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Prefazione
L'Autore, pur consapevole dell'immodestia della sua «pretesa» intellettuale, pensa (ed, in fondo, desidera) innanzitutto legarsi - come movimento letterario e poetico - al poetare medioevale, definito «Dolce stil novo» dall'Alighieri, dal Cavalcanti e da altri pregevoli rimatori fiorentini e toscani. Con una piccola differenza tecnica, se si vuole: la rima. Che, nei grandi poeti del secolo XIII era presente. Mentre, nei prodotti lirici "benedettiani", manca. Limitandosi l'Autore dei Sonetti di questa Raccolta e delle successive, composte in versi "benedettiani", ad operare in endecasillabi sciolti.
Motivo per il quale, il Sonetto benedettiano è emblema e simbolo - non già, più, del Dolce stil novo del secolo XIII toscano, ma - cambiando di posto le tre parole del celebre motto medioevale: «Novo dolce stil».
b. c.
Gio. 25 Febbraio
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Presentazione
Difficile (e, tuttavia, affascinante) compito è, per un sacerdote, pur versato alle problematiche culturali ed artistiche, quello di presentare al vasto pubblico degli amanti della poesia, una Raccolta lirica, che declina l'amore non soprattutto (e, magari, esclusivamente) col registro della spiritualità.
Ma Benedetto Carlucci, amico da decenni (ed amico onesto), per di più, ha avuto il buongusto di inaugurare la presente raccolta con due Sonetti: uno dedicato alla Settimana santa nei paesi lucani del Melfese; ed un secondo dedicato - con un gusto specifico e, direi, peculiare, alle «sacre rappresentazioni dei giorni centrali della Settimana santa. Che hanno visto entrambi (io e lui) tra gli animatori popolari dei «Fatti di Gerusalemme» nelle sacre rappresentazioni quaresimali di Barile (la più secolare) e di Atella (da lui fondata nel 1967).
"Don" Giovanni De Palma, adesso, diventato "testimone di Cristo" in questa o quella comunità parrocchiale della diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa, riflette - come tutti i cristiani di questo terzo Millennio - sulle emozioni coinvolgenti della poesia lucana contemporanea. Per religiosa o sociale che essa sia.
A tutti gli estimatori della poesia del «Novo dolce stil», ai quali presento con convinzione questa Raccolta: CANTO D'AMORE, io chiedo di approfondirne la bellezza e di assimilarne i contenuti.
Cristo Signore Risorto ci benedica e c'illumini col Suo sole sfolgorante di Pasqua.
don Giovanni DE PALMA
* Parroco di Pescopagano (Pz)
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Ed, ecco, che pudica s'avvicina ( 1 )
Ed ecco che pudica s'avvicina
Silenziosa incombente Settimana
Anzitutto nell'aura mentre ognora
Mandorli in fiore uliveggiano cheti
Nelle vigne che grondano ancor pace.
E i paesi rallentano lor passi
Guardando sui selciati orme divine.
Arrancare per un'eterna Croce
Che da bastone funge a 'esto cammino.
Gonfiansi a noi le palpebre tenaci
Come perenne scotto che a pagare
Non possiamo evitar di ritornare.
A versare a dogana ostica e cieca.
Al dolore di popolo angosciato
Per colpe forse avite (o, forse, meno).
Nella bruma che contende al sereno
Quest'orizzonte inquieto, intanto, s'apre
Brano di cielo azzurro, che respira.
( Domenica delle Palme, 28 marzo )
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Via della Croce cui sempre torniamo ( 2 )
Via della Croce, cui sempre torniamo
Quando la Pasqua incombe luminosa
E, ripiegando muti sul passato
Scrupoli lancinanti in cor viviamo
Per miserie, che ci assalgono in petto.
Un Dio inutile, Tu, sei proprio stato
Che, con la sofferenza Tua rimetti
Nostre colpe pentite dal profondo
E che torni a rimettere nel tempo?
Tu inciampi e cadi e tiri avanti tutta
Con lena inenarrabile, infinita
E inquietante, serena debolezza.
Ma 'l sangue, che vai seminando caldo
Tra pochi amici e molti ingrati, tanti
Presto s'indurirà su quel selciato
Oggi ignaro di Te, poi forse meno.
Forse domani dimenticheremo
La posizione scomoda di Cristo.
( Venerdì Santo, 2 aprile ).
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Nel mezzo del cammin vorrei pur dire ( 3 )
Nel mezzo del cammin... vorrei pur dire
Narrando di mia vita tempestosa
Tristi e amene vicende, che Qualcuno
Forse ha guidato (o no?) nel Suo mistero.
E, chino sulla carta, mi ripiego
Leggendo 'l segno della penna svelta.
Che affida al tempo, sì clemente e pio
Di una vita in mezzo a tante altre
Piena d'affetto e slancio per coloro
Che insieme a me percorrono 'l sentiero
Pieno di tanti sassi e poco miele.
