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Canzone 4

Post n°456 pubblicato il 22 Dicembre 2013 da livieroamispera
 

Al Sig. Francesco Redi

CANZONE

Sebben chiaro vegg' io, ch' umile, e frale
Intelletto terreno indarno stende
Ver le sue glorie il temerario volo,
Qual chi appunto tentasse entro il mortale
Carcer racchiuso, dov' il ciel risplende
Lieto, e sereno andar leggiero, e solo;
Pur sovente m' involo
Tutta a me stessa, e 'l basso mio pensiero
A te, Signor, di sollevare io spero.

Ed ecco che già in me nuova, e possente
Virtù discende, e il lento volar mio
Rende di eccelsa qualitade adorno;
Mentre sì chiara luce alla mia mente
Dalla grand' Alma tua splender vegg' io,
Che come al Sol questo terren soggiorno
Prende vigore intorno
A' vivi raggi tuoi tutto s' accende
L' ingegno mio, e all' alta impresa intende.

Che se di giorno suole il peregrino
Per erta via spedito, ancorché stanco,
Girsen talora, il mio pigro pensiero
De' tuoi gran pregi a quel puro, e divino
Lume si scioglie, ed ispedito, e franco
Per entro glorioso alto sentiero
Sen corre, ond' io già spero
Le tue lodi ridir; ma il canto mio
Ov'in pria volga ancor non sa il desìo.

Come tra meraviglie altere, e nove
Uom, che talor stupido fisa il ciglio
Non bene intende uve più il core appaga;
Mentre di lor pari desìo lo move
Parendo al vario suo dubbio consiglio
Or qual più degna, or qual pili adorna, e vaga;
Tale egualmente paga
Me rendono i tuoi pregi, al cui valore
Forse è men chiaro ogni vetusto onore.

E ciò ben provo anch' io, che quel pur sei,
Che delle lodi tue rendendo adorno
Per tua sola bontade il nome mio
Desti a me vita tal, che i giorni miei,
E taccian vergognosi invidia, e sdegno,
Lungi n' andran da sconosciuto oblio.
Or qual nome degg'io
Dare a te mai, ch' esprima il tuo valore,
Se te Padre non chiamo, e Creatore?

Nè fia empio il pensier; poiché quel vero
Dìvin poter, non già terreno, e frale
Virtù ti diede; ma di se gran parte
Onde d' opre immortali, e lieto, e altero
Oggi ten vai solo a te stesso eguale,
Adorno, e pien d' ogni più nobil arte;
Quindi tue glorie sparte
Son dovunque il sol gira, e a te divoti
Quindi sacran gl' ingegni incensi, e voti.

E ben questo a ragion, che invidiosa
Fortuna indarno a' bei desir contrasta
Di cui virtude eccelsa adorna il core;
Poiché tu fai che vinta, e vergognosa
Rimanga l' ira sua, mentre non basta
Contro a vero valor cieco furore.
Né perciò premio, o onore
Tu brami; poiché solo a' desir tui
Alta mercede è il dar sollievo altrui.

Canzon, se del gran Redi e tante, e tali
L'opre sono, ed i pregi eterni, e veri,
Che fia mai, che 'l cor mio da lui non speri?

Maria Selvaggia Borghini
Saggio di poesie di Maria Selvaggia Borghini, Pag. 12

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