la vita di Charlie

Un incubo


Un incubo. Era Da tanto che non ne facevo uno. In realtà era da tanto che non ricordavo un sogno.Ero me, ero in un castello. Indossavo un vestito da principessa.Non ero la sola, ma mi sentivo felice.Giù dalla balconata c'era come un paesino.Gente in festa, applausi e risa.Un grande albero aveva colto la mia attenzione.Sotto di questo un signore anziano di poco conto con tre gatti.Bianco. Grigio. Arancione.Vedo che i micini giocano tra di loro.Più li guardo e più sembrano diventare grandi fino ad essere alti come il vecchio in ginocchio.Sono assetati di cattiveria. Il pelo è diventato rado. Gli occhi sono fessure. I denti sono sciabole lunghissime come gli atrigli spaventosamente lunghi e acuminati.Sento un senso d'angoscia.Il gatto arancione mi fissa e sbraita come una belva.Un lupo mannaro, sembra quasi un lupo mannaro.Le tre bestie magrissime litigano tra di loro, ma quella continua a fissarmi rabbioso.La gente sembra non accorgersi di nulla, sono l'unica a vederli in quelle fattezze.Per gli altri sono solo gatti del viandante.Su dal castello dove sono, in festa dicono che devo passare con le altre ragazze giù, nel paesino tra la gente. Scendiamo la scalinata. Sento l'angoscia salire. Passiamo tra le persone sorridenti. Tra le voci che ci acclamano a destra  sinistra.Poi eccolo. Il viandante mi avvicina con un sorriso che non ho saputo analizzare.Gli sorrido incerta. Mi tocca una mano.Piu' avanti eccole. Le belve.Dormono silenziose raggomitolate tra di loro. Sono gatti, adesso riportano alla mente l'immagine del micio domestico.Eppure sono ancora tutti e tre giganteschi. Gli artigli non li vedo. Vedo il loro pelo ormai rado e alzarsi e abbassarsi sopra la schiena scheletrica in balia del respiro del sonno.Mi sento quasi sollevata, ma non del tutto. Cammino davanti ai tre animali. Sto per guardare avanti a me e sorridere a qualcun altro.Eppure mi giro ancora.La bestia arancio ha un occhio aperto. E mi guarda.