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Tullia alla Duchessa di Toscana

Post n°579 pubblicato il 09 Gennaio 2014 da livieroamispera
 

I sonetti 10-13 delle Rime di Tullia D'Aragona sono invece decicati alla Duchessa di Toscana.

X.
Alla Duchessa di Toscana

Non così d'acqua colmo in mar discende,
né di tante dorate arene vago
si mostra al suo paese il ricco Tago,
d'onde 'l nome real di voi si prende,

come del valor vostro a noi si stende
di mille opre divine alto ampio lago:
e quante (benché in dir nulla m'appago)
bellezze scorge in voi chi dritto intende.

Quest'è l'arena d'oro, e queste l'onde
di beltate e virtù, che 'l bello e santo
animo e volto vostro, a l'Arno infonde.

Non più la Spagna omai gioisca tanto,
che s'ella ha 'l Tago con l'aurate sponde.
Leonora avrem noi con maggior vanto.


XI.
Alla Duchessa di Toscana

O qual vi debb'io dire o Donna o Diva,
poi che tanta beltà, tanto valore
riluce in voi, che 'l vostro almo splendore
abbaglia qual fu mai fiamma più viva?

Mi dice un bel pensier che di voi scriva,
e renda grazie, e qual si deve onore:
ma dove s'erge l'animoso core,
non giunge penna, o voce umana arriva.

So ch'ogni alto favor da voi mi viene,
come la luce al dì da quella stella,
che surge in oriente innanzi al Sole.

Ma poi che pur al fin mal si conviene
a tanta altezza l'umil mia favella,
v'appaghi il core in vece di parole.


XII.
Alla Duchessa di Toscana

Donna reale, a i cui santi disiri
grazia già fece la bontà superna
di me, ch'or fatto son chiara lucerna
sopra i celesti, ardenti, alti zafiri;

poi che fuor di sospetto e di martiri,
godo del ben che ne l'alme s'interna,
deh! non turbate la mia pace eterna
col pianto vostro, e co' i vostri sospiri.

Qui mi viv'io, dove 'l pensier non erra;
dove luogo non ha terreno affetto;
e co' i piè calco gli stellanti chiostri.

E se quassù giungesser gli occhi vostri,
vedendo fatto me novo angeletto,
qui bramareste, e non vedermi in terra.


XIII.
Alla Duchessa di Toscana

S'a l'alto Creator de gli elementi
sete, Donna Real, cotanto cara,
che de la stirpe vostra altera e rara,
volle ornare i suoi chiostri eterno ardenti;

e s'or, per acquetar vostri lamenti,
vi rende il cambio di quell'alma chiara,
che di voi nata, tutto 'l ciel rischiara,
a Dio lode cantando in dolci accenti;

ragion è ben, che con eterni onori
vi cantin tutti gli spirti più rari,
com'onorata in terra e in ciel gradita.

Arno alzi l'acque al ciel, le rive infiori,
suonino i templi, e fumino gli altari,
che 'l nuovo parto a festeggiar n'invita.

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