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"Ruminando il pasto nudo"
Post n°30 pubblicato il 30 Settembre 2014 da umamau0
Scendo dal 19: piazza Cordusio, via Dei Mercanti, piazza Duomo. Da un mese, ogni sabato pomeriggio, questo è il mio percorso. Il mio obiettivo mi aspetta sempre al suo posto nello scaffale: costa 10 euro, ma il suo valore nutrizionale per la mia mente è indefinibile. Lo prendo; evito accuratamente gli esibizionisti eruditi, che con le gambe accavallate, siedono sul divano in pelle e sulle poltrone che sono più in vista; e vado a sedermi sulla solita panchina in legno nell'angolo più remoto della sala, da dove difficilmente posso incrociare lo sguardo di un altro essere umano e qui resto per quasi due ore - tanto i commessi non verranno mai ad impormi l'acquisto del volume in questione - Lo apro e mi trasformo in una Capra delle nevi, mi arrampico con difficoltà sulle sue vette per brucare i pensieri più nutrienti, con pazienza mastico e rimastico le parole per poi poterle assimilare. Pagina 210: "Un venerdì Fats si fiondò nella Plaza, scimmia fetale di un grigio traslucido, ventose sulle piccole e morbide mani di un grigio violaceo, e la bocca circolare di una lampreda di fredda cartilagine grigia foderata di denti cariati, neri ed erettili, alla ricerca delle pittoriche cicatrici della droga..." Sollevo gli occhi per un attimo e sei seduta al mio fianco; hai in mano una copia di "Frammenti di un discorso amoroso" di Roland Barthes; penso che stai leggendo qualcosa che mi piace e riprendo. Pagina 217: ti sento leggere insieme a me. Non faccio in tempo a pensarlo, che tu: "Scusa, posso sapere cosa stai leggendo? Sembra interessante... Devi essere una persona speciale..."
Inizi a parlarmi di te, di quello che leggi, dei film e delle mostre che hai visto, della musica che ascolti e dei viaggi che farai e mentre cerchi disperatamente un punto di contatto, o qualcosa che ci accomuni, parli, parli, parli: non mi dai tregua. Improvvisamente divento sordo e penso che se abbassassi il tuo muro di parole, potremmo fare l'amore, qui, su questa panchina, in questa libreria affollata di collezionisti di libri-oggetto e pensieri reificati. Strapperemmo gli applausi di tutta una folla amorfa felice di poter vedere le sue fantasie in movimento.
Ma tu continui a parlare... E forse dovrò rassegnarmi, ancora una volta, al fatto che i miei zoccoli di capra saliranno sempre più in alto di quanto gli occhi di un essere umano possano leggere.
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