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LA SCUOLA TUTTA AL NO GELMINI DAY!

Post n°49 pubblicato il 02 Ottobre 2008 da berluscraxi

Fiocchi gialli al collo e tanta rabbia contro un ministro che vuole
imporre i tagli del maestro unico spacciandoli per un aumento
dell'offerta formativa. Una staffetta fra bambini, maestri e genitori
con gli studenti delle Siss. Il "No Gelmini day" riempie le gradinate
sotto il ministero di viale Trastevere in un'atmosfera di allegra, ma
ferma protesta.

Ci sono quattro generazioni unite dalla voglia di difendere la scuola italiana.

La
più colorita e chiassosa è fatta dai bimbi delle scuole romane, novelli
contestatori con le idee più che chiare. «Io a scuola mi diverto e ci
voglio andare anche il pomeriggio - dice deciso Marco, biondino di 9
anni dalla faccia sveglia -. La Gelmini vuole farmi stare a casa il
pomeriggio ma io mi rompo», chiude mostrando la sua maglietta "La mia
scuola dice no" e cantando lo slogan: "Gelmini non bastano gli
occhialini: vogliamo il tempo per imparare e lavorare".

Le sue
insegnanti sono ancora due. La maestra più esperta di italiano, come
Graziella che insegna alle elementari (ora primarie) dal 1992 dopo
quasi un decennio di precariato. «Questa riforma della Gelmini è molto
peggio di quella della Moratti. Qui ci sono solo tagli e si cerca di
giustificarli con questa follia del maestro unico che rovinerà la vita
dei bambini e delle loro famiglie. La Moratti almeno aveva un'idea
simil-pedagogica, assolutamente sbagliata, ma almeno era un'idea. La
Gelmini non ha neanche quella, fa quello che gli dice Tremonti:
risparmiare a tutto spiano, rovinando la scuola». I tagli li conoscono
a memoria e li snocciolano come una litania: «8 miliardi con la
chiusura di almeno 4 mila scuole».

Poi c'è la sua collega
Giovanna, più giovane, che si occupa dell'ambito matematico
scientifico. «Ho una classe a tempo pieno, ora lavoro 22 ore a
settimana alternando mattina e pomeriggio più quattro ore di
compresenza con la mia collega. Questo ci consente di portare avanti
tante attività come le uscite didattiche, le gite, i corsi di recupero.
Tutte cose che con il maestro unico non si potranno più fare». Ma il
suo cruccio più grande è un altro. «Io non mi sento in grado di
insegnare italiano, non ho la preparazione per farlo. Ho una
specializzazione per la matematica, corsi su corsi pagati di tasca mia
per insegnare questa materia. Se sarò costretta ad insegnare italiano
non potrò fare altro che limitarmi ai dettati, e i primi a perderci
sarebbero i miei alunni».

Di questa generazione fanno parte
anche le mamme. Ce ne sono parecchie, ma non tante quanto ce ne
vorrebbero essere. «Molte non sono potute venire perché lavorano -
spiega Alessandra, un figlio in quarta elementare a Roma centro - . Io
sono qua anche per loro. Ho la fortuna di avere i nonni e di posso
"parcheggiare i figli" il pomeriggio, ma sono una privilegiata: quasi
tutte le mamme dei compagni di mio figlio sono già disperate, rischiano
di dover cambiare lavoro o magari di perderlo. E nessuna crede alla
promessa che il tempo pieno rimarrà, i conti li sappiamo fare anche noi
e sappiamo che i soldi non ci sono».

Chiara è un'altra mamma
combattiva che dà una lettura tutta politica della scelta del governo.
«A subire di più saranno le mamme del Sud. Saranno costrette a rimanere
a casa a badare ai figli e ai nonni. Al nord questo problema ci sarà
meno e difatti la Lega contesta già questa riforma. È una battaglia di
solidarietà, solidarietà fra donne: insegnanti e mamme».

Dopo
un'ora di canti, cori e palloncini a loro si uniscono gli studenti del
IX (e ultimo) ciclo delle Siss, Scuola secondaria di insegnamento
superiore, la quarta generazione coinvolta in questa battaglia. Sono
circa 11 mila, fra i 20 e 30 anni, vengono da tutt'Italia (ne esiste
una sede per ogni regione) e da mercoledì sono un po' più sollevati.
Hanno strappato un emendamento, presentato dal Pd, che prevede il loro
ingresso nelle graduatorie delle classi di concorso. Non saranno più in
coda, ma a loro verranno riconosciuti i punti dell'abilitazione (42)
più quelli per i dottorati e gli anni di supplenza che quasi tutti
hanno. Si tratta del cosiddetto "inserimento a pettine", ognuno secondo
il loro punteggio. Alessandro, venticinquenne campano, però non si
fida: «Tante volte le promesse dei vari governi sono finite in aria
fritta. Senza inserimento noi eravamo certi di aver buttato tanti soldi
(le tasse d'iscrizione) e due anni della nostra vita. La Gelmini voleva
riconvertirci nel settore turismo. Così almeno vediamo un po' di luce».

