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Una WW di cioccolato

Post n°119 pubblicato il 02 Novembre 2007 da arianna_leggera

Premessa

Ci sono momenti nella vita in cui è necessario dire le cose con chiarezza. Con estrema chiarezza. Fra questi post risiede una parte molto importante di me. Che è cresciuta nel tempo. Ed è per rispetto a Lei che voglio, PRETENDO che sia tutto limpido e trasparente. Come me.
A dispetto delle chiacchiere, delle cose non dette, dei sotterfugi virtuali di qualsivoglia natura. A dispetto di persone che mi conoscono solo per aver scambiato qualche commento on line e si permettono di fare valutazioni su questioni che riguardano la mia vita privata, le mie emozioni, i miei sentimenti. Dei quali, ovviamente, sanno poco o nulla. Con una leggerezza che, se solo ci ripenso, mi lascia basita. In un modo e in un contesto così inopportuni da apparire surreali.
Il Web è un giardino libero. Ma qui, nel mio fazzoletto di prato fiorito, non permetto a nessuno di alimentare chiacchiericci.
In questi casi, la limpidezza spunta anche le armi più affilate.
Non ho segreti. Né scheletri nell'armadio. Non ho commesso nefandezze di cui vergognarmi.

Mettetevi comodi. Spegnete il cellulare. Restate in silenzio.
E' una prima visione. Ma non ci saranno repliche.
 


Questa sono Io.

Mi sento come un ovetto Kinder. Un guscio da WonderWoman. Un metro e ottanta di donna, sicura di sé e impenetrabile. Dentro, una bimba minuta, paffutella, curiosa come una gazza ladra, innamorata della vita, giocherellona, tenera, accogliente. E’ gioiosa, ora. Ma per molto tempo ha avuto paura. Tanta paura. Che qualcuno le facesse del male. Che non potesse capirla e accoglierla.
Che non riuscisse ad accettarla per quella che è.

Ora lo so. Ed è una sensazione straordinariamente sconosciuta. Mi sento drogata. Sento profumi nuovi. Mi sembra di vedere attraverso le cose. Quasi a scrutarne la sostanza, oltre la forma. Stamattina mi sono incamminata su un sentiero sconosciuto e vergine. Cammino da qualche ora. L’aria è frizzante. Il mio passo è ancora incerto. Ma il cuore batte al ritmo dei miei passi. Sì, sono sulla strada giusta. Dove diamine ho camminato finora? Perché nessuno mi ha detto dell’esistenza di Via Bambina?!

Tu sei l’unico che abbia compreso tutto questo. Un guscio inaccessibile dal cuore morbido e fondente. La donna altera e la bimba impacciata.

Nessuno degli uomini che ho incontrato prima di Te l’aveva capito. Tutti hanno creduto di avere accanto una Terminator con le batterie sempre cariche. Dalle energie inesauribili. O forse, era quello che volevano credere. Anche l’uomo con il quale ho convissuto per ben quattro anni della mia vita. Lui, quello che voleva sposarmi. Lui. Nemmeno lui aveva capito nulla. Per questo sono fuggita a gambe levate. In un giorno di ottobre di quattro anni fa. Da sola, con una valigia e le battute di un film di Ozpetek che rimbombavano nella mia testa: “Non si accontenti di sopravvivere. Lei deve pretendere di vivere in un mondo migliore. Non soltanto sognarlo”.

Tu hai visto oltre il velo. E’ per questo che mi sono innamorata di Te. Non potevo fare altrimenti. Ora so cos’era quel profumo di casa che ho avvertito la prima volta che ci siamo visti. Ora so cos’era quella nuvola odorosa di bucato fresco, di vaniglia, di sole d’agosto. Era la tua mano che accarezzava le mie gote di Bambina. Per la prima volta nella mia vita.

E’ tutto così chiaro, adesso. Mi sembra di star seduta in un cinema, con le immagini che corrono davanti ai miei occhi. Fotogrammi nitidissimi. Audio perfetto. Una trama che scivola via come seta, pur nella sua complessità.

Non sei riuscito ad accogliere quella bambina fino in fondo. Avevi i tuoi motivi. Ma io ti ho reso tutto più difficile. L’ho tenuta nascosta. La facevo uscire ogni tanto, per qualche ora d’aria. Ma avevo paura che prendesse troppo sole. Avrebbe potuto scottarsi. O troppo freddo. Avrebbe potuto ammalarsi. Non ho mai gridato fino in fondo il bisogno che avevo di Te. La gioia che provavo nel sentirmi tutta intera. Però, tu quella bimba l’hai vista lo stesso. Lì, dietro il vetro appannato. Chiusa in una stanza. Hai lanciato lo sguardo oltre me e l’hai trovata. Hai attraversato le mie viscere con i tuoi occhi, per vedere cosa c’era davvero. Non ti sei fatto abbindolare dalle mie moine.

Ora lo so. E sono libera da quella gabbia. Nel mio zainetto di Spiderman ci sono matite colorate, fogli bianchi per scrivere e disegnare, la pizza rossa e il succo di frutta. Non mi manca nulla. Posso andare ovunque. Senza tremare.

Allora, non serve più mirare al Cuore.

Quando ripenserai a noi, immagina due Bambini.
Strizzerai gli occhi.

 
 
 
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