Preferirei di no

Marziani, andate a casa!


Fredric Brown si alza di scatto dal letto e sempre di scatto si ravvia i capelli. Cerca le ciabatte, le trova. Indossa una vestaglia di seta cotta, regalo della madre, che detto tra noi ha sempre odiato. Lascio al lettore decidere se l'odio per la vestaglia si trasferisca tout-court alla madre oppure meno. Scosta le tendine e osserva con poco interesse il fiume di traversine che conduce alla stazione di Lambrate.  E' una mattina di luce e speranza. Sul fornello fuma la caffettiera, un piccione sosta accorato presso la ringhiera, uomini muovono cose avanti e indietro, tra i binari, con fare serio ma del tutto privo di senso. Fredric si soffia sulle mani, prende un foglio, lo inserisce nella macchina per scrivere. Si siede, appoggia le dita - che un frusto luogo comune vuole sottili - alla tastiera, e presto scrive:"Signora Blutner non stia a pensare quello che è stato non tornerà se ci hanno dati tutti all'incanto ora all'incanto ceda il suo cuor..." se le caviglie sono allenate e quei notturni non suona più sfiori i miei tasti prenda i miei baci ed all'incanto ceda il suo cuor..." *Poi si volta verso di noi, ha un vago sorriso e comincia a parlare."Ve lo dico subito, questa è una recensione che non va in nessunposto, quindi mettetevi seduti, state zitti e buoni, fingete che iosia Bluewillow, se questo vi pare possibile, e ascoltatemi. Se non viva di farlo, beh, fatti vostri, amici come prima, non c'è davveroproblema. Vi offrirei volentieri una crema whiskey, posto che mipiacesse, ma non è così. Peccato. Del resto non ho mai portato lesottovesti, mi disturbavano parecchio." Poi si gira di nuovo con le mani alla tastiera e scrive:"Signora Blutnerla prego accettiquesta passione questo dolor la serbo in petto come un dispettoche s'affaccenda dentro di me..."Fa una rapida giravolta e riprende. "Questa mattina vi parlerò di Fredric Brown e sarà la prima di unalunga serie di conversazioni tra me e voi, statene certi. FredricBrown, voi forse potete immaginare, a questo punto del giorno credosia già parecchio spolpato; di più: ridotto una mummia rinsecchita,considerato che sono circa trentacinque anni da che è trapassato. Era nato nell'Ohio, a Cincinnati, nel 1906, ed è morto nel 1972, inArizona, terra di vacche, monument valley e indiani, come vuole ilvieto cliché. Peccato, vien da dire, era uno scrittore bravo eimmaginoso; alcuni dicono un uomo schivo, assai modesto, granlavoratore, amante degli scacchi e del poker, suonatore provetto diflauto traverso, bevitore assai morigerato. Peccato davvero, unospreco di tanto ben d'Iddio, non trovate? Ma del resto, ne converrete,non si può vivere in eterno (vien da aggiungere: per fortuna)."Altra rapida giravolta. "Lei sa mia cara, che questo cielo per quanto grandesi colmeràdi ciò che resta del nostro piantoforse un minutosolo terrà..."Rapido frusciare della seta cotta."Sia come sia, miei cari lettori, Brown nella sua carriera discrittore ha pubblicato un bel gruzzoletto di gialli, polizieschi,noir, e tutti piuttosto pittoreschi (per dirne brevemente: in alcunic'è di mezzo un nano, in altri un lupo mannaro, in altri ancora unaragazza che teme d'essere uccisa da creaturine spaziali: insomma untipino mica male, 'sto Brown, vi pare?). Quando la passione dettava alsentimento e il sentimento muto corrispondeva, ha scritto pure unabella sporta di racconti, spesso brevi e spesso fulminanti. Ma aLambrate, miei cari, non ha avuto gran fortuna. I suoi libri sonostati sì tradotti, e in buon numero, in particolare per i GialliMondadori benemeriti (avete mai