aurelioderose

Carlo De Rose come quasi tutti gli altri figli di Luigi De Rose e Giovanna Hatfull  (Antonino, Luigi, Rubens, Filiberto, Bianca ed Ersilia) vivendo in un ambiente artistico ne furono attratti ed in forme diverse protagonisti. Carlo:  si dedicò alla pittura e alla critica d'arte ( un articolo alla morte del cognato Vincenzo Meconio che aveva sposato sua sorella Ersilia seguirà queste note). Luigi frequentò l'Accademia ed insegnò in quel di Viareggio. Rubens: frequentò anche lui l'Accademia ed insegnò disegno e staria dell'Arte. Antonino sebbene indirizzato verso la carriera militare si dilettò anche lui nella pittura così come mio padre Filiberto. Delle donne; Bianca sposò Giuseppe Rossi figlio di Vincenzo Rossi disegnatore ed illustratore ed infine Ersilia che sposò lo scultore Vincenzo Meconio (vedi scheda) . 

Carlo De Rose
così commemorava
 Lo scultore Vincenzo Meconio
(uno stralcio)

E' più triste, tanto più triste il risveglio dopo il sonno stanco del dolore. L'anima affiora a poco a poco alla realtà con spasimo crescente, e vorrebbe rituffarsi nel buio; ed invece la vita la trae fuori dall'oceano come alla luce. Luce cruda, odiosa, luce che è fatta di cordoglio e di lacrime, e che più rudemente del buio spiega dinanzi all'anima il vuoto e l'irreparabile ! Vincenzo Meconio é morto ! Triste il tramonto a quelli che sono nel dolore, ma il più triste, infinitamente triste a quelli cui fu tolto per sempre un essere caro. In quell'ora di raccoglimento, quando l'oscurità che scende dal cielo sembra sospinga i viventi a tenersi vicini, gli occhi cercano intorno la cara figura scomparsa ed il cuore che la desidera invano, sente più profondo il travaglio !. Vincenzo Meconio nacque in Napoli quarantacinque anni orsono da umili genitori. Ancora adolescente sbocciò in lui la passione per la plastica. Fu allievo della nostra R. Accademia di Belle Arti dove ne apprese i principi fondamentali che aveva sane radici nell'insegnamento di Achille D'Orsi. Ivi, con lo studio assiduo, con la volontà tenace, con l'estro contenuto, ma innato, si affermò, malgrado che nell'intimo il dubbio deve averlo più volte attanagliato intorno al valore storico dell'arte sua. Da quel momento in lui si inizia una mirabile e quasi soprannaturale armonia fra la vita e le opere. La carriera gli si dischiude, dinnanzi operosa e gloriosa e la produzione diventa febbrile; e statue, busti, bassorilievi, putti, frammenti........Ma. ahime " Siamo al 5 ottobre 1945. E' scesa la notte . Napoli é immersa nel silenzio e nel sonno. Un cuore ha cessato di battere ! Un grande spirito si tace: Vincenzo Meconio non è più ! Un'ala si innalza in cielo.  Una luce nuova sale nello spazio! ......in questa semplice, ma sentita commemorazione, si confondono le voci amiche, di quelli che lo conobbero nella vita di ardore creativo e di quelli che lo conosceranno attraverso le sue opere perennemente ispiratrici di italiana virtù. Ma il suo tramonto somiglia ad un'aurora. L'aurora della immortalità.