La realizzazione di un sistema integrato di interventi e di servizi sociali,
obiettivo fondamentale della L. n. 328/00, richiede una complessa
programmazione capace di promuovere politiche integrate di welfare con i
settori dell’istruzione, della formazione, delle politiche attive del lavoro,
dell’edilizia residenziale pubblica, dell’immigrazione, del volontariato e della
cooperazione sociale, e resta ancora uno dei nodi principali dell’attuazione
della riforma del welfare in Italia.
Ogni Regione ha seguito in questi anni, un percorso proprio, che
certamente ha risentito delle diverse situazioni di partenza, riguardo le modalità
di programmazione e attuazione delle politiche sociali esistenti prima
dell’emanazione della L. n. 328/00, ed è stato condizionato dall’evolversi delle
organizzazioni interne degli Assessorati Regionali e dalle deleghe conferite nel
tempo ad ognuno di essi.
L’obiettivo resta per tutte le Regioni quello di riuscire a fornire risposte
organiche e flessibili, che guardino alla realtà da un punto di vista
multidimensionale, che non necessita di interventi meramente settoriali, ma che
richiede scelte gestionali e organizzative di natura integrata e globale.
Nell’attuazione dello spirito della L. n. 328/00, il terreno su cui tutte le
Regioni si sono confrontate è stato, in primo luogo, quello dell’integrazione con
le politiche della Sanità, per la programmazione dei Livelli Essenziali di
Assistenza, previsti dalla legge e in attuazione del Dpcm 14 febbraio 2001: “Atto
di indirizzo e coordinamento in materia di prestazioni socio-sanitarie”.
L’integrazione socio-sanitaria si è sviluppata secondo diverse strategie:
alcune Regioni sono giunte o stanno lavorando ad un unico strumento di
programmazione integrata, il Piano Socio Sanitario Regionale, che definisce i
criteri per l’attuazione di servizi nell’ottica di un’unica rete socio-sanitaria.