Una
luce non molto chiara, almeno per Danilo, romano 27enne del Comitato
studenti IX ciclo Siss. «Sì, se passa l'emendamento abbiamo ottenuto di
diventare qualcosa: diventare precari, il massimo a cui possiamo
puntare è una supplenza annuale. Ma la cattedra continua ad essere un
miraggio, soprattutto per alcune classi di concorso. La mia è la 37,
storia e filosofia per i licei, è la più "piena" e anche con questo
passo avanti siamo in fondo alla graduatoria e non vedremo mai la luce».

Si
prendono la scena, ma cercano comunque di tenere insieme la lotta. «La
vostra battaglia è la nostra battaglia - esordisce urlando al megafono
un portavoce dell'Anief (Associazione nazionale insegnanti ed educatori
in formazione - . La scuola della Gelmini è più povera, più classista e
più ingiusta: lottiamo insieme contro il maestro unico».

Bambini
e mamme si allontanano alla spicciolata, i Sissini rimangono al
presidio. Dalle finestre del ministero i funzionari osservano. La
Gelmini prima fa finta di niente. È ad un convegno all'università
Luiss. E attacca: «Ci sono due Italie, una è per una scuola di qualità,
per insegnanti che vogliono essere pagati meglio ed è quella della
maggioranza degli italiani. Poi - ha continuato il ministro - ci sono
piccole frange che hanno deciso di non guardare i problemi, e
preferiscono protestare. Io li lascio fare».


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Giacchè sei senza coscienza
rubaci pure la contingenza

Visto che sei senza pietà
levaci pure l’anzianità

E se vuoi fare le cose serie
lasciaci anche senza ferie

Per migliorare la situazione
togli di mezzo la liquidazione

Se l’inflazione ancora dilaga
fregaci pure la busta paga

E per far dispetto ai sindacati
aumenta la schiera dei disoccupati

Affinchè sia tutto normale
facci pagare anche l’ospedale

Perchè vada tutto a buon fine
facci pagare anche le medicine

Per evitare ulteriori danni
mandaci in pensione a 90 anni

E poichè a 90 anni saremo caput
VA FA MMOCC’ A CHI TE MMURT!!!

 

 

Il numero di tessera della P2 assegnata al Cavalier Berlusconi è: tessera 1816, codice E.19.78, gruppo 17, fascicolo 0625, data di affiliazione 26 gennaio 1978.

Nella relazione finale della Commisione parlamentare d’inchiesta sulla loggia P2 si legge: "...alcuni operatori (Genghini, Fabbri, Berlusconi) trovano appoggi e finanziamenti al di la’ di ogni merito creditizio...". Le due grandi banche, infatti, che danno credito a Berlusconi sono la Banca Nazionale del Lavoro e il Monte dei Paschi di Siena, dove durante gli anni ‘70 la P2 e’ piu’ attiva. Il Monte dei Paschi concede tra il ‘70 e il ‘79 70 miliardi di mutui fondiari a Berlusconi a tassi fra il 9 e il 9,5%.

Il 10 Aprile 1978 Berlusconi inizia una collaborazione come editorialista sul maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, proprio quando la loggia P2 acquisisce, come dice la commissione parlamentare d’inchiesta "il controllo finanziario e gestionale del gruppo Rizzoli".

Interpellato su Licio Gelli, Berlusconi risponde: "...Anch’io come 50 milioni di italiani, sono sempre in curiosa attesa di conoscere quali fatti o misfatti siano effettivamente addebitati a Licio Gelli. Anni di inchieste sono serviti solamente ad offrire alle varie fazioni politiche un terreno di lotta e di calunnie facile quanto strumentale.

 
ero studente alla sorbona, il giorno; e la notte lavoravo a pigalle. e c’era una canzone che ricordo molto bene, “à paris”, che diceva, nel finale: “da quando a parigi s'è presa la bastiglia, in ogni borgata e ad ogni incrocio, ci sono ragazzi e ragazze che senza sosta danzano nella strada”. questi sono i miei ricordi. ed è per questo che sono veramente contento di essere finalmente qui per festeggiare con gli amici francesi il 14 luglio.

SILVIO BERLUSCONI IL CAZZATARO
 

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