma la mira lontana (Terminatore) è sempre la stessa. In questo caso la mira centrale è costituita dal grande menhir di Le Manio, pietra alta m 5,80 e posta a Nord-Est dell’allineamento di Kermario. Uno di questi punti d’osservazione era costituito dal menhir "A", pietra posta in prossimità dell’estremità occidentale di Le Mènec. Da questa stazione si poteva osservare la levata della Luna quando si trovava nella sua stazione intermedia. Da un secondo menhir (indicato con la lettera "B") era possibile vedere il tramonto della Luna quando raggiungeva la sua minima declinazione. |
A circa trecento metri a Nord-Est dall’allineamento di Kermario si trova il complesso di Kerlescan, che in bretone significa "Villaggio Bruciato". Questa struttura megalitica, è formata da 13 file di menhir disposte a ventaglio. Le pietre fitte che compongono questo ampio allineamento, lungo circa 200 metri vanno decrescendo in altezza verso l’estremità Est dove le pietre risultano più accostate fra di loro. In questo caso l’asse del complesso a ventaglio punta all’incirca ove il Sole sorge agli equinozi. All’estremità occidentale dell’allineamento si trova un grande Cromlech, il quale ricorda vagamente la forma di un barile. Il tratto rettilineo di questo recinto di pietre risulta orientato Nord-Sud e quindi poteva determinare la "linea meridiana". |
Quattrocento metri oltre a Le Mènec vi è l’allineamento di Kermario, che in bretone significa "Villaggio dei Morti". Questo viale che si estende per 1120 metri di lunghezza, è composto da 1029 menhir disposti su una decina di file non del tutto parallele fra loro. A differenza del complesso di Le Mènec questo ha una deviazione in più disposta in prossimità della sua estremità occidentale. In questo tratto alcuni menhir raggiungono un’altezza di ben m 5,50, mentre sull’estremità orientale si riduce in maniera decrescente la loro altezza e la distanza fra i vari allineamenti. Come per il complesso di Le Mènec, gli archeoastronomi hanno considerato un allineamento "medio" che sembrerebbe indicare il punto in cui sorgeva il Sole nel giorno del solstizio d’estate. |
Il complesso megalitico di Le Mènec, che in bretone significa "Luogo delle Pietre" è il più esteso dell’intera zona. Esso si sviluppa per 1165 metri di lunghezza, ed è composto da 1169 menhir disposti su 12 file non equidistanti fra loro che creano una fascia larga circa un centinaio di metri. La lunga serie di viali megalitici che compongono l’allineamento di Le Mènec non sono perfettamente rettilinei; verso la metà del loro percorso infatti vi è una deviazione. Questa zona, dove l’altezza dei menhir e relativamente bassa, circa una cinquantina di centimetri, risulta il punto di unione tra una serie di allineamenti decrescenti (versante occidentale), con quelli crescenti (versante orientale). Sull’estremità Ovest i menhir raggiungono i quattro metri d’altezza con un peso di circa 50 tonnellate. Per questo allineamento di pietre gli archeoastronomi hanno valutato un andamento "medio" che punta ove sorge il Sole al 6 maggio e all’8 di agosto, date certamente importanti per i riti agrari di propiziazione. Queste file di menhir erano delimitate alle estremità da due grandi Cromlech. L’asse minore della struttura posta sull’estremità occidentale sembra sia diretto sul punto in cui tramonta il Sole al solstizio d’inverno. |
In alcuni casi numerosi di questi menhir venivano raggruppati in modo da formare "lunghi allineamenti", talvolta associati a recinti di pietre. Il complesso più significativo ove sorgono questi allineamenti si trova nei pressi del centro di Carnac (Morbihan-Bretagna), dove a settentrione della cittadina in una zona quasi pianeggiante vi sono tre grandi settori di un complesso megalitico molto esteso. Queste serie di lunghi allineamenti attualmente costituiti dalle file di pietre infisse di Le Mènec, Kermario e Kerlescan, che si sviluppano per una lunghezza di 4 Km con ben 2934 menhir, in origine pare raggiungessero una lunghezza di ben 8 Km con circa 7000 menhir, e che tale disposizione servisse, secondo una suggestiva ipotesi di A. Thom, a predire le eclissi. |
Dalla sommità collinare (m 609 s.l.m.), a forma di grande ellissoide di circa m 60 di lunghezza, si stacca dal versante Sud-orientale una struttura assai complessa. Si tratta di un lungo "corridoio megalitico" contenuto fra due muri a secco, alti fino a due metri, formati da grosse pietre di porfido. Questa struttura orientata, lunga una trentina di metri, risulta essere disposta su un declivio (5°30’ di pendenza) ed essere spezzata in due rami rettilinei. Il corridoio principale, che alle sue estremità e nella parte superiore è provvisto di tre corridoi secondari, risulta troncato verso la sua metà da due piccoli muretti. Queste strutture, poste a circa un metro di distanza l’una dall’altra, portano due fenditure che formano una specie di "mira", la quale poteva servire ad osservare particolari fenomeni astronomici d’orizzonte legati al movimento apparente del Sole. |
