Visioni d'Ombre...

...inseguendo sempre quell'ignota arte concedente l'opportuna figurazione d'appartenenti Visioni ed Ombre... Axelber

 

...alla fine di tutto, vado dove voglio andare e faccio quel che voglio fare,… per il resto, … non mi piace giudicare, amo farmi i caxxi miei e fanculo a chiunque abbia qualcosa da osservare, dire o ridire sui miei modi di fare e pensare!!

Alessio B.

 

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Visioni d'Ombre

Post n°17 pubblicato il 02 Dicembre 2006 da axelmatrix

A volte ritornano...(parte quinta)

…vediamo, per render il tutto in quel comune ordine, così come prefisso, sarebbe adesso nondimeno essenziale specificar quell’altro fatto!
Continuando così,  il tutto,  poi, dovrebbe andar bene!
Allora,… benché questa, sia la mia vera identità, proprio da qualche attimo dopo che son nato, m’ha sempre contraddistinto altro nome e cognome ed al di fuori di quattro persone, nessuno mai, ha saputo ch’effettivamente i miei dati anagrafici sono, o meglio, sarebbero dovuti esser proprio questi.
Di tal verità, riguardo al mio concreto essere, io, ne venni a sapere soltanto all’età di diciannove anni, all’incirca un mese dopo la morte dell’ultimo di quei due i quali, avevo sempre sospettato poter essere i miei effettivi genitori.
Dico apposta sospettato, perché, sin da bambino, di tanto in tanto, mi compariva improvvisa quella curiosa impressione,  suggerente d’indagar, circa cosa, nel rapporto tra me e loro, non fosse poi così del tutto esatto.
Purtroppo, a quell’epoca, come ogni comune individuo, non comprendevo appieno né quella particolare sensazione, ne tanto meno della sua validità, e cosicché, in quel diffuso modo, solo d’apparenza conveniente, non contrastavo nulla di quanto la mia ragione, già ben ammaestrata, era portata, senza sorta di sforzo, a dover e voler credere.
La notizia della mia vera identità, insieme a tutta la storia, mi pervennero improvvisi per bocca di V… Vellanzetti, mio reale padre, ed onestamente per qualche tempo, a partire da quell’attimo, mi ritrovai ad avvertir la mia persona come racchiusa ed imballata in una striminzita e buia scatola involta d’incertezza.
Il Vellanzetti, appresa la notizia di morte del mio acquisito padre, s’era subito preoccupato di rintracciarmi, a suo finto dire, per poter finalmente assolvere, ad ogni qualsivoglia mia ventura necessità.
Al tempo di quel nostro primo incontro, non sapevo da chi, ed in che modo, avesse potuto apprender, sia quella notizia del triste evento, sia numerose altre mie notizie, poi, quando in un tempo successivo ebbi modo d’indagare, mi fu ben chiaro come, per uno strano scherzo del destino, indirettamente senza ch’io m’accorgessi di nulla, anche da parecchio tempo, mi teneva facilmente d’occhio.
Comunque, un giorno, appena fuori dalla porta di casa, mi sentii d’improvviso toccar sulla spalla destra, cosicché, d’immediato, mi voltai in quella direzione subito aggressivo.
Quell’atteggiamento litigioso, non comparì per effetto di uno spavento dovuto al fatto che, dietro la porta v’era nascosta la presenza di un qualcuno sino a quel momento non percepito, ma, fu causa del ben più semplice fatto che, da sempre, mal sopporto chiunque il quale, sentendosi autorizzato a poter toccare, usi tal sistema per attirar l’attenzione della mia persona verso la sua.
In ordine di tempo, l’ultima persona a pagar le spese di tale onnipresente mia piccola peculiarità è stata proprio Olga!
In ogni modo, riportando all’ordine i pensieri, quell’uomo, intimorito dalla mia brusca reazione, immediatamente iniziò ad indietreggiare, scusandosi e ripetendomi più volte frettolosamente di star tranquillo. In effetti, quel modo di fare, più che calmar me, era invece destinato a rasserenar la sua stessa persona che retrocedendo si tutelava disponendosi lontana da ogni eventuale mia portata.
L’invitai a dirmi d’immediato cosa volesse, e, d’immediato, fui accontentato per mezzo d’una breve ma alquanto stupida risposta.
- Ale…, vorrei soltanto parlarti!
Mi stupirono due fatti, il primo era che conoscesse il mio nome, il secondo che già da subito si sentisse autorizzato ad usar simile confidenza nei miei riguardi.
Pur se molto infastidito dal quel suo modo di fare, gli diedi opportunità di spiegarsi, proponendo d’andar a prender posto ad un  tavolo del bar ubicato proprio sotto quella vecchia abitazione di proprietà degli oramai scomparsi  miei genitori.
Per tutto il tempo, sino a quando non ci sedemmo, ci studiammo e nessuno dei due aprì bocca, poi, lui, con  voce imbarazzata, diede inizio al racconto di una strana storia.
