Creato da: emanuelemonduzzi il 02/04/2008
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Beach Volley Gate: lo scandalo FIPAV/FIVB (6a puntata : INTERMEZZO)

Post n°21 pubblicato il 29 Agosto 2008 da emanuelemonduzzi
 
Foto di emanuelemonduzzi

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INTERMEZZO

Altre puntate della "beachvolleyopoli" o del "malabeach" erano già pronte in bozze ma numerosi accadimenti si stanno evolvendo anche in questi giorni con l'ingresso in scena di nuovi personaggi e di nuove entità oscure.

Insomma quello che doveva essere un reportage storico sta diventando una vera e propria telenovela in divenire, peccato però che non si tratti di finzione ma che sia tutto vero. Il materiale a disposizione diventa sempre più corposo anche se certe cose non cambiamo mai al solo cambiare degli attori.

A proposito di materiale: chi conosce il sottoscritto ne conosce l'integrità, anche se ciò non vuol dire poi piacere a tutti per i mille motivi che regolano le relazioni umane. Il mondo però è pieno di diffidenti o di coloro che, in malafede, cercano di contrattaccare quando chiamati in causa. Ebbene per tutti questi signori o per coloro che capitassero per caso su questo blog, sappiate che copiosi documenti, file, video etc sono/saranno tutti a disposizione...citando un film d'azione famoso "è come fosse un carico su una nave senza alcuna destinazione"...per il momento.

Arrivederci alla prossima puntata. Stay tuned.

 
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La massima della settimana

Post n°20 pubblicato il 21 Luglio 2008 da emanuelemonduzzi
 

Molti studiano come allungare la vita, quando invece bisognerebbe allargarla.

 
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Beach Volley Gate: lo scandalo FIPAV/FIVB (5a puntata)

Post n°19 pubblicato il 14 Luglio 2008 da emanuelemonduzzi
 
Foto di emanuelemonduzzi

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LA NASCITA DI PROSERIES

Come raccontato nell'ultima puntata, la "Vergogna di Ginosa" fu la classica goccia che fece traboccare il vaso. L'idea dapprima embrionale poi sempre più reale di creare qualcosa di indipendente si fece sempre più viva e tangibile visto che il malcontento era diffuso non solo a livello nazionale ma praticamente ad ogni latitudine.

Perchè gli atleti non possono gestire lo sport direttamente con i promoter? E' così necessario l'apporto di federazioni che invece di apportare servizi chiedono solo il pagamento di oboli a vario titolo senza dare nulla in cambio? Perchè bisogna pagare una federazione quando dovrebbe essere proprio il contrario, cioè la stessa federazione essere sponsor e promotrice dei progetti più meritevoli? Perchè in aggiunta ai vari oboli bisogna ottenere anche la "benedizione" del mammasantissima di turno per fare attività? Perchè la federazione impone eserciti di arbitri ed altre figure di vario tipo quando ne basterebbero la metà? Già appunto perchè?

La NON risposta a tutti questi perchè era già un motivo valido per la creazione di qualcosa di indipendente in cui atleti e promoter lavorassero dalla stessa parte del tavolo per la crescita di uno sport sempre troppo bistrattato.

Fu preparato il progetto, furono contattati gli atleti e furono contattati gli organizzatori: alcuni risposero "obbedisco, altri "ci devo pensare" ed altri ancora "no, ho troppa paura delle ritorsioni federali". Tutte posizioni comprensibili e giustificabili.

Il progetto in men che non si dica arrivò sul tavolo della FIVB che iniziò immediatamente una campagna del terrore. I primi delatori si erano già mossi ed avevano fatto la corsa agli uffici della FIVB per farsi belli algi occhi dell'imperatore Acosta con le informazioni reperite. Tanto di cappello a Don Angelo Squeo che fu il primo a capire la portata del progetto e le possibili conseguenze sulla struttura di potere consolidato (potere, termine ricorrente). Arrivarono le prime email dove capeggiavano le parole 'Not authorized' oppure 'Warning', alcune di queste le conservo ancora; sarà poi questo il leitmotiv che accompagnerà tutte le successive comunicazioni a riguardo. Mi furono riportate le sue testuali parole che il "progetto ProSeries dovrà essere stroncato con ogni mezzo".

