DIACRONIE

IL FASCISMO CANCELLATO


In questi ultimi anni si sono susseguite azioni tese a cancellare la cittadinanza onoraria che i vari comuni d’Italia avevano concesso a Benito Mussolini nel 1924.Tale cittadinanza, come è intuibile dalle date, identiche per tutti i comuni (24 maggio) non partiva “motu proprio” dagli enti locali (che vedevano ancora la presenza dei Sindaci e dei Consigli Comunali, ancorché fascistizzati e che, di lì a pochi anni sarebbero stati sostituiti dai Podestà di nomina Governativa con Decreto Regio) ma era iniziativa dall’alto, ovvero dal centro verso la periferia, elemento che contraddistinguerà l’intero ventennio.E tuttavia, il fascismo del 1924 non è ancora quello del regime in vena (mai compiuta) di diventare totalitario ma è ancora un fascismo che governa in coalizione, seppure con l’approvazione della legge Acerbo e con, di lì a poco, l’omicidio Matteotti che innesterà la corsa verso il regime compiuto.Anche se, per nei giorni immediatamente successivi al fatto, Mussolini sembrava aver terminato la sua corsa, ma assai spintonato dai Gerarchi, fu convinto a tornare in corsa rivendicando appieno il suo operato.Vi è da dire,  per correttezza, che  leggendo il discorso del  3 gennaio 1925 esso è assai più complesso della “rivendicazione” dell’omicidio, come spesso si afferma limitandosi ad estrapolare qualche frase, cosa che Mussolini  non farà mai, affermando anzi il contrario .Ma, semmai, rivendicando proprio il fascismo.Bene, detto questo, a quale pro togliere la cittadinanza onoraria come atto politico rispetto ad un altro atto, politico, di quasi 100 anni fa?Voglio dire, a che pro se questo non comporta delle riflessioni un po’ più profonde del “pari e patta” che sembra ormai aver preso ogni ragionamento intorno alla storia contemporanea?Potrebbe essere un’occasione per riflettere sulle autonomie locali e il fascismo, sul percorso che portò,  nel secondo dopoguerra, la politica a dar voce, di nuovo e finalmente,  alle autonomie locali, così fustigate dal regime, ma anche sul perché quelle stesse autonomie siano state poi nuovamente trasformate e nuovamente svuotate della partecipazione che aveva portato la democrazia ad essere davvero reale (discussioni accalorate, partecipazione del pubblico,  capacità di incidere davvero sulla realtà, insomma il fare politica)Oppure potrebbe essere un’occasione per capire come mai la classi dirigenti e dominanti di ieri accettarono di buon grado quella trasformazione in regime e dettero il loro beneplacito alla soppressione delle libertà politiche in cambio della tranquillità sociale e alla chiusura d’ufficio della lotta di classe.Le classi dirigenti e dominanti come base di ogni potere politico, in grado di cambiare di segno in pochissimo tempo.Oppure parlare della Toscana nerissima, luogo del più violento fascismo italiano e del come questo nero sia diventato (davvero?) rosso nel secondo dopoguerra.Un gesto simbolico senza ragionamenti intorno ai simboli forse può andare bene per una iniziativa estemporanea, ma non è certo eliminando le deliberazioni del 1924 che potremo comprendere cosa sia stato il fascismo e, anzi, questa rischia di essere l’ennesima presa di distanza post-mortem di un regime, come ebbe a definirlo Togliatti, “reazionario di massa” che pure ebbe nelle masse il proprio sostegno, passivo o attivo che fosse.