(ASCA) - Roma, 26 giu - ''I dati sul commercio diffusi oggi
dall'Istat dipingono una situazione di eccezionale gravita'
per il Paese, e confermano l'urgenza di interventi che
facciano ripartire l'intera economia''. Lo rileva, in una
nota, la Confesercenti preciasando che ''dalle rilevazioni
dell'istituto di statistica arrivano due segnali che non
possono essere sottovalutati: una situazione di grande
sfiducia nel Paese e un disagio economico e sociale crescente
e inarrestabile. Non possiamo perder tempo a leccarci le
ferite: Governo, Parlamento e forze sociali devono ritrovare
la via di un confronto rapido, costruttivo, capace di
decisioni chiare per favorire la crescita economica''.
Per la confederazione ''ad aprile, infatti, i consumi
delle famiglie italiane sono stati soffocati da una crisi
economica troppo lunga e da una pressione fiscale ormai
insopportabile, dall'Imu alle accise sui carburanti, che
limita sempre di piu' la disponibilita' di reddito,
trascinando di conseguenza le vendite ai livelli piu' bassi
dal 2001. Un calo che investe tutti, ma che pesa soprattutto
- ancora una volta - sui piccoli negozi, senza risparmiare la
stessa grande distribuzione, e coinvolge tutti i settori
merceologici, alimentari inclusi, che anzi segnano la caduta
piu' forte degli ultimi 11 anni. Gli italiani stanno dunque
letteralmente tirando la cinghia: nel Mezzogiorno la
riduzione della spesa per cibo e bevande riguarda una
famiglia su due; una su tre al Nord.
Le prospettive per l'immediato futuro, poi, restano negative
in modo inquietante: nel 2012 il reddito disponibile reale
scendera' per il quinto anno consecutivo e la capacita' di
consumo degli italiani si ridurra' a livelli inferiori a
quello del 2007, quando la crisi ebbe inizio''.
Per evitare che questo ''periodo nero'' dei consumi si
tramuti in una notte fonda, per Confesercenti ''e' necessario
un pacchetto di interventi urgenti e strutturali per ridare
fiato ai redditi delle famiglie ed alle imprese. Tagliare con
coraggio la spesa pubblica e liberare risorse per
investimenti e consumi resta la via maestra. Nel frattempo,
si evitino errori peggiori: non sembra affatto scongiurata
l'eventualita' di aumenti delle aliquote Iva previsti a
ottobre e gennaio prossimo. Che causerebbero un maggior
carico fiscale per ciascuna delle 24 milioni di famiglie
italiane di oltre 420 euro annui. Un onere che si
aggiungerebbe ai quasi 150 euro gia' sopportati per l'aumento
dell'Iva ordinaria al 21%, varato nell'autunno 2011''.
Un aumento consistente - sottolinea la confederazione -,
''che non potrebbe non avere effetti sui consumi delle
famiglie, specie quelle soggette a blocco nominale dei
redditi (pubblici dipendenti) o caratterizzate da incertezza
sulla stabilita' del posto di lavoro e/o del reddito
(dipendenti privati e lavoratori autonomi). Non bisogna
dimenticare, poi, che l'intervento sull'IVA avrebbe un
effetto anche sui prezzi al consumo, stimabile -
limitatamente alla prima parte della manovra (ottobre 2012) -
vicino a 1,5 punti percentuali''.
Inviato da: ambrosiadossi88
il 25/08/2016 alle 10:39