Anche in Italia qualcuno si diede da fare per scoprire "chi ci fosse dietro a ProSeries": fra le email ricevute nell'apposita casella predisposta ricordo quelle più simpatiche di F.Taffoni che a quei tempi svolgeva incarichi addirittura per la Fivb, prima di esserne tagliato. La cosa grottesca che il progetto era pubblico e se ne parlava con atleti ed addetti ai lavori anche durante le manifestazioni, in pratica non c'era nulla da scoprire ma il solo fatto di annunciare indagini od ispezioni dava una sorta di aura negativa attorno a ProSeries come se ci fosse chissà quale setta carbonara all'opera; questo era però il vero obiettivo dei federali: diffamare e denigrare.

La difficoltà più grossa per gli addetti ai lavori era quella di pensare fuori dal sistema, cito un piccolo aneddoto a riguardo. Parlai di ProSeries, durante una tappa del Campionato Italiano in svolgimento a Chioggia, con un arbitro di Forlì, credo si chiamasse Marchetti ma non ricordo bene: non scorderò però mai la sua faccia di stupore e di quasi panico quando alla sua domanda "ma non puoi osare andare contro la federazione, così sarai squalificato?" ed io "E quindi?", al mio quindi rimase a bocca aperta, forse è ancora là a SottoMarina di Chioggia a pensarci sopra. Finalmente fece la sua comparsa un'altra parola tanto amata dai gerarchi federali: 'squalifica'; ci tornerò sopra in una delle prossime puntate.

Pur essendo nato principalmente per le inefficienze federali, il progetto ProSeries non è mai stato contro la federazioni ma solo a favore del beach volley, ma questo ovviamente pochi lo capiranno. In pratica: se le federazioni avessero sempre lavorato bene, ProSeries non sarebbe mai nata.

Il progetto ProSeries era quindi pronto a partire e gli atleti pretoriani aderenti al progetto si erano già schierati a falange pronti a subire gli attacchi federali che non tardarono ad arrivare: diretti o per vie traverse, ufficiali o sleali. Insomma la guerra era cominciata.

Alla prossima puntata.

 
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Ricordo di un'amica

 

Beach Volley Gate: lo scandalo FIPAV/FIVB (4a puntata)

Post n°17 pubblicato il 12 Giugno 2008 da emanuelemonduzzi
 
Foto di emanuelemonduzzi

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LA VERGOGNA DI GINOSA

La "vergogna di Ginosa" fu la prima grande nefandezza cui assistetti e di cui fui vittima. Fu la classica goccia che fece traboccare il vaso, ma in questo caso più che una goccia fu una vera e propria secchiata.

I fatti: il sottoscritto in compagnia del compagno di ventura del momento, Omar Caidi, decidemmo di partecipare alle qualificazioni del Campionato italiano in programma a Ginosa di Taranto. Correva l'anno 2003 e qualcuno aveva avuto la "brillantissima idea" di far disputare le qualificazioni al Campionato Italiano nel weekend antecedente la tappa ed addirittura in un'altra location, a volte anche parecchio distante. In pratica le qualificazioni in programma a Ginosa (TARANTO - Mare Ionio) erano previste il 19-20 Luglio mentre la tappa ufficiale era in programma a Vasto (CHIETI - Mare Adriatico) il 26-27 Luglio.

Omar ed io, avendo pochi punti nel ranking, avevamo deciso di puntare su questo evento abbastanza certi di superare le qualifiche ed entrare nel tabellone a Vasto anche se ovviamente la/le trasferta/e sarebbero risultate lunghe ed onorose.

Fatti gli ultimi allenamenti ed effettuata correttamente l'iscrizione cercai di reperire le poche informazioni logistiche disponibili sull'evento per sapere qualcosa riguardo il luogo di gara, orari, eventuali alberghi convenzionati... Il sito FIPAV era, a quei tempi, praticamente nullo e le uniche informazioni erano disponibili sul sito del Comitato Regionale FIPAV della Puglia. Ripeto erano le uniche e comunque quelle ufficiali.

Fra le poche informazioni disponibili l'unico riferimento utile per l'orario di ritrovo era fissato per la mattina del sabato alle 8.30 di mattina. Tralasciamo il fatto che da nessuna parte era scritto che l'evento si disputava a Marina di Ginosa e non a Ginosa, magari per un indigeno la cosa era ovvia, per chi veniva da 600 km un po' meno. Ad ogni modo verso le 8.00-8.15 arrivammo ai campi dove il giorno prima ci eravamo allenati e dove quindi era chiaro a tutti (presenti numerosi atleti e gli stessi membri dell'organizzazione) che eravamo presenti e che volevamo partecipare all'evento, visto che altre volte era capitato che alcune squadre, sebbene iscritte non si fossero presentate. Mentre parcheggiavamo arrivarono le prime telefonate di altri beachers che concitatamente mi riferivamo che l'organizzazione mi stava per "skretchare" (termine folcloristico che significa eliminare d'ufficio) visto che non eravamo presenti alla riunione tecnica prevista dalle 07.30 alle 08.00!

