A testa alta"Si fa il proprio dovere non perchè qualcuno ci dica grazie, ma per se stessi e per la propria dignità" |
AREA PERSONALE
DEDICATO A PAOLO BORSELLINO
GLI EROI BIANCHI (FALCONE E BORSELLINO)
TAG
MENU
I MIEI LINK PREFERITI
LIBRI DA LEGGERE
- Il gabbiano Jonathan Livingston - Richard Bach
- Fratelli di sangue - Nicola Gratteri; Antonio Nicaso
- La trattativa, mafia e Stato:un dialogo a colpi di bombe - Maurizio Torrealta
- Un uomo - Oriana Fallaci
- Paolo Borsellino, una vita contro la mafia - Leone Zingales
- Cose di cosa nostra - Giovanni Falcone in collaborazione con Michelle Padovani
- Ultime lettere di Jacopo Ortis - Ugo Foscolo
- Testimoni a perdere - Alfredo Mantovano
- 'ndrangheta eversiva, la scomparsa di Mauro De Mauro e la strage di Gioia Tauro- Arcangelo Badolati
- Vai e vivrai - Radu Mihaileanu
- Il Piccolo Principe - Antoine de Saint-Exupèry
« Messaggio #16 | Messaggio #18 » |
RITA ATRIA
Post n°17 pubblicato il 08 Dicembre 2007 da castalia_av
Avevo deciso che avrei iniziato a portare degli esempi concreti, diversi da Falcone Borsellino, per dimostrare che anche persone normali, che vengono dal popolo hanno avuto coraggio ed hanno cercato di cambiare le cose...Ricordare per chi vuol dimenticare...ed è per questo che partirò dall'esempio di Rita Atria. Esame di maturità 1992. Tema: «La morte del giudice Falcone ripropone in termini drammatici il problema della mafia. Il candidato esprima le sue idee sul fenomeno e sui possibili rimedi per eliminare tale piaga». Dallo svolgimento della candidata Rita Atria: «L’unica speranza è non arrendersi mai. Finché giudici come Falcone, Paolo Borsellino e tanti come loro vivranno […] la verità vivrà contro tutto e tutti. […] Forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo». Nessuno poteva immaginare quanta poca retorica e quanta esperienza si nascondessero dietro le parole di quella ragazzina siciliana seduta nell’ultimo banco. Lei l’aveva fatto: una mattina di novembre era andata dai carabinieri e aveva cominciato a raccontare tutto dei mafiosi di Partanna, il suo paese, dei traffici loschi di suo padre e di suo fratello e del perché e per come se li era visti riportare a casa traforati dai proiettili. Pentita? No, di che doveva pentirsi? Testimone di giustizia. Aveva fatto il diavolo a quattro per farsi ascoltare. E alla fine le avevano dato retta. Soprattutto uno, il Procuratore di Marsala, dott. Borsellino o “zio Paolo”, come lo chiamava lei, che era diventato un amico, un confidente, un padre. E quando la mafia uccide anche lui, Rita non ce la fa e si toglie la vita. Sulla sua lapide c’è la frase che aveva scritto nel tema, appena un mese prima “La verità vive” ma nessuna foto. |
Inviato da: Anonimo
il 04/09/2008 alle 14:39
Inviato da: castalia_av
il 04/09/2008 alle 14:23
Inviato da: Anonimo
il 04/09/2008 alle 12:58
Inviato da: castalia_av
il 02/09/2008 alle 15:03
Inviato da: Anonimo
il 02/09/2008 alle 14:47