IlSentierodell’Amore

allegra gioia...quasi viscerale


              Dammi più secondi e una spillatrice, voglio agganciarli e fare una stolache mi protegga dalla sofferenza.Ho fatto un rivestimento temporale di un calore quasi visceraleche spazza il pavimento con i bordi, cancellando le tracce.Non so più da dove vengo, e nessuno può scortare i miei passi.Trascino le scarpe appassite e bruciate dal camminaretra le torce autunnali che coprono i marciapiedi.Il genio della sfortuna è che si insinua nella mia memoriacome il ragno che si insinua attraverso la mia finestrae mi saluta al mattino pettinando la sua pancia in modo calmo e pacifico. Non so più dove sto andando, nessuno mi avverte come continuo o come torno.Compagni, ho dimenticato quale era l'ultimo dei miei piedi a toccare terra.Non riesco a scoprire se hanno mai rischiato un simile tentativo,Se ricordo le tue spalle che odorano di tè alla cannellae che hai una mandorla alla noce con una lentiggine dorata.Era quello di sinistra.Sul marciapiede un gatto danza con le zampe macchiatee i baffi vengono incoraggiati a strofinare il naso tra alcune petunie.Seguo le cascate che coprono i muri di mattoni di bergamotto.Le mie budella protestano corrugate e la fame è installata con elmetto e paletto.Marciano inciampano con la stola e decidono di invitare come offerta personalesolo un pezzo del mio cappotto allo stomaco che mi solleva in armi mi minaccia.Poi mi strappo il mio mantello del tempo e per qualche istante innaffio i ciottolimentre il mio esofago si diletta con dozzine di momentiche sono come cracker di risoaromatizzati con vino bianco.   Ammiro me stessa con il fuoco che esplode nei confinidegli edifici che popolano il blocco,il sole cade in un'agonia silenziosa e mi lascio andarecon gli occhi chiusi alla luce arancione.Le note di un pianoforte lanciano alle mie orecchie l'immobilità delle prugneche muoiono nella brezza corrugata.Il dente canino inseguela pulce che insegue il cane che insegue la coda con l'ansia traboccantee una profonda paura,perché se improvvisamente catturato sarebbe immerso nella disperazione.Perseguiamo ciò che sappiamo di non poter catturare,ricerca perpetua e succulenta di identità.Mi sbrigo quando la mia pancia di nuovo mi costringe violentementea mangiare il mio mantello.Stringo le maniche lentamente e cospargo la bocca di settimane verdi e viola chescendono miracolosamente, soddisfacendo a malapena il cavo nella mia pancia.  Nel cammino arrivano le stelle, si agitano a testa in giù,complottano il combattimento di una guerra galattica che mi troverà fuori casa,se è vero che ho una casa.Quindi è possibile che soccomba in battaglia e io mi inginocchioper contemplare i miei amici leformiche che scendono nelle acque sotterranee.Nella mia mente la sua faccia con la barba si è ammucchiata,immagino un potente magnete che trascina le mie nocche sul suo visoe senza volerlo amare divoro il resto del mio vestito con un soffio.  Del mio cappotto del tempo c'è solo la cordache mi legava al collo con veemenza di desiderio.Non ho più frattaglie o cibo temporanei.Non ho più rubato per cancellare le mie tracce.Non c'è più alcun indumento che mi protegga dal cattivo presagioche si aggira tra il cogito e l'anima.Raccolgo briciole d'altri tempi come la lana e comincio a tessereuna nuova tuta di volte per questa stagione.già..          @