Iniziarono subito le prime proteste sia col il responsabile FIPAV di turno tale Domenico Traversa che con il responsabile del tour, il povero Gianni Rinci.

Una definizione: il responsabile FIPAV della manifestazione ha la qualifica di 'supervisor', termine che dovrebbe conferire chissà quale auge o potere illuminato per fare in modo che tutto fili liscio, scordatevelo: la realtà è ben diversa, quindi mi scuserete se non lo chiamerò supervisor.

Fu chiaro sin dall'inizio la profonda ottusità del soggetto sopra indicato che iniziò a campare le scuse più incredibili parlando di regole non scritte e boiate simili. Altre due squadre vennero squalificate per gli stessi motivi. Venimmo poi a scoprire che il chiaro intendimento di Domenico Traversa, e dei suoi infidi compari del luogo, era quello di favorire il più possibile la qualificazione di alcune coppie pugliesi alla tappa di Vasto.

Lo stesso Gianni Rinci fece una telefonata a Roberto Reggiani, factotum federale nel beach volley, ma fu chiaro anche in questo caso che la volontà era quella di lavarsene le mani prima possibile e di fregarsene di coloro che si erano fatti così tanti kilometri ed avevano rispettato le regole previste.

Scrivemmo un lettera di protesta ma poi ripartimmo da Ginosa pieni di rabbia per il sopruso ed i danni subiti.

Tornato a casa aprii di nuovo il sito della FIPAV-Puglia per vedere se veramente potevo aver preso un abbaglio MA sorpresa delle sorprese il famoso documento con le uniche informazioni sull'evento era SCOMPARSO!

Il caso volle però che io mi ero già fatto una copia che custodii gelosamente.

(Per i più curiosi ecco alcuni dei documenti): http://digilander.libero.it/emanuelemonduzzi/vergogna.htm

Cominciò poi la parte formale di protesta con raccomandate, lettere ed email a tutte le parti coinvolte: la FIPAV nazionale, la FIPAV Puglia, la Fulvio Taffoni Eventi Sportivi (responsabile per tutti i tornei di qualificazioni), la RCS... ovviamente si risolse tutto in una bolla di sapone visto che l'unica via possibile era quella legale. La federazioni sanno benissimo che, avendo fior di legali a loro servizio e gestendo praticamente la giustizia sportiva "in casa", questo è il miglior strumento di potere a loro disposizione.

In pratica le federazioni sanno di poter fare ciò che più gli pare e piace contro atleti, società ed in generale contro i loro membri visto che sanno di avere sempre il coltello dalla parte del manico.

Infine mi fu consigliato di cercare di parlare con Franco Brasili che, a quel tempo, era il sommo responsabile FIPAV del beach volley per cercare una specie di accomodamento.  Le risposte furono tutte in politichese, in definitiva asserì che "non voleva creare un precedente"...ma come un'ingiustizia è stata fatta e tu la vuoi avallare? Questo sì che è un precedente!

Ora svelerò un segreto: molte delle telefonate fatte con Brasili sono state registrate e le conservo ancora su un cd! Visto che i documenti sparivamo avevo deciso di cautelarmi onde evitare almeno di essere preso in giro.

La spocchiosità, l'arroganza e l'ignavia di tutti coloro che furono la controparte del fattaccio di Ginosa (Traversa, Rinci, Taffoni, Reggiani, Brasili, Magri...) furono le cose che più mi diedero fastidio, oltre al fatto di aver subito un danno sportivo/economico. Il loro pensiero di "machissenefrega di 'sto Monduzzi" fu la famosa goccia che mi fece giurare vendetta contro il cosiddetto sistema, certi che il banco avrebbe sempre vinto e chi tutti avrebbero sempre subito le loro angherie.

Ma questa volta non potevano immaginare cosa sarebbe potuto accadere quando qualcuno reclama i propri diritti e minaccia vendetta.

E così fu.

 
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