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Post n°23 pubblicato il 29 Gennaio 2010 da ar.lo
Era necessario che tornassi nelle pagine di Patrizja, indispensabile. Dovevo tornare a rileggere quelle righe, come dovrebbe fare ognuno. Tornarci con la scoperta di una inadeguatezza completa a descriverle, a dicuterle, a parlarne. Una ragazza dell’Est, suggerisce la foto, suggeriscono i titoli del blog in una lingua che mi pare ceco. Una ragazza dai tratti asciutti, staccata dagli altri, che sa di essere bella. Occhi socchiusi. con sopraciglia inarcate. Anche le labbbra sono socchiuse. Il fumo di una sigaretta quasi finite, tenuta in modo strano, devia verso sinistra per non nascondere il volto. Una ragazza aliena a noi. Sapori di altre culture, immagini evocative un poco torbide che sanno di proibito. Un eros differente, nell’immaginario comune. Non mi sono occupato di immaginare Patrizja oltre la foto del profilo: non ha senso, inutile cercare di darle un volto, delle fattezze. Forse donna o forse uomo o forse Abulafia o forse mente incorporea. Non è rilevante. Quello con cui siamo in contatto è, come dice lei, una mente. Una mente analitica, molto capace di afferrarti nella sua logica, molto capace ad usare le parole e i loro ritmi per scuoterti e coinvolgerti. E lo faCcome lei dice, solo con una parte di sè. Quello che ci mostra di sè è solo una parte di un tutto che non conosciamo. Dal particolare al generale, era il processo logico a cui qualcuno si rifaceva. Quella che Patricja ci mostra è la parte sensuale (forse un aspetto di questa) , dove ti irretisce con parole ed immagini. Una parte che vorrebbe essere staccata dal resto del suo essere, pur indirizzandoti con tracce lasciate volutamente trapelare, come talvolta la forma suggerisce il contenuto. Una pratica in cui Patricja si dimostra molto abile. Non è da valutare con giudizi codini. Non è da valutare. Punto. Da leggere, da vivere lasciandosi andare, lasciandosi guidare dal ritmo, dai suoni, dalle immagini, dalle associazioni offerte in questo suo gioco intellettuale che ci ha voluto offrire. |
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Natiche all'altro lato della strada, su quel marciapiede una donna sconosciuta camminava…cammina..camminerà. Non la rincontrerete più; non si farà più in tempo nemmeno a vederne la faccia sullo specchietto retrovisore... Che cos'è quell'input, il mistero, il cinema che si è aperto e che nessuna romanticheria metterà a tacere? Questo è l’Eros che lo affronta. Donna, madre, sorella, amica, moglie, complice - troppi ruoli, in ogni caso; quello che scelgo è sempre l’ultimo, - perché il complice è l'unico tra tutti a desiderare il nostro piacere. Perché è anche il suo. Ti ringrazio dell'ottima recensione, buon pomeriggio