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[Struggle for Pleasure ] . . . or for Dolour

Post n°176 pubblicato il 28 Novembre 2009 da david_41

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Le trecentomila lune
del casello di Puccetto

di Giuliana Coppola

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Per una volta, una volta soltanto e forse ora, per sempre, chissà, t’è venuta voglia di percorrere la strada che ti conduce ad un luogo, specchio di un’anima; se tu lo desideri, li trovi nella tua terra luoghi che lo diventano per le storie in loro racchiuse; te le raccontano, in silenzio, una quercia, una pineta, una torre, un angolo di mare, una grotta, oggi un casello di ferrovia immerso nella campagna... L’hai cercato perché ne avevi sentito parlare, perché t’è giunta l’eco di Puccetto, perché hai ricordato fischio di treno e brivido tra rami al passaggio di littorina.
Ti è stato benevolo anche il cielo; si è mantenuto limpido, quando ti sei mosso da Tutino, dal suo castello e la sua chiesa, le sue viuzze e il suo calvario; Antonio ti attendeva ai piedi del castello; t’ha fatto da guida sulla strada che hai percorso nel verde; ti ha sorriso una chiesetta sulla destra; ti ha sorriso il casello; hai trovato la nicchia di cespugli, quando Puccetto t’è venuto incontro.
“Con le parole mi costruisco una nicchia di cespugli, ma una nicchia così trasparente...”, ti suggerisce Puccetto... Ecco, il casello è oggi nicchia di cespugli di una trasparenza infinita, surreale; libro aperto il casello, perché pagine piene di scrittura sono le pareti...senza più valore il tempo.
“L’età, il tempo, che importa ci sono i fiori, c’è la pioggia per la terra e poi ci sono i momenti per il silenzio. Io non sapevo contare. Diciamo che avevo superato le trecentomila lune e una stella”, ti racconta Puccetto e intorno le pezze, a te che sei venuto a cercarle nella loro casa, trasmettono la forza del tempo, la leggerezza dei fiori, il fresco della pioggia, la luminosità di trecentomila lune e una stella, per non perdersi mai; trasmettono i brandelli di verità che loro conoscono, che soltanto loro possono narrare e comunicare.
Il fischio del treno lacera il silenzio; Puccetto abbassa le sbarre; passerà la littorina - la vedi ad un passo da te - ritornerà silenzio della terra, di un albero che il vento ha fatto sfiorire, della strada, via Madonna della Pietà che unisce chiesa e casello, che tu hai percorso per arrivare a sentire silenzi e voci e non sai quanto di tempo sia passato...
Puccetto, Antonio D’Aversa, scrittore e pittore della sua anima, ha colmato di sé gli spazi, scrivendo e dipingendo soffio di vento, immagini del creato, gli occhi buoni del suo cane, il perdersi lieve delle scintille nel camino, acceso di tanto in tanto ad allontanare freddo ed ombre.
Prima, seconda, terza, quarta stanza al primo piano del casello, più vicino al cielo... ti vengono incontro mondi primordiali di colori... pensi che così si sarà offerto al creatore l’universo prima che decidesse di dargli un ordine; un magma di luce, un oceano di riflessi... “un solo nome, Puccetto”... ti assalgono il bleu profondo di un mare senza orizzonte, il rosso dell’argilla, il bianco, il giallo, il verde, il bleu ancora che i colori d’ossido di piombo conficcano nell’ordito d’una pezza e ancora il bianco candore d’una luna replicata trecentomila volte.
“Dipingo di notte, sul sagrato della chiesa...”; passata l’ultima littorina e ritornato silenzio, la pezza obbliga Puccetto a portarla dove lei vuole, a lavorare su lei, a trasmetterle e ad affidarle pensieri... e Puccetto sa quando inizia la sua opera ma non sa quando potrà terminarla... non è lui a deciderlo.

 

 

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“La mia pelle è una terra

il mio corpo un sentiero senza destino

la mia vita è un errore

la mia mano una radice deposta sull’orizzonte

l’odio è una bocca piena di sabbia la mia pelle rubata al tempo.

