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Post n°856 pubblicato il 16 Ottobre 2011 da pff58
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Post n°855 pubblicato il 15 Ottobre 2011 da pff58
Un confronto con i responsabili delle realtà ecclesiali e i “nuovi evangelizzatori” impegnanti in tutto il mondo, avendo sullo sfondo la meta del prossimo Sinodo dei vescovi, che si terrà nell’ottobre 2012 e sarà dedicato proprio alla nuova evangelizzazione. “Nuovi evangelizzatori per la nuova evangelizzazione. ‘La Parola di Dio cresce e si diffonde’” è il tema dell’appuntamento organizzato oggi e domani in Vaticano per iniziativa del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. Aperto dalla relazione del presidente del dicastero vaticano, mons. Rino Fisichella, l’incontro con i responsabili delle realtà ecclesiali – in mattinata – ha visto un confronto a partire da sette ambiti di testimonianza tratti dai “Lineamenta” per il prossimo Sinodo dei vescovi: cultura, fenomeno migratorio, comunicazione, famiglia, liturgia, politica, pastorale ordinaria. Nel pomeriggio vengono proposti gli interventi di madre Veronica Berzosa, fondatrice superiora di Iesu Communio, dello scrittore Vittorio Messori, dello scienziato Marco Bersanelli e di mons. Fabio Suescun Mutis, vescovo castrense della Colombia. Alle 18, nell’aula Paolo VI, concerto del tenore Andrea Bocelli, mentre l’incontro con il Papa chiuderà la giornata. Domani, infine, la celebrazione eucaristica in San Pietro (alle 9.30) presieduta da Benedetto XVI. Risposte adeguate. “Un fiume che irriga il mondo di oggi là dove le persone vivono e lavorano” è l’immagine che mons. Rino Fisichella ha utilizzato nella sua relazione introduttiva all’assemblea per definire la nuova evangelizzazione. Un ambito al quale hanno contribuito i 27 anni del magistero di Giovanni Paolo II e ora quello di Benedetto XVI, anche attraverso l’istituzione del Pontificio Consiglio e l’esortazione a “offrire risposte adeguate”. “La marginalizzazione di Dio – ha sottolineato il presidente – ha portato disorientamento nell’identità personale”, “indifferenza, ignoranza rispetto ai contenuti essenziali della dottrina”. “Molti, sbagliando, hanno pensato che l’annuncio esplicito non fosse più necessario e la sola testimonianza della vita fosse la via della nuova evangelizzazione”, ha aggiunto il presule precisando che, al contrario, è la stessa testimonianza cristiana a richiedere di essere annunciatori. Guardando alle realtà ecclesiali presenti all’assise, mons. Fisichella ha lodato questo “segno di grande dinamismo”, indicazione “che la fede provoca tanti cristiani, perché la chiamata alla conversione sia esperienza di salvezza”. E, “se qualcuno oggi vuole riconoscere i cristiani, lo deve poter fare per il loro impegno nella fede, non per le belle intenzioni”. La parrocchia, testimone sul territorio. È nella pastorale ordinaria di cui la parrocchia è “struttura fondamentale”, che “dovremo trovare le forme perché l’intera comunità scopra il suo essere evangelizzatrice”, ha poi precisato mons. Fisichella andando a trattare quegli ambiti di testimonianza posti al centro dell’attenzione. Da qui parte “la sfida”, per cui “dobbiamo esprimere un progetto che permetta alla comunità parrocchiale di essere testimone sul territorio”. Il vescovo ha quindi parlato della liturgia, azione “mediante la quale la Chiesa esprime il suo essere nel mondo” ed è “linfa vitale per il suo