comprato un Giallo Mondadori pressol'edicola di una stazione ferroviaria? Io spesso, se saperlo produceun piccolo balzo nel vostro cuore), ma sono al momento largamentefuori catalogo, come avviene sovente nei casi migliori. Altro aspetto sorprendente della personalità variegata di Brown è laproduzione di cinque dico cinque romanzi di fantascienza, uno deiquali -Assurdo universo, disponibilissimo presso la collezione Urania-tanto piacque a Federico Fellini, che per un tratto breve o lungo (nonchiedete a me) della propria esistenza meditò persino di farci unfilm."Si passa leggero le mani tra i capelli, colpetto di tosse, sbottona ilcolletto del pigiama, sino ad allora piuttosto arcigno. "Mia cara Idami si confidi tra un biscottinouna tazza di théson più che certoche il nostro amorevia più sicura pur troveràe se non vacome io penso resta pur sempreil ricordo di leimia dolce Idami stringa al cuorenon c'è dolore che possa fermarquesta passioneche provo in pettoquesta stagionedi vento e color..."Sguardo pensoso verso il soffito, leggero tremito alla palpebradell'occhio sinistro. "Del resto questo libro che ho per le mani, 'Marziani andate a casa'(Martians go home), del 1955, l'ho comprato a peso in un supermercato,come solito fare (in questo distinguendomi un'altra volta da BlueWillow, come potrete apprendere qui) per la modica cifra di 90 centesimi e devo dire che ne vado soddisfatto. Si tratta di un romanzetto, mi si perdoni ilvezzeggiativo, divertente anzi che no e davvero unico nel propriogenere, o almeno così credo, nella mia bieca e crassa ignoranza, hi hihi. Il romanzo tratta della discesa dei marziani sulla Terra, nientedi meno. Dopo tanto parlar di loro, questo manifestarsi è tutt'altroche scontato: tanto per dire, non rispetta affatto i canoni dellafantascienza classica. Anzittutto i marziani decidono di atterrare(posto che atterrino: in gergo browniano tecnicamente "kwimmano", cheè una sorta di trasmissione telepatica di sé stessi) non solo aCleveland o Minneapolis, ma in ogni parte del Globo Terracqueo, quindipresumibilmente pure a Lucca, con buona pace di Fruttero e Lucentini.Se in questo loro apparire ravvisiamo un certo rispetto per leconvenzioni formali - sono piccoli ometti verdi, del tuttoimpalpabili, sapete - è pur chiaro che essi tradiscono abbondantementela sostanza: sono scassacazzo mica da ridere, non fanno altro chegiocare tiracci agli umani, spiandoli in ogni dove, persinonell'intimità delle camere da letto (con effetti spaventevoli sullapratica dello sport più amato dagli uomini, u know), importunandolicon grida improvvise e terribili, frapponendosi tra gli umani e glioggetti, con conseguenze catastrofiche, ma soprattutto usando l'armapiù temuta dal genere umano tutto: l'onestà."In sottofondo lo sferragliare del treno, una rapida bestemmia, loscacazzamento di un piccione, l'ennesimo, sulla ringhiera, losciabattare della padrona di casa al piano di sopra. "Signora caranon si disperi quel vento tenueritorneràprenda la manoche lesto le porgoprenda il mio bracciovenga con melenti nel viale cammineremoil tempo certoci seguirà..."Colpetto di tosse. Raucedine. Niente che non si possa curare con unpoco di Aulin e Barbera."I marziani sembrano votati o condannati all'onestà: dicono tutto,spifferano ogni cosa, che si tratti di spiegare alla mogliel'adulterio del marito o di svelare ai russi i segreti atomici degliamericani e viceversa (siamo nel 1964, piena guerra fredda,ricorderete; che gusto c'è, pensate, a combattere una guerra in cui imarziani aiutino sia voi che i vostri nemici, non c'è sale, si vaverso lo