Esordì di botto asserendo d’esser il mio effettivo padre.
Se sino a quel momento m’era stato soltanto antipatico, da quel preciso punto appresso, l’avrei per sempre odiato.
I punti salienti della vicenda proferitami erano che, lui ed Ingrid, la mia vera madre, una bellissima giovane d’origine straniera che abitava stabilmente, prestando servizio come collaboratrice domestica, presso una delle sue numerose residenze estive, s’erano accorti un giorno d’esser innamorati l’un dell’altra, e, benché egli fosse già sposato, da qualche tempo portavano avanti una relazione.
Mia madre, restò però incinta, e loro, per evitar qualsivoglia dannosa forma di scandalo, decisero complici, d’organizzar la mia nascita proprio in quell’appartamento dove lei oramai da tempo lavorava e risiedeva.
Tuttavia, qualcosa nel loro piano non funzionò così com’avrebbe dovuto, in quanto, lei pur mettendomi al mondo, non riuscì a superar quell’evento del parto.
 Lui, appresa la tragica notizia della morte di mia madre, (ed io dico anche della mia nascita), per il mio bene, ritenne repentinamente d’affidar la mia giovane vita all’ostetrica di sua fiducia convocata nell’appartamento allo scopo d’aiutarmi a venir al mondo.
In concreto, la storia propinatami dal Vellanzetti, nel mentre del nostro rapido incontro, racchiudeva in se, un elemento banale ma talmente fasullo, che se mai, il racconto al suo interno avesse ospitato anche soltanto un unico elemento degno di verità vera, tal vero elemento, sarebbe stato vagliato com’elemento al limite non più che incerto da quella mia mente oramai inquinata a sottil opera del lampante falso!
Sapevo benissimo, che mia madre, o almeno quella che per tanto tempo avevo sospettato esser la mia effettiva madre, era sempre stata affetta da malore ogni qual volta si trovava innanzi alla vista del sangue, per cui se anche era vero che in giovane età aveva brevemente provato a far pratica come infermiera presso il reparto di maternità di un noto ospedale, era anche vero che proprio questo suo grave deficit, l’aveva costretta ad abbandonar rapidamente quella sua aspirazione.
Figuriamoci allora se mai avesse potuto assister un parto!
M’alzai all'improvviso da quel tavolo e lasciandolo lì, m’allontanai.
A ogni buon conto, di lì a poco,  indagando, ma non è ancor il momento di palesar come e quando, scoprirò, che la parte basilare di quel racconto che speravo falsa era invece vera!
L’essenziale da dir ora, è che, proprio da quel preciso istante cominciarono a rivelarsi i primi sintomi di quella che si svelerà poi una sorta di vera e propria mia malattia.
Del resto, come può sentirsi uno che di sorpresa scopre che, un sospetto da sempre segnalato da taluni suoi sensi sia forse più reale di quel reale ogni volta voluto credere poiché, semplicemente manifesto alla sua ragione da altri corrompibili sensi.
Eppur si trattava sempre di sensi, ma bisogna che mi spieghi meglio!
E’ un po’ come se uno, pur non avendo mai innanzi alla vista alcun individuabile e plausibile elemento di dubbio, capti però, costantemente dentro di se, quella strana sensazione che la persona amata lo tradisca, e poi, solo per una serie di coincidenze, venga a scoprire che proprio tal impressione era quella suggerente d’una realtà vera!
Frequentemente, tal sensazione giudicata ipotetica vien denominata sesto senso.
Soltanto al culmine della mia malattia, scoprirò che, quel velo di mistero ed incertezza da sempre presente intorno alla validità di tal senso è opportunamente costruito e mantenuto da taluni pochi, affinché taluni altri, la maggioranza degl’individui, non abbia modo d’approfondir il modo e la maniera del suo utilizzo.
Di certo, se rendendolo pubblico, tutti avessero coscienza di quegl’inganni operati alla ragione per opera della vista, chi mai più cadrebbe nella trappola delle studiate immagini, e ancora, chi più mai capitombolerebbe in opportuni e convenienti errori, se ognuno conoscesse l’effettiva inutilità di molti dei suoi più frequenti comportamenti indotti?
A tal  proposito, mi sa tanto che ora devo dar ascolto a quelle segnalazioni che intenzionalmente già da qualche tempo stanno allarmandomi circa la necessità di provveder a tutelar la mia persona mediante cibo e riposo!
Spengo adesso per riprender presto la dettatura dei miei pensieri ed entrar nel vivo di tal questione caratterizzante ogni mia fortuna e sventura …

…continua…

Axelber

 
Rispondi al commento:
lamiapelle
lamiapelle il 10/12/06 alle 16:17 via WEB
e a volte..., scappo via con me...:)
 
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Data di creazione: 18/06/2006