Creato da La_Guardiana il 08/09/2007

Beth's World

Tutta l’esistenza è cogliere l’attimo che fugge, che non vuol dire inseguire chi non esiste. In quei giorni sabbatici francamente mi convinsi di aver addomesticato le briglie della mia storia, invece stavo solo facendo una pausa, per paura di crescere, perché, alla fine, mi sembrò, così chiaro tutto. Nella vita si può fuggire da un sacco di cose o affrontarle con coraggio.

 

 

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Post N° 90

Post n°90 pubblicato il 03 Dicembre 2007 da La_Guardiana
 

" [...] quando ero triste è come se il mio pensiero volasse attraverso gli alberi e volasse sul suo davanzale come una foglia e lei capiva. Suonavo note che parlavano di ricordi, che assumevano sempre più il profilo di una Donna che andando via ha portato con sè il mio cuore. Ero sempre verso la fine quando poi sbucava dal buio illuminata da un solo puntino rosso, quella della sigaretta. Le parole non sono mai servite tanto. Si sedeva accanto a me e ci ritrovavamo il giorno dopo stesi di fianco, abbracciati dallo stesso sogno. Quando ha deciso anche per me non ho provato nè rabbia nè rancore, ma solo amore. Un amore che conservo ancora qui, tra le foto e i biglietti sparsi nella mia camera dei segreti. Il mio cuore. Che durata ha il cuore per dire che non si può più amare una persona anche se non percepisci più col tatto la bellezza delle sue emozioni?. Credo nessuno. Resti intrappolato in uno stato di benessere che non è limitarti, sento che il tempo a venire non sarà mai abbastanza per rispondere ai mille perchè di questa lunga attesa. Lo hai detto tu citando quell'autore che tanto piace a parecchi < ogni tanto mi chiedo cosa mai stiamo apsettando. Silenzio. Che sia troppo tardi, madame>. Il mio silenzio non sarà mai tanto forte da stordirmi e farmi perdere altrove [...]"

Ogni volta che rileggo queste parole un nodo mi stringe la gola. Questo romanzo mi è sempre sembrato bellissimo, figlio di un amore assoluto, di quelli che mi piacciono. Ma ora non penso ai suoi protagonisti, penso al tempo che è passato, a quel davanzale, alla sigaretta in lontananza, ai sogni da dividere in due, a quel posto che era solo nostro e che ora non esiste più. Ci penso ora che viene Natale e tutto sarà più grigio e triste e peso. Solo le lucine intermittenti mi ricorderanno che ancora esiste da qualche parte una luce per gioire e non sentirsi sconfitti. A volte l'abnegazione non è amore, a volte. A volte dico. E il presente non è come prima, nulla sarà mai più come prima. E riflettevo se poi prima stessi meglio. Forse sì, forse no. L'essermi messa in gioco dopo tutto è stato positivo, raccogliere le stelle a mani nude, cercar di mettere il vento in un sacco, i sogni fuori dal cassetto, domare quel cavallo che prima brucava solo nella sabbia di un deserto. Ma poi l'amore io lo vedo ancora così. E' bianco, puro, agitato, ideale. E allora mi dico che nulla di brutto in fondo poi cambia la nostra scorza. Io sono sempre quella di cui un giorno vi siete "innamorati", quella che poi quando il vento soffia contro diventa talmente tetra e ombrosa da spegnere l'entusiasmo di un bambino. Ma sono io, con il cuore rinchiuso tra le mani. E credo, e riesco ancora ad amare chi ha deciso per me. La mia è follia, stupidità, masochismo... non lo so. So solo che rileggo queste righe ogni tanto e sento ancora un piano suonare in una stanza e vedo una principessa triste ed impenetrabile ballare con lo scheletro dei propri fallimenti, dei propri sbagli, ma lei non si sente tale. Non sarà mai più come prima e stavolta non penso che sarà meglio di prima, perchè in paradiso già ci sono stata. Tutto il resto è vita.

Grazie a M. per la prima parte...

 
Rispondi al commento:
my_moleskine
my_moleskine il 04/12/07 alle 11:41 via WEB
Le rileggo in continuazioe e fisso lo sguardo su quel puntino rosso nel buio....
 
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e farti dimenticare per sempre
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non c'è niente che possa svanire con l'alba
e non mi cercare lontano.
questo mondo è già dentro di te
sorridigli!

Grazie Amore...

 

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LA GUARDIANA

Quando io svegliandomi al mattino entravi
nella costituzione dei pensieri
che in fraseggio infinito compitavano
gli enigmi da risolvere, i sacrifici e i doni
che avrei deposto sulla soglia stretta
del tuo così diversamente ingombro
mattino di fretta e di faccende, da cui
usciva, senza che mai davvero io
la vedessi, quel solito rumore
di porta che si chiude, disperando
di me ostinata artefice di deluse chiavi,
cercavo la mia perduta grazia, quell'infanzia
che in armonia cedevole ascoltava.
Ero colpevole. Di non saper raggiungere
per troppa mira la chiusa morbidezza
del tuo cuore: passando per la mente,
sì, con le parole, le valorose mie nobili
scudiere, cui avevo sempre dato
immenso credito - che a loro era passata
la gloria delle chiavi. E adesso che cos'erano
se non le vuote prove di un avvocato
che voglia impratichirsi del mestiere?
Un'impotente e macchinosa avvocatura
per rendermi ai tuoi occhi, e ai miei,
meno colpevole. Di non saper trovare
la porta che non c'era, quella sognata porta
che ti chiudeva centuplicata in bene,
che anche tu, guardiana stanca, sapevi
che non c'era, ma che anche tu sognavi
sperando che le chiavi, la faticosa
virtù delle mie chiavi facesse esistere
quello che non c'era, che se io avessi inventato
il suono giusto, il giusto combinarsi
di parole, fossi riuscita nella
descrizione, saremmo entrate in due
in quell'invenzione. Per poi scoprire
che il piacere non ha porte e che
se mai l'avesse stanno aperte, che
potevamo allora rimanere fuori
sfornite e arrese tutte e due alla pari
giocando io alla porta tu alle chiavi.

(P. Cavalli)

 

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