Creato da La_Guardiana il 08/09/2007

Beth's World

Tutta l’esistenza è cogliere l’attimo che fugge, che non vuol dire inseguire chi non esiste. In quei giorni sabbatici francamente mi convinsi di aver addomesticato le briglie della mia storia, invece stavo solo facendo una pausa, per paura di crescere, perché, alla fine, mi sembrò, così chiaro tutto. Nella vita si può fuggire da un sacco di cose o affrontarle con coraggio.

 

 

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Post N° 94

Post n°94 pubblicato il 06 Dicembre 2007 da La_Guardiana
 

Provai la tentazione furiosa di tornare indietro, correndo, fino alla Casa dei guaglioni. E di coricarmi accanto a lei: di dirle: "Fammi dormire un poco assieme a te. Partirò domani. Non dico che dobbiamo fare l'amore, se tu non vuoi. Ma almeno lascia ch'io ti baci qua all'orecchio, dove ti ho ferito".
Già però il marinaio ai piedi della scaletta, stracciava i nostri biglietti per il controllo: già Silvestro saliva, assieme a me, la scaletto. La sirena dava il fischio di partenza.
Come fui sul sedile accanto a Silvestro, nascosi il volto sul braccio, contro lo schienale. E dissi a Silvestro: - Senti. Non mi va di vedere Procida mentre s'allontana, e si confonde, diventa una cosa grigia... Preferisco fingere che non sia esistita. Perciò fino al momento che non se ne vede più niente, sarà meglio ch'io non guardi là. Tu avvisami, a quel momento.
E rimasi col viso sul braccio, quasi in un malore senza nessun pensiero, finchè Silvestro mi scosse con delicatezza, e mi disse: - Arturo, su, puoi svegliarti.
Intorno alla nostra nave, la marina era tutta uniforme, sconfinata come un oceano. L'isola non si vedeva più.

Oggi Giulio mi ha messo di fronte al mio grande rifugio... Ventotene... che somiglia tanto all'isola di Arturo Gerace. Mi piace perchè è un posto dove non si approda. Vorrei partire da lì, lasciare mia madre, mio padre, le mie origini per un oceano sconfinato. Oggi hai visto la malinconia nel mio viso, lo so. Domani parto di nuovo e mi ricordo di una promessa.
Se Giulio ti dicessi che volevo portarlo lì, stretta tra le sue braccia gliel'ho chiesto e lui rispose di sì. Se non fossi andata via chissà, forse staremmo ancora insieme, perchè per lui non ero lo spettacolo delle 4, ma quello delle 9. Mi hai fatto ridere oggi Giulio tantissimo. Ci sono dei viaggi che in passato non avrei dovuto fare, avrei dovuto continuare quello che stavo già facendo, ma faceva troppa paura, era troppo vero. A Ventotene un giorno il cuore mi si è spaccato in mille pezzi e io lo so che ho fatto solo finta di essere ripartita, ho messo la mia barca in mare , ma ho solo continuato a girare intorno all'isola e ci sono ritornata. Devo partire Giulio, devo andare via dall'isola che ha il nome della mia famiglia e vedere la marina sconfinata come un oceano. Mi hai abbracciato forte e anche io. Ti ho detto che ho paura. Mi hai detto che la tua isola non va via. Almeno lei.

PS: sto fuori per il we, a presto! Fate un bell'albero e se dovesse cadere l'aereo ricordatevi che vi ho amato tutti e vi ringrazio perchè mi avete fatto compagnia in questi mesi. Spero di raccontarvi il mio ritorno comunque... e magari un giorno parlerò di come si sta bene avendo lasciato l'isola.

 
 
 
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e farti dimenticare per sempre
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non c'è niente che possa svanire con l'alba
e non mi cercare lontano.
questo mondo è già dentro di te
sorridigli!

Grazie Amore...

 

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"...forse sono i nostri errori a determinare il nostro destino. Senza quelli che senso avrebbe la nostra vita... Probabilmente se non cambiassimo mai strada non potremmo innamorarci, avere un figlio, essere cio' che siamo....del resto le stagioni cambiano, e così pure le città. La gente entra nella tua vita e poi ne esce, ma è confortante sapere che coloro che ami rimangono per sempre impressi nel tuo cuore."

 

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LA GUARDIANA

Quando io svegliandomi al mattino entravi
nella costituzione dei pensieri
che in fraseggio infinito compitavano
gli enigmi da risolvere, i sacrifici e i doni
che avrei deposto sulla soglia stretta
del tuo così diversamente ingombro
mattino di fretta e di faccende, da cui
usciva, senza che mai davvero io
la vedessi, quel solito rumore
di porta che si chiude, disperando
di me ostinata artefice di deluse chiavi,
cercavo la mia perduta grazia, quell'infanzia
che in armonia cedevole ascoltava.
Ero colpevole. Di non saper raggiungere
per troppa mira la chiusa morbidezza
del tuo cuore: passando per la mente,
sì, con le parole, le valorose mie nobili
scudiere, cui avevo sempre dato
immenso credito - che a loro era passata
la gloria delle chiavi. E adesso che cos'erano
se non le vuote prove di un avvocato
che voglia impratichirsi del mestiere?
Un'impotente e macchinosa avvocatura
per rendermi ai tuoi occhi, e ai miei,
meno colpevole. Di non saper trovare
la porta che non c'era, quella sognata porta
che ti chiudeva centuplicata in bene,
che anche tu, guardiana stanca, sapevi
che non c'era, ma che anche tu sognavi
sperando che le chiavi, la faticosa
virtù delle mie chiavi facesse esistere
quello che non c'era, che se io avessi inventato
il suono giusto, il giusto combinarsi
di parole, fossi riuscita nella
descrizione, saremmo entrate in due
in quell'invenzione. Per poi scoprire
che il piacere non ha porte e che
se mai l'avesse stanno aperte, che
potevamo allora rimanere fuori
sfornite e arrese tutte e due alla pari
giocando io alla porta tu alle chiavi.

(P. Cavalli)

 

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