annuncio”, che “nella differenza dei riti mostra l’unità del credere”. Sul fronte della cultura, “la mancanza di pensiero indebolisce la fede” e la rende “incapace di raggiungere tutti”. Contro questa deriva, ha ammonito, “dobbiamo ritrovare la via maestra per riportare lo sguardo sull’essenziale”. Per le generazioni future. Ancora, la formazione, “essere propositivi in un momento di debolezza culturale generalizzata”, a partire dalla famiglia, della quale bisogna curare la promozione anche in un’ottica di evangelizzazione, poiché “essa costituisce lo spazio materiale al cui interno avviene la trasmissione della fede”. E la politica, dove un impegno dei cristiani “è urgente perché lì si fanno le leggi che determinano la cultura delle generazioni che verranno dopo di noi”. Mentre, di fronte al sempre più massiccio fenomeno migratorio, “l’impegno della Chiesa non si può limitare a una distribuzione di servizi, ma dev’essere accompagnato da uno slancio evangelizzatore”, ricordando al contempo che le differenti tradizioni religiose dei fratelli di fede che provengono da altri contesti “possono essere una ricchezza per stimolare l’indifferenza dei nostri battezzati”. Da ultimo, l’ambito della comunicazione, che “non può essere considerato solo in un’ottica funzionale”, ma chiede di “conoscere, studiare e utilizzare” il linguaggio dei media, “senza tradire il messaggio di cui siamo promotori”. Il gigante si risvegli. Rappresentanti di Chiese locali, associazioni e movimenti vecchi e nuovi hanno quindi preso la parola, a partire da Julian Carron (Comunione e liberazione) che ha rilevato come ogni persona sia “plasmata dalla comunità in cui nasce” e “allo stesso modo la cultura è una dimensione fondamentale della fede”, andando ad approfondire il rapporto tra fede e cultura. Sull’immigrazione, per Adriano Roccucci (Comunità di Sant’Egidio) “c’è un’eloquenza evangelica” nell’accoglienza degli immigrati da parte delle Chiese in Occidente: la loro domanda “trova la risposta della carità, che è un primo messaggio evangelico, ma che non può restare senza le parole dell’evangelizzazione”. Fortemente condiviso dai presenti l’appello di don Gigi Perini, parroco a Sant’Eustorgio (Milano) e ideatore delle “cellule dell’evangelizzazione”: “È necessario – ha detto – che quel gigante addormentato che è la parrocchia si risvegli! Una parrocchia dinamica, carica dell’amore di Dio, che affascina i suoi fedeli e li spinge all’evangelizzazione è possibile”. Insieme nell’unità. Vede nell’oggi un “tempo favorevole per l’evangelizzazione” Franco Miano (Azione cattolica italiana), per il quale “il risveglio delle nostre parrocchie è possibile”; in questa realtà varia e articolata di esperienze, “associazioni e nuovi movimenti costituiscono una via d’acceso preziosa per l’evangelizzazione, a condizione di portare ciascuno il suo dono e metterli insieme nell’unità”. Evangelizzare gli evangelizzatori, poiché questi “non possono essere tali se non hanno una fede profonda”, è il messaggio del vescovo di Washington, mons. Donald Wuerl. E se “ogni epoca ha avuto le sue accentuazioni pastorali”, oggi “essere cristiani – ha richiamato Kiko Arguello (Neocatecumenali) è far sì che appaia la comunità cristiana”, chiamata – ha aggiunto Salvatore Martinez (Rinnovamento nello Spirito) – “a formare in Cristo uomini nuovi, in grado di fare nuova pure la politica” per “liberare il nostro tempo dalla moltiplicazione delle strutture di peccato”.
