Creato da peripateticoseduto il 28/11/2009
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« PreludioScegliere di non sceglie... »

Dio vive nei bagni.

Post n°2 pubblicato il 29 Novembre 2009 da peripateticoseduto

Orazio accese la sua quinta sigaretta mattutina con una sicurezza tale da ricevere tutte le attenzioni della gente che in quel momento si trovava in quel bagno. Il suo ingresso e il suo quotidiano gesto erano paragonabili all'entrata di una prima donna in un gran spettacolo di gala, in fondo qualsiasi toilette di ogni scuola «disagiata» è come un regno a se dove il più forte è in grado di dettare legge per poi farla riconoscere anche al di fuodi di quelle mura.
Orazio continuava a buttare fumo quasi fosse una ciminiera, non aveva ancora terminato la sua bionda quando all'improvviso un ragazzone spinse con un calcio in culo un ragazzetto fin quasi dentro la tazza del primo vespasiano. Tutti scapparono perchè quella era zona privata e sapevano che le risse portavano male. Il ragazzetto si alzò con un balzo e offrì un calcio al suo sfidante, questo però con un banale movimento dell'avambraccio lo fece cadere quasi come in estate si muove un braccio per scacciare una zanzara dal nostro spazio circostante. La rabbia della caduta e il viscidume che c'era per terra fece innervosire il minuto e gracile ragazzetto il quale partì con un balzo, alzò la gamba e con la suola dello stivalone CULT fece pressione sulla pancia della ( per lui ) montagna umana, appena si accorse che il suo nemico stava provando a controllare la sua mossa partì con una serie di pugni sul volto facendolo cadere all'indietro quasi fosse un sacco di terra.
Orazio non era per nulla infastidito anzi guardò curioso la scena e poi impose che venissero separati. Si fece portare il più piccolo dei due e gli chiese : «Comu ti chiami?» il ragazzetto con il fiatone e l'adrenalina a tremila temporeggiò un paio di secondi, un pò come il furbo prova ad attendere prima di non dare risposte avventate, e rispose: « Mirco mi chiamo .».
Orazio era più grande di lui di almeno tre anni e nella scuola ormai era una storta di istituzione, alcuni professori parlavano con lui quando ai figli rubavano un motorino o quando ad un parente facevano uno scippo. La gente lo temeva perchè sapeva essere la legge e perchè la famiglia che aveva intorno non aveva di certo una nomea migliore della sua.
Il giovane boss accarezzò i capelli di Mirco, aprì il suo pacco di Lucky Strike e gli disse: « Pigghiti sti tri sigarette, fumitille pi 'mparari pirchì a quarta ta fumi cu mia dumani cà.» . Il nostro protagonista si era accorto che era entrato nelle grazie di Orazio e scappò in palestra a fumarsi le sigarette. La prima fu una tragedia, la seconda un vero dramma, la terza invece fu la svolta. Si prese di coraggio e decise di anticipare i tempi, andò di corsa verso il bagno, guardò Orazio e gli disse: « Pi mia na putemmu fumari macari ora!!!», il giovane capoccia sapeva già che sarebbe tornato in netto anticipo, gli offrì una sigaretta, accese la sua e fumarono insieme e a termine di tutto lo invitò a passare più spesso dal suo ufficio, ovvero il bagno.

Mirco aveva capito che era il preferito di Dio, del suo Dio ed era pronto a chiedergli tutto quello che voleva...

 

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