Vi tengo volentier, se voi volete
Con man discreta e fervida, per mano
Mentre c'incamminiamo verso meta
Ch'ambiamo forte in cor, oggi e domani.
Ma - credetemi - soli decidete
S'andar conviene, al bivio che si para.
Questo vi dico, acché sia gioia piena.
( Lunedì, 1° marzo )
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Colombi amici che volate lieti ( 4 )
Colombi amici, che volate lieti
Da mane a sera, con fruscìo leggero
Ditemi che vedete d'in su i tetti
Ognora che spiegate volo azzurro.
Eppure vostro regno luminoso
Pàremi pur fatica quotidiana
Se svolazzo improvviso vi distoglie
Da gradita pastura, che vi nutre.
Sereno è 'l vostro tempo purchessìa
Quando amato meriggio nuovo scocca.
Eppur, panico ingrato vi disperde
Sparpagliando nel cielo il batticuore.
Fuggite alla campagna senza posa
Unendovi ai compagni d'ivi alzati
Cui cibo sempre abbonda alla stagione.
Eppure insieme state al nutrimento.
Per breve tempo, poi vi ritirate
Nel nido urbano, cui prole vi chiama.
( Martedì, 2 marzo )
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Cos'è questa impazienza d'impugnare ( 5 )
Cos'è questa impazienza d'impugnare
Penna e carta per cantare dolenti
Tuoi calanchi franosi ed ancor muti?
Le tue foreste erose da una brama
Cieca e mai sazia di peculio atroce?
I tuoi paesi decorosi e lindi
Una volta, e adesso rincorrenti
Fuochi fatui, provenienti dal cielo?
Piegarsi e ripiegarsi, caro Mario
Sui pianti del crepuscolo infiniti
Non giova a questa terra sconsolata
Fin troppo ancora, che ci chiede pane.
La notte dei poeti di Lucania
Sempre di più s'avvia ad alba amica.
E stella del mattino, che scolora
Brilla tenue, ma viva verso oriente.
E' tempo, ora, di sciogliere le ali:
Volo solenne ed alto si prepara.
( Mercoledì, 3 marzo )
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Rondini che nel ciel oggi tornate ( 6 )
Rondini, che nel ciel oggi tornate
Sommando a scampanìo vostra voce
Forse ignorate quale sentimento
S'accende in cuore a me, che pur v'ascolto.
Lieto è 'l mattino, dolce anche 'l meriggio
Sereno e vivo il vespero con voi.
Orda gentil veloce passa in cielo
D'ogni strada e sentiero senza posa.
E, se garrite tutto un giorno intero
Cibo frequente al nido viene ognora.
Ma tetti - ahimé! - grondaie più non hanno
Per cieca ingratitudine, che tiene
Lontane da nostri embrici voi pie
Di santa e paterna religione
D'allevar rondinini sì vivaci
Che nidi animan pieni d'allegria:
I bimbi amano voi, adulti meno.
( Giovedì, 4 marzo )
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Rosa che spunti timida e pungente ( 7 )
Rosa, che spunti timida e pungente
Ne' vasi e ne' giardini d'esto cuore
Non coltivar timore d'esser sola.
La gente, credi, presto noteratti
Con i petali tuoi, dolci e arroccati
Tra sepali campestri in base tua.
Nè pensa che tuoi aculei spinosi
Tengan lontan da te dolci occhi altrui.
Tempi sì sciagurati finiranno
E ti si tornerà a chiamare bella:
Conserva tuo splendore nel tuo olezzo
Per giorno ch'è vicino quanto mai.
Se tutti in casa propria aman le rose
E dentro lor aiuole le coltivan
Motivo ci sarà, che li conforti
Al di là del dolor, che spine danno.
Non dirmi grazie per questo che dico.
Anch'io amo le rose più che mai.
( Venerdì, 5 marzo )
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E fermatevi un poco dolci uccelli ( 8 )
E fermatevi un poco, dolci uccelli
Che ciarlate con tanta foga addosso.
Vostro canto sereno un poco inquieta
Questo cuore che pensa (invano?) a sè.
Ma voi pur continuate salmi vostri
A tutti e, soprattutto, al grande Dio.
Nulla v'impensierisce, niente ognora
Vi turba e vi rattrista - ahimé - beati
Siete che le traversie della vita
Mai procuran pensiero a vostro cuore.
E, se proprio non riuscite a potere
In volo vi levate verso 'l cielo.
Figli allevate lieti tutti gli anni
Dopo aver fatto un nido di fuscelli.
A loro vi attaccate senza posa
Alleluja cantando in ogni dì.
Guardando ed ascoltando vostra voce
Nasce un sorriso tenero anche in me.
( Sabato, 6 marzo )
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Inviato da: bencar1947
il 06/01/2012 alle 16:25
Inviato da: mauamaua
il 18/06/2009 alle 18:27
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