In Italia le prime ricerche "archeoastronomiche" furono condotte in Alto Adige dall’ingegner Georg Innerebner, che nel 1937 pubblicava i risultati delle sue indagini effettuate sul cosiddetto "castelliere" di Colle Joben. Questo sito, posto a 16 Km da Bolzano, si trova sulla cima del Jobenbühel presso le colline di Monticolo (Comune di San Michele d’Appiano), e si tratta molto probabilmente di un antico insediamento d’altura (età del Medio Bronzo-Tarda età del Ferro) legato ad una particolare struttura cultuale. |
Nonostante questi allineamenti siano stati contestati da G. Hawkins, l’ammiraglio Somerville nel 1909 mostrò che parte di queste direttrici, determinate dalle cosiddette rows, erano allineate su alcuni fenomeni stellari. Altri allineamenti simili furono individuati nello stesso anno da N. Lockyer, e dopo una revisione condotta negli anni ’60 da A. Thom si fu propensi a riconoscere che alcune file di queste pietre infisse puntavano su particolari "stelle" visibili tra il 1700 e il 1800 a.C. Anche Diodoro Siculo (I sec. a.C.) descrive nella sua Biblioteca le funzioni "astronomiche" di questo monumento, e ricorda che: "Sull’isola c’è anche un tempio notevole di forma circolare. |
Il primo a prendere in considerazione il sorgere della Luna nel suo punto massimo fu l’ammiraglio Boyle T. Somerville. Un allineamento, costituito dai menhirs W e A, risulta diretto sul sorgere dell’astro alla sua massima declinazione Nord e trova il suo corrispettivo tra le pietre V e B, direttrice osservata da G. Hawkins rivolta sul tramonto del satellite nella sua estrema stazione Nord. L’osservazione della Luna in questa circostanza costituiva un evento "spettacolare". L’astro che in quel momento non si alzava sull’orizzonte più di 2°10’, fenomeno determinato dalla latitudine del sito (58°12’ Nord), tramontava dietro le colline di Harris per riapparire per pochi istanti in una stretta gola dell’orizzonte. Un altro fenomeno di grande suggestione è costituito dal sorgere dell’astro alla sua massima declinazione Sud. Questo fatto, studiato da Margaret Ponting si poteva osservare dall’estremità settentrionale della lunga avenue. La Luna, che sorge dalle Seafort Hills, spostandosi bassa sull’orizzonte si manteneva all’altezza dei menhirs della row orientale per poi scomparire all’orizzonte dietro ad una sporgenza rocciosa. L’astro sarebbe riapparso dietro il menhir più alto (S) del Cairn. |
Un notevole allineamento è costituito da una direttrice che partendo dalla terza pietra posta sul lato Est dell’avenue, passa tangente al circolo di pietre, e raggiunge, sfiorandolo, il primo menhir situato sulla row occidentale. Questo allineamento sembrerebbe che si adatti abbastanza bene all’osservazione dell’estremo bagliore del Sole al solstizio d’inverno. Per definire con maggior precisione questo momento significativo pare che si osservasse anche il "primo bagliore"; allineamento formato dal primo menhir posto sul lato Ovest dell’avenue e la seconda pietra situata sulla row orientale. A questi due allineamenti si doveva affiancare una nutrita serie di altre linee visuali, forse legate a processioni sacre, e quindi approssimate. Un simile sistema di "osservazioni multiple di alba e tramonto" poteva essere costituito da 16 allineamenti paralleli ai precedenti e relativi al solstizio invernale. |
In passato diversi studiosi hanno interpretato le incisioni coppelliformi presenti in questo sito come immagini di stelle o costellazioni. Nonostante sia difficile dare credito a queste ipotesi, tale complesso ha trovato puntuali riscontri astronomici, come quasi tutte le strutture di questo tipo. Anche le incisioni potevano quindi avere avuto una funzione cultuale, legata al concetto di sacralità cosmica. Sembrerebbe inoltre che le coppelle racchiuse nei cerchi siano legate alla figura solare. Una simile interpretazione potrebbe essere suffragata dalla recenti osservazioni di John North, che individua nelle pietre dell’avenue una nutrita sequenza di punti di osservazione del primo o l’ultimo bagliore del Sole al solstizio d’inverno. |
Questo complesso megalitico riconosciuto come la "Stonehenge delle Ebridi", costituisce un importante sito neolitico che si affaccia sul Loch Roag, lago posto nelle brughiere occidentali dell’isola di Lewis (Scozia). Sorto tra il IV e III millennio a.C., risulta costituito nella sua parte centrale da un cairn a camera (struttura funeraria famigliare a tumulo) circoscritto da un henge (cerchio di pietre). Quest’anello appiattito che ha un diametro massimo di soli 13 metri, è formato da 13 pietre infisse alte tra i 2 e i 3 metri. Al centro di questa struttura, posta in tangenza del piccolo rilievo che racchiude la tomba, si eleva un menhir alto m 4,8. Dal cairn si irradiano cinque row (allineamenti di pietre fitte), due dei quali corrono paralleli formando un’avenue lunga 82,5 metri. La costruzione di questo complesso comportò un notevole sforzo fisico ed economico per un clan neolitico, il che fa supporre che la sua importanza andasse ben oltre a quella di una semplice funzione funeraria. |
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