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9 maggio 1978

Post n°39 pubblicato il 14 Maggio 2008 da castalia_av
Foto di castalia_av

''Mio padre, la mia famiglia, il mio paese! Io voglio fottermene! Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Io voglio urlare che mio padre è un leccaculo! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!''.

9 maggio 1978. Una delle pagine più buie nella storia del nostro Paese. Peppino Impastato moriva a Cinisi, assassinato e fatto saltare in aria, sotto i binari di un treno. A Roma, in via Caetani, veniva ritrovato il corpo del presidente Aldo Moro. "L'alba dei funerali di uno Stato" cantano i Modena city ramblers.

Anni bui per l'Italia. Nelle piazze, i ragazzi si scontrano e si uccidono a vicenda, in nome di una "fede politica", credono che così si fa' la "rivoluzione". Le brigate rosse organizzano il sequestro Moro, dopo 55 giorni di prigionia, il corpo del presidente viene ritrovato, accasciato nel cofano di una renault 4 rossa in via Caetani, a due passi dalla sede del Pci. Anni in cui la violenza era di casa, anni in cui le strade grondavano di sangue, di paura, l'aria di poteva tagliare.

Trent'anni fa, in Sicilia, Peppino Impastato veniva barbaramente ucciso, fatto saltare in aria imbottito di tritolo sui binari della ferrovia.
Nasce in una famiglia di mafia, vicina al boss Tano Badalamenti.
"sei andato a scuola sai contare? (...) forza andiamo conta e cammina...(...) 98,99 e 100. Lo sai chi ci abita qua, u zu' Tanu c'abita qua. 100 passi ci sono da casa nostra 100 passi".
Questa la celebre frase di un ragazzo che, armato di passione, coraggio e voglia di fare, parla tanto in una Sicilia che tace, urla in una terra dove anche i muri ascoltano, dove la gente guarda rassegnata il volto di chi si sostituisce allo Stato con la violenza. E lui non è estraneo a questi ambienti, non è succube di questa gente che comanda, lui sarebbe dovuto crescere per comandare,è già nato in una famigllia mafiosa, ma lui non ci sta', si ribella e milita, milita e parla, crea una radio e racconta, racconta ogni giorno le malefatte dei signorotti del paese, ne fa' le caricature, da' fastidio. Chi lo ama, intorno a lui, cerca di placare la lingua folle che racconta, senza fare sconti a nessuno, lui ha sentito il profumo della libertà ed ora vuole condividerla con la sua gente, quella stessa gente che il giorno prima lo lascia solo, spettatrice di un omicidio annunciato, e dopo lo elegge simbolicamente al Consiglio comunale ,dove lui era candidato, in una lista chiamata "Democrazia Proletaria".

Il 9 maggio è ricorso il trentesimo anniversario della sua morte,la situazione in Sicilia forse è migliorata, in Calabria è peggiorata, in Italia anche...purtroppo sembra essersi abituati alle facce dei mafiosi, oggi governano e sono vestiti di perbenismo, oggi sono classe dirigente, e la gente continua a vivere nell'impotenza.

Che il ricordo del suo sacrificio sia da monito, a me per prima, e poi a tutti quelli che credono ancora nella legalità e non devono domandarsi se valga la pena vivere onestamente.

 
 
 
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Data di creazione: 23/11/2007
 

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