Storie

Post N° 33


La grande carestia[1] Nel 1450 cominciò un grande periodo di crisi, il più grave che dovette affrontare l’impero azteca prima della venuta degli spagnoli. Infatti ci fu una serie di gelate e poi una siccità che fecero andare a male i raccolti. Moctezuma a Tenochtitlan e Nezahualcoyotl a Texcoco facevano tutto il possibile per alleviare la miseria, e per evitare che le loro città si spopolassero. Nei primi anni di carestia, cento canoe portavano il mais alla città ed il sovrano lo distribuiva ai poveri sotto forma di grandi focacce. Tuttavia l’approvvigionamento si rendeva sempre più difficile a causa della carestia molto estesa ed al fatto che gli aztechi non controllavano le terre costiere che non erano colpite dalla carestia. Naturalmente si mangiavano i pesci, le rane e gli altri prodotti della laguna, ma questi da soli non erano sufficienti per sfamare tutto il popolo. Per fortuna nel 1455 le piogge caddero abbondantemente e la terra ritornò fertile; i raccolti erano di una ricchezza mai vista e pannocchie maturarono in maniera straordinaria.Era inevitabile, specialmente in gente così superstiziosa, attribuire la grande carestia alle ire degli dei. Per questo motivo aumentarono il numero dei sacrifici umani fatti alle divinità, e per soddisfare la richiesta crescente di prigionieri da sacrificare, Moctezuma istituì d’accordo con le città interessate delle guerre permanenti contro Tlaxcala e Huexotzingo, allo scopo, da entrambe le parti, di catturare prigionieri da sacrificare.[1] J.Soustelle, La vida cotidiana de los aztecas en vispera de la conquista, (Mexico, 1956), p. 201