stallo, l'indecidibilità, la non soluzione, no?). Le cose simettono assai male, l'economia entra in crisi profonda, per ragioniche non vi sto a raccontare, sennò viene notte e non è davvero ilcaso: credetemi sull'unghia, sulla parola. Insomma, questi marziani sono insopportabili e ogni persona dotata diraziocinio arriva a desiderare in breve di potersene presto o tardiliberare. Ma pare che la  liberazione non sia esattamente dietrol'angolo e nemmeno all'orizzonte. Richiesti di un parere tecnico circail loro ritorno sul Pianeta Rosso, i marziani, carognoni, rispondonoinvariabilmente ' fatti gli affari tuoi, Mack'. Mack è l'esemplareterrestre di sesso maschile, mentre 'Toots' è l'equivalente del genereopposto: questo nella visione semplificata del marziano comune. In tutto questo rincoglionente casino, l'unica persona che dice di nonvedere i marziani, dopo una prima breve crisi, e quindi di poterlavorare e vivere tranquillamente è Luke Devereux, scrittore difantascienza. Devereux arriverà presto a domandarsi se i marziani nonsiano delle volte un parto della propria mente, se quindi tutti vedanoi marziani a causa di un suo surplus di immaginazione, siano insomma ipersonaggi di un universo creato da lui medesimo: il solitosolipsismo, suggerisce Brown, che si diverte (e ci diverte) nelloscavare attorno al ruolo del sognatore-autore-lettore** e ci regala, èproprio il caso di dirlo, una storia davvero graziosa, scritta conmano abile, ironica e leggera."Qui Brown si ferma, guarda dietro di sé, scosta ancora per un poco letendine. Punta il dito verso di noi, come volesse alludere a un colpodi teatro."Esistete?" dice "Ne siete certi?" "Mia cara Blutnerveda s'è il casodi lesinaresul taffetànon c'è sospirosenza ritornodi uguale ariaaltro di chee se non credesi lasci direio ora l'amolei m'amerà...""Tra le altre cose, nel finale una piccola chicca. L'esasperazioneumana è tale che bislacchi inventori autodidatti, improbabilisegretari delle nazioni unite malati di logica, nonché stregoniafricani, tutti quanti cercano di fare del proprio meglio perricacciare l'insopportabile marziano a casa propria. A tal propositovale ricordare lo stregone Bugassi della tribù africana dei Moparobi,convocato dal suo capo, tale M'Carthi, perché risolva con un potenteincantesimo la questione degli insopportabili omini verdi. Brown diceesplicitamente che il capo tribù non è parente dell'omonimo senatoreJoseph Mc Carthy, tristemente noto per la caccia alle streghecomuniste che infestavano gli anni Cinquanta degli Stati Uniti, ma èevidente che mentre lo dice ci strizza l'occhio in segno dicomplicità. Il risultato, vi prego di credermi nuovamente sull'unghia,è davvero spassoso. E se non mi credete, provateci di persona. Magarifrugando tra le bancarelle dell'usato. O tra i banchi delsupermercato, si sa mai.  Un romanzo che merita di essere letto oriletto, assieme a tutti gli altri romanzi di Brown e ai suoiracconti. E con questo credo di aver finito. Andate in pace e così sia.""Mia cara Blutnerche lei sia certao solo fruttodel mio cotèmalinconia fatta personacerto mi serveper dir cosìsolo guardare dalla finestralevare un piedebatter le manisiete qui tuttiè tutto qui..."Piccione che vola verso un sole rosso accecante.* le prime due strofe sono tratte da 'I pianoforti di Lubecca' diVinicio Capossela, il resto è produzione propria, doc. **si veda a tal proposito quel che ha scritto di recente  l'amicosemiconduttore, in un raro accesso di lucidità, tra un laphroaig e l'altro(del resto non si spiegherebbe come una persona lucida possa tifareper quella squadraccia innominabile).