ARCHEOASTRONOMIA
Studi e ricerche di archeoastronomia di Piero Barale
BENVENUTI NEL CIELO DELLA PREISTORIA
L’uomo "erectus" fu il primo ad osservare la volta celeste?
L’uomo "sapiens" si era già reso conto dell’importanza del Sole e della Luna, dei luminari del giorno e della notte?
La complessa macchina del cielo era un' "entità" impalpabile ma reale, una sorta di "Lanterna Magica" che attirava l’attenzione di tutti i popoli fin dai tempi più remoti.
Nonostante la "Scienza Astronomica" non fosse ancora nata, l’osservazione della volta celeste che presso alcune culture raggiunse dei livelli sorprendenti, veniva riprodotta al "suolo" in determinate situazioni tramite particolari strutture megalitiche oppure attraverso semplici - ma non meno significative - immagini istoriate sulla pietra.
L’interesse che le società pre-protostoriche coltivavano per l’astronomia "sferica" viene oggi testimoniato dalla moderna "Archeoastronomia", disciplina che studia le conoscenze astronomiche di questi popoli altrimenti detti "primitivi".
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Sull’altopiano calcareo di El-Giza, a pochi chilometri a Sud del Cairo si eleva, affiancata da quelle di Khafra (Chefren) e di Menkaura (Micerino) la piramide di Khufu (Cheope).
Questa imponente opera riconosciuta anche come la "Grande Piramide" costituisce la più antica (IV dinastia: 2551-2528 a.C.) delle "Sette Meraviglie del Mondo" ed è l’unica ad essere ancora conservata in ottime condizioni.
Il nome egizio della Grande Piramide era "Orizzonte di Khufu", termine legato alla sua "funzione" e al suo "costruttore". Questo monumento, imponente edificio funerario o di culto, fu concepito in relazione con la religione e le conoscenze astronomiche e geometriche del tempo. In base a questo antico sapere sembrerebbe che attraverso una simile forma si cercasse di rappresentare la "pietrificazione" dei raggi solari, i quali, scivolando sul rivestimento in calcare di Tura, potevano unire l’elemento umano a quello divino. Inoltre i passaggi, le camere e i corridoi della Grande Piramide, potevano essere il "modello" o la "simulazione" dell’oltretomba (Terra di Sokar o Regno di Osiride).
In realtà non è stato trovato alcun indizio che possa suggerire chi effettivamente venne tumulato nel grande sarcofago monolitico in granito nero. Nessuna iscrizione figura sulla sua superficie che risulta ancora grezza, segnata da numerosi segni lasciati dalla sega con cui venne tagliato. Oltre a non esservi il coperchio del sarcofago, non compaiono altre scritte in tutta la piramide, tranne il "cartiglio" di Cheope posto nella camera di scarico superiore.
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