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Post n°854 pubblicato il 27 Settembre 2011 da pff58
Quando arrivo in fondo al villaggio, una signora mi fa un segno, mi invita ad andare a sedermi vicino a lei sotto un fico. Arriva la sua vicina, ci scambiamo qualche parola. Sono in Turchia ormai da tre settimane e incomincio a sbrogliarmi con qualche parola elementare. Intrattengo una piccola conversazione. Le signore ridono di cuore davanti ai miei tentativi, che sortiscono risultati sommari. Arriva il marito della prima, che, con un' aria solenne, mi invita a seguirlo nel cortile interno. Mi servono caffè, frutta, biscotti e cioccolato. Nel frattempo ci raggiunge una decina di persone. Che accoglienza insperata ogni volta! Questa assemblea accoglie l'ospite venuto da lontano, qualunque sia la sua razza, la sua religione o la sua estrazione sociale. Per quanto mi riguarda, a me sembra di dover camminare migliaia di chilometri prima di arrivare a un tale grado di semplicità, prima di poter raggiungere un simile livello di semplicità, prima di poter accogliere l'altro totalmente nella sua differenza. Un cammino lungo è come una cipolla che si sbuccia pian piano: le idee ricevute, i pregiudizi, l'orgoglio, il narcisismo, tutto questo se ne va esattamente come gli strati della cipolla che non servono. Devo congedarmi da queste persone e dalla loro calorosa accoglienza, perché oggi devo ancora percorrere un po' di strada. Un'orda di bambini corre dietro di me per un chilometro. Com'è dolce la vita, all'improvviso! Dopo una buona ora di marcia, ecco mi di nuovo nel bel mezzo di nulla. In lontananza, qualche collina brulla anima il paesaggio. Sulle strade deserte, una macchina mi si avvicina suonando il clacson: è l'uomo che mi ha accolto nel suo cortile interno ... |
Post n°853 pubblicato il 16 Settembre 2011 da pff58
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Post n°852 pubblicato il 12 Settembre 2011 da pff58
Poi continua: |
Post n°851 pubblicato il 10 Settembre 2011 da pff58
Un giorno il pellegrino incontra ad Istanbul Aida che viene dal Kirghizistan: E' approdata ad Istanbul dopo aver viaggiato da sola in una trentina di paesi. E' perchè ama questo genere di cose. All'ingresso del ristorante, tutt'a un tratto mi parla confidenzialmente: |
Post n°850 pubblicato il 09 Settembre 2011 da pff58
Lo Starets prende la parola: |
Post n°849 pubblicato il 07 Settembre 2011 da pff58
Il pellegrinare è l'immagine di ciò che siamo su questa terra. Il pellegrino incontra un Pope: Lo Starets prende la parola: |
Post n°848 pubblicato il 03 Settembre 2011 da pff58
Che serenità, che dolce follia! E se la vita fosse solo questo? Sono un privilegiato. Il mio privilegio è aver ascoltato il grido della mia anima: "Vai, alzati, parti, abbandona tutto e cammina". E' quello che ho fatto. Ogni giorno rinnovo questo "si". Mi sono unito al Grande Cammino. Come un'alleanza sacra e intima tra Dio e me. Fin dalla mia partenza, io so che Egli abita nella mia anima e mi indica il cammino da seguire, in questo silenzio in cui dimentico me stesso. Ascoltare il sussurrare della propria anima, significa rendersi sensibili, al di là di essa, a una voce che vibra nel deserto dalla notte dei tempi. Ma il caos del mondo moderno non ci ha resi sordi a questa voce? ... |
Post n°847 pubblicato il 25 Agosto 2011 da pff58
