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Penso. Cammino. Vado avanti. E ripenso. Non a lei. Non a loro. Penso a me. Soltanto a me stesso. Rido. Sorrido. Mi scopro innamorato. Di me stesso. Si, me stesso. Quel me stesso che ha attirato e adirato. Donne. Le donne. Quelle donne. I loro profumi. I sorrisi. Gli schiaffi in pieno volto che mi hanno dato. E sempre più distratto lo vedo blu, quasi verde smeraldo. Mi tuffo. Mi immergo, vestito, bagnato, mi confondo tra le sue onde.
Fa freddo e in quel posto non manca il modo per riscaldarsi. Mi ci ha portato lei lì. Quel camino in quel bar è un fuoco che ti scalda dentro. Ordina una cioccolata calda. "Tu che prendi?" . Le indico che desidero ciò che lei desidera. E già intravvedo un'emozione sul suo volto. Mi fissa, cerca la mia complicità, ma sono distratto da quelle voci che mi stanno intorno. Il locale è pieno di gente. Coppie, amici che cercano ristoro, voglie di ridere e di parlare del nulla. A me distraggono. Non è un bel segno. Lei mi fissa e sembra sorda al mondo. Mi vede distratto. Si alza un attimo. Si sistema la minigonna, quasi fosse un rito, mi fissa ancora e si riaccomoda.
Arriva la cioccolata calda. Mentre ne gustiamo il sapore sorridiamo e ci mettiamo dentro anche qualche biscotto. E mi sento quasi un bambino che ha la fortuna di gustare il momento magico della merenda preparata da mani premurose e stracolme d'amore. Ancora mi distraevo da lei. Ancora mi perdevo. Ma è la mia natura. E la natura non cambia. Mai.
Mi guarda. Mi fissa. "Vuoi andare via?"
Siamo già fuori. Nella nebbia di quella città medievale da sempre rifugio geloso di me stesso.
Fa freddo. Parecchio freddo. E lei cerca calore. Un calore che io. Che io. Non so ancora se. Insomma, è meglio girare ancora nella nebbia.
"Mi porti a casa tua? Sento freddo" .
Le luci gialle, opache e sfocate dalla nebbia di montagna, quei viottoli di pietra, i cortili chiusi, le pochissime persone incrociate, il suono di una risata lontana. Tutto m'ispira emozione. Adesso davanti il portone di casa mia, le do le chiavi.
"Entra, tra poco arrivo"
"Mi abbandoni?"
"Già, a casa mia..."
"E chi me lo dice che è casa tua?" . Sorride: "Ti aspetto" .
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