Creato da Maddalena_e_oltre il 30/04/2013
C'è una forza misteriosa nelle cose esteriori [...]. Un attore, per immedesimarsi perfettamente nello spirito del personaggio da rappresentare, deve indossarne il costume.*
 

 

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dialoghi

Post n°65 pubblicato il 18 Gennaio 2014 da Maddalena_e_oltre

 

Sono rimasta distante da quella porta così tanto tempo. Mi ci sono avvicinata migliaia di volte, in punta di piedi, tra il silenzio dei muri e il respiro veloce. Ogni volta immaginando quel che avrebbe potuto esserci dietro. Quale mondo segreto cui rivolgere desideri e richieste. Ho sempre avuto la chiave in tasca. Che stranezza!
Ne seguivo i contorni con le punte delle dita, immaginando il suo incastrarsi e ruotare nel meccanismo della serratura. Qualche volta l'ho persino appoggiata sul limitare della placca di acciaio fissata al legno. Solo l'indugiare che mi sussurrava il mio poter decidere. Solo l'istante prima di ritrarre la mano e riporla nuovamente nella tasca.

Dev'essere stato un giorno di primavera. Ho giocato scherzosamente con la maniglia. La chiave al sicuro nella mia tasca. Devo averla inconsciamente abbassata. Senza intenzione. Quasi distrattamente. La porta si è aperta. Improvvisamente. Senza rumore. Senza preavviso alla mia incredula sorpresa. (O forse già lo sapevo).

Sono entrata, cauta, attenta. Ho riaccostato delicatamente dietro di me il battente.
E sono rimasta ad occhi chiusi in ascolto. I rumori del mondo esterno giungevano attutiti, ma nitidi. Come filtrati da impurità e accidenti. Non era un rifugio dal mondo, ma un rifugio in cui fare entrare il mondo in un certo modo, più pulito. Una sorta di osservatorio in cui erano previsti una redenzione e un perdono. Una tenerezza dall'alto, depurata da quel disturbo di fondo, sporcato in mezzo alla strada. Un luogo in cui la voce di quel mondo estraneo e invadente, dialogava con quell'io nascosto e timido, segreto.
E non era più il prevaricare di monologhi sordi, ma il dialogo sinfonico di strumenti ben accordati.

Non so quanto tempo sia trascorso, scandito dalla luce fioca dell'abbaino. Sono scesa al rintocco del crepuscolo, il sole battente appena oltre l'orizzonte e le ombre allungate a confondersi con il buio.
Credo sia stato un sogno. In cui tu mi cercavi e mi spiegavi ogni voce, ogni sussurro, ogni sguardo. Ed io quieta e felice cercavo te, le tue mani e il calore semplice della tua pelle.

 

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Commenti al Post:
salvogiuffrida1960
salvogiuffrida1960 il 18/01/14 alle 12:18 via WEB
Il destinatario di questa dolce elegia ha di che essere fiero di te.
molto toccante...
 
 
Maddalena_e_oltre
Maddalena_e_oltre il 18/01/14 alle 13:23 via WEB
Grazie Salvo... da chiunque abbiamo da imparare, ma ci sono persone speciali che riescono a insegnare molto.
 
a.bassa.voce
a.bassa.voce il 18/01/14 alle 12:23 via WEB
"Non era un rifugio dal mondo, ma un rifugio in cui fare entrare il mondo": questa è la chiave.
 
 
Maddalena_e_oltre
Maddalena_e_oltre il 18/01/14 alle 13:24 via WEB
E' strano a volte, come la conoscenza di sé e quella del mondo procedano all'unisono.
 
hard_bone
hard_bone il 19/01/14 alle 07:15 via WEB
Bello il tuo racconto, sembra un sussurro di un'amica, una confidenza, intima e profonda. Guardarsi allo specchio e vedere i colori dell'anima. H_B
 
 
Maddalena_e_oltre
Maddalena_e_oltre il 20/01/14 alle 17:29 via WEB
Forse è davvero un sussurro allo specchio e forse, per la prima volta, sono amica di me stessa :) (Grazie H_B)
 
zq
zq il 20/01/14 alle 14:05 via WEB

il tuo di essere , come soggetto , in questo racconto si stempera nelle ombre allungate( bello ). E' un salto verso la conclusione che è il sogno. Verso una libertà che non ha equivoci come "il calore semplice della tua pelle" ( bello )

 
 
Maddalena_e_oltre
Maddalena_e_oltre il 20/01/14 alle 17:30 via WEB
Hai reso nitide delle coordinate che io avevo lasciato fumose. Mi piace questo filo che hai tracciato dalle ombre verso il sogno, la libertà. (grazie)
 
korov_ev
korov_ev il 20/01/14 alle 14:31 via WEB
Quale azzardo, madame! E quale sorpresa, scoprire che non era la stanza di Barbablù.
Certe soffitte sono zone di confine, penombra che dio, patria e famiglia sconsigliano vivamente di abitare. Sono la placenta sottile tra anima e creato; il parto di una puerpera che accostando l’orecchio al ventre rigonfio riconosce se stessa prima ancora di darsi alla luce.
 
 
Maddalena_e_oltre
Maddalena_e_oltre il 20/01/14 alle 17:34 via WEB
Accidenti! In realtà non sono allora io che ho scritto... io sono l'entità acefala che sogna di essere sopravvissuta! Perchè in effetti era Barbablu! Scherzo! (Da certe soffitte rifuggiamo credendo veramente vi abiti qualcosa che è meglio non svegliare, temendo di perderne il controllo forse, non so. Sono davvero il ventre gravido in cui attende il nostro io più recondito)
 
street.hassle
street.hassle il 20/01/14 alle 15:55 via WEB
Questo pezzo è bello quanto una penombra.
 
 
Maddalena_e_oltre
Maddalena_e_oltre il 20/01/14 alle 17:35 via WEB
... le penombre lasciano sempre suggestioni evanescenti, e mi piace questo "evanescente" perchè è come una malia impalpabile che rimane ad aleggiare anche quando è invisibile. (Grazie Street)
 
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