In tutta la discussione nazionale in atto sulla manovra finanziaria, che ci costerà 20 miliardi di euro nel 2012 e 25 miliardi nel 2013, quello che più mi lascia esterrefatto è il totale silenzio di destra e sinistra, dei media e dei vescovi italiani sul nostro bilancio della Difesa. E’ mai possibile che in questo paese nel 2010 abbiamo speso per la difesa ben 27 miliardi di euro? Sono dati ufficiali questi, rilasciati lo scorso maggio dall’autorevole Istituto Internazionale con sede a Stoccolma(SIPRI). Se avessimo un orologio tarato su questi dati, vedremmo che in Italia spendiamo oltre 50.000 euro al minuto, 3 milioni all’ora e 76 milioni al giorno. Ma neanche se fossimo invasi dagli UFO, spenderemmo tanti soldi a difenderci!! E’ mai possibile che a nessun politico sia venuto in mente di tagliare queste assurde spese militari per ottenere i fondi necessari per la manovra invece di farli pagare ai cittadini? Ma ai 27 miliardi del Bilancio Difesa 2010, dobbiamo aggiungere la decisione del governo, approvata dal Parlamento, di spendere nei prossimi anni, altri 17 miliardi di euro per acquistare i 131 cacciabombardieri F 35. Se sommiamo questi soldi, vediamo che corrispondono alla manovra del 2012 e 2013. Potremmo recuperare buona parte dei soldi per la manovra, semplicemente tagliando le spese militari. A questo dovrebbe spingerci la nostra Costituzione che afferma :”L’Italia ripudia la guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali…”(art.11) Ed invece siamo coinvolti in ben due guerre di aggressione, in Afghanistan e in Libia. La guerra in Iraq (con la partecipazione anche dell’Italia), le guerre in Afghanistan e in Libia fanno parte delle cosiddette “ guerre al terrorismo”, costate solo agli USA oltre 4.000 miliardi di dollari (dati dell’Istituto di Studi Internazionali della Brown University di New York). Questi soldi sono stati presi in buona parte in prestito da banche o da organismi internazionali. Il governo USA ha dovuto sborsare 200 miliardi di dollari in dieci anni per pagare gli interessi di quel prestito. Non potrebbe essere, forse, anche questo alla base del crollo delle borse? La corsa alle armi è insostenibile, oltre che essere un investimento in morte: le armi uccidono soprattutto civili. Per questo mi meraviglia molto il silenzio dei nostri vescovi, delle nostre comunità cristiane, dei nostri cristiani impegnati in politica. Il Vangelo di Gesù è la buona novella della pace: è Gesù che ha inventato la via della nonviolenza attiva. Oggi nessuna guerra è giusta ,né in Iraq, né in Afghanistan, né in Libia. E le folle somme spese in armi sono pane tolto ai poveri, amava dire Paolo VI. E da cristiani come possiamo accettare che il governo italiano spenda 27 miliardi di euro in armi, mentre taglia 8 miliardi alla scuola e ai servizi sociali? Ma perché i nostri pastori non alzano la voce e non gridano che questa è la strada verso la morte? E come cittadini in questo momento di crisi, perché non gridiamo che non possiamo accettare una guerra in Afghanistan che ci costa 2 milioni di euro al giorno? Perché non ci facciamo vivi con i nostri parlamentari perché votino contro queste missioni? La guerra in Libia ci è costata 700 milioni di euro! Come cittadini vogliamo sapere che tipo di pressione fanno le industrie militari sul Parlamento per ottenere commesse di armi e di sistemi d’armi. Noi vogliamo sapere quanto lucrano su queste guerre aziende come la Fin-Meccanica, l’Iveco-Fiat, la Oto-Melara, l’Alenia Aeronautica. Ma anche quanto lucrano la banche in tutto questo. E come cittadini chiediamo di sapere quanto va in tangenti ai partiti, al governo sulla vendita di armi all’estero (Ricordiamo che nel 2009 abbiamo esportato armi per un valore di quasi 5 miliardi di euro). E’ un autunno drammatico questo, carico di gravi domande. Il 25 settembre abbiamo la 50° Marcia Perugia-Assisi iniziata da Aldo Capitini per promuovere la nonviolenza attiva. Come la celebreremo? Deve essere una marcia che contesta un’Italia che spende 27 miliardi di euro per la Difesa. E il 27 ottobre sempre ad Assisi , la città di S. Francesco, uomo di pace, si ritroveranno insieme al Papa, i leader delle grandi religioni del mondo. Ci aspettiamo un grido forte di condanna di tutte le guerre e un invito al disarmo. Mettiamo da parte le nostre divisioni, ricompattiamoci, scendiamo per strada per urlare il nostro no alle spese militari, agli enormi investimenti in armi, in morte. Che vinca la Vita! Alex Zanotelli Napoli, 24 agosto 2011 |