Nel pozzo profondo esistono immagini e un grido che nessuno ascolta.

Io sono affascinato dal pozzo perché é là che i miei gridi mi abbandonano

il mio corpo è bleu, è un riflesso di luce

io sono un secolo di troppo, un secolo di silenzio e d’argilla

un campo tracciato dalla notte, il mio corpo è un incendio”.

La pezza si è piena di immagini, di grida che nessuno ascolta; la pezza pesa di grumi rappresi

di sofferenza e colore.

 

In realtà mette delle tavole di legno per terra, o anche delle "pezze",  (tele  qualsiasi) come le chiama lui, a volte ci cammina anche sopra e continua a dare colori diversi, uno sull'altro in varie forme finchè non è soddisfatto.

Dopo le proiezioni  di documentari e films a lui dedicati ,  l'hanno interrogato circa l'arte,

 e lui :


 "Scusate ma tremo tutto non sono abituato al pubblico.
Molti dicono di me che sono un poeta, un grande pittore... incompreso, un'artista, sembro quasi un eroe.
Nessuno ha capito un cazzo,

Puccetto è un nome comune di cosa." 

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Il fischio del treno, ancora; ne passano sedici durante il giorno. E intanto hai il tempo di osservare che le rughe di un’anima e di un corpo sono passate tutte sulle pareti del casello; urli silenziosi di colori su pezze graffiate dal pennello; urlano in silenzio l’assurdo di una solitudine senza un perché, il bisogno disperato di lavorare, di mbrattare e nguacchiare le tele, questo permette di vivere, soprattutto quando si arriva al capolinea.
Il casello, luogo dell’anima, che oggi hai scelto di cercare, è un cumulo vivo di brandelli di storie “sono loro a comandarmi, ad ordinarmi che così dev’essere... cambiano se le poso qui nel vento, se le porto in un angolo al sole, se c’è buio intorno”, dice Puccetto.
Il fischio del treno, ancora, e d’un tratto una lama di raggio di sole... il casello di Puccetto è in via della Pietà nel silenzio del verde di un paese che ha nome Tutino, di Tricase, Le.

 

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Commenti al Post:
trampolinotonante
trampolinotonante il 28/11/09 alle 16:59 via WEB
forse tu sei Harold Rosenberg. Forse no,sicuramente no! ma in questo penso tu lo sia, ad aver parlato di Pollock, P come Puccetto! Ma no! Tu hai parlato di Puccetto, robusto, impietoso , quasi brutale, la sua action... lo si scorge accanto a Gottlieb, Rothko e Still. Niente figure, gli sono indifferenti... ma non gli è indifferente il gesto della mano sul legno steso sul pavimento...Forse a volte nessun contatto fra lui persona fisica e fisicità del supporto su cui incidere... Solo l'aria... farà sgoggiolare il colore da un secchio. Quasi un secolo da Pollock, ma un 'idea unica da realizzare: l'azione nella pittura, una disarmonia per sopportare tenmporaneamente l'assurdità che ci circonda! ciao, David! Grande come al solito!!! tt
 
bravafabia
bravafabia il 28/11/09 alle 19:14 via WEB
ed io mi domando quanta pienezza ha quest'uomo per cibarsi di tutto ciò. l'uomo di cui mi chiedo è l'uomo che racconta.
 
NASCOSTAMENTE
NASCOSTAMENTE il 29/11/09 alle 20:02 via WEB
l'armonia è nelle tue cose,è l'eco di quella nostalgia che quasi ho paura di sporcare...
 
mymuse77
mymuse77 il 01/12/09 alle 09:45 via WEB
è l'arte. ...la sede del dolore che poi diventa essenza di piacere
 
Framment.Aria
Framment.Aria il 01/12/09 alle 09:47 via WEB
mi ci porti da Puccetto?
 
 
Marie.Victoire.Jaquo
Marie.Victoire.Jaquo il 02/12/09 alle 19:30 via WEB
mi emoziono sempre.
 
zimmi0
zimmi0 il 14/01/10 alle 21:12 via WEB
perchè intrappoli sempre i miei occhi? rimango ogni volta senza respiro....... ti bacio sim
 
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