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Roberto Benigni e l'Italia

Post n°26 pubblicato il 19 Febbraio 2011 da Zangretos.Hollysword

Potevo, io, forse, farmi mancare qualcosa di questo calibro?Potevo esimermi dal contemplare in assoluto (quasi religioso) silenzio un uomo del genere? La risposta è NO, io faccio parte di quei tanti, tantissimi italiani che hanno ascoltato, guardato e condiviso l'emozione di sentire quel piccolo uomo divenire portavoce di tante, tante cose.

Ha attaccato tutti, il signor Benigni e lo ha fatto col sorriso sulla bocca, la parlata sicura, il carisma di chi, su di un palco, sembra nato. Dall'ingresso in sella ad un cavallo, stringendo un tricolore al grido "Viva l'Italia" lanciato poco prima di cominciare un monologo interminabile ed impossibile da interrompere, un monologo così straordinario da far completamente dimenticare Morandi, che pur per qualche atto sul palco, con Benigni, è rimasto. Salvo poi dover lasiare la scena, dovere di situazione? Anche se non fosse così stato, Morandi, sarebbe svanito comunque. Perché diciamolo, Benigni ieri ha parlato senza alcuna appartenenza politica, ha parlato da Italiano, da uomo innamorato. Bravo attore? Qualcuno (Borghezio) è arrivato a definirlo una "prostituzione artistica" la sua. Beh, egregio Berghezio, preferisco una prostituzione di quel tipo che quella che sfrutta il suo Presidente...Preferisco sentir Benigni recitare un improbabile "Che l'inse?" che sentire le troiate che ogni giorno il suo leader e suo figlio ci propinano...

Ha attaccato tutti, dicevo, ha arriso tutti. Dall'immobilismo cosmico di Bersani, ai casini arcinoti di Berlusconi, passando per la RAI, Santoro, lo stesso festival di cui era ospite, passando per citazioni apparentemente normali, per lui, che risuonavano in quel teatro d'ignoranza come parole dette da un uomo d'altri tempi, ancora legato ai propri valori, al proprio paese Natale. Ma la parte più bella, quella che ho sentito più vicina a me e che mi ha fatto applaudire, anche se da dietro lo schermo di una TV è stato quando, riferendosi a Bossi, l'ha invitato ad imparare l'italiano correggendolo su quel "schiava di Roma Iddio la creò". Avrei voluto vedere la faccia di Umberto, mentre Benigni lo chiamava per fargli presente il dettaglio, vedere la sua o quela di suo figlio.

E per concludere, un uomo che non è un cantante, che non ha fattod ella musica la sua vita ha fatto un piccolo capolavoro. ha chiesto alla regia che fosse fatto buio, non ha voluto che l'orchestra l'accompagnasse, ha voluto farla così, come se fosse davvero un ragazzino per strada e per un lunghissimo momento, a me, ha fatto sentire uno stupido, un ignavo, citando quel Dante che tanto gli è caro. Perché io me lo sono davvero immaginato quel ragazzino, quattrossa in croce, con in spalla il suo moschetto e le mani nelle tasche, mentre si trascina lento in quello che fino a poche ore prima era stato un campo di battaglia. Io mi sono immaginato davvero uno dei ragazzini che combatterono coi Mille, che per farsi coraggio si canticchiava l'inno...

E mi sono sentito uno stupido...

 
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