Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianze« Messaggio #37 | Preghiera Propria » |
Post N° 38
TEILHARD DE CHARDIN
Il 14/6/1965, il Generale della Compagnia di Gesù, P. PietroArrupe, ha temuto una conferenza stampa, largamente ripresa dalla stampa internazionale e nostrana, a causa di alcune risposte relative a temi molto attuali e d’interesse per la pubblica opinione. Delle cinque domande sottoposte, riportiamo quella riguardante P. Teilhard de Chardin.
“ Che cosa pensa del fatto che nonostante il Monitum del 30 giugno 1962 con il quale la Santa Sede segnalava i gravi errori filosofici e religiosi che pullulano negli scritti di Teilhard de Chardin, pubblicisti e autori cattolici oggi esaltano Teilhard de Chardin come uno dei più grandi maestri del pensiero religioso cristiano del mondo contemporaneo?”
Padre Arrupe " Rispondo con due osservazioni. Una riguarda autori e pubblicisti che parlano di P. Teilhard. Ce ne sono alcuni che lodano incondizionatamente, ma non tra i gesuiti. Gli ultimi due libri scritti da gesuiti sul pensiero di P. Teilhard ‘La vision de Teilhard de Chardin’ di Pierre Smuldes e ‘La pensée du Pére Teilhard de Chardin’ di Emile Rideau, pur simpatizzando con le sue idee, non mancano di dare le necessarie riserve su alcuni punti ambigui o erronei.
La seconda osservazione riguarda la difficoltà di cogliere il pensiero esatto e definitivo di P. Teilhard; egli ha scritto moltissimo durante la sua lunga vita, ma è continuamente ritornato sulle sue idee, rivedendo, correggendo. Cosicché, su uno stesso problema ci sono molti testi, talvolta differenti e contrari.
Molti suoi scritti, oggi pubblicati non erano destinati alla pubblicazione, ma erano soltanto dei tentativi di ricerca in cui talune cose non erano sufficientemente maturate ed altre erano imperfettamente espresse. Inoltre, ambiguità ed errori, non certamente voluti da P. Teilhard che ha inteso restare assolutamente fedele all'insegnamento della Chiesa possono anche spiegarsi col fatto che, da una parte, il campo in cui si moveva era stato sino allora inesplorato ed il metodo da lui usato era nuovo; dall’altra, egli non era un teologo o un filosofo di professione ed è perciò possibile che egli non abbia visto tutte le implicazioni e le conseguenze filosofiche e teologiche di certesue intuizioni.
Bisogna però dire che nell’opera di P. Teilhard gli elementi positivi sono di gran lunga più numerosi degli elementi negativi o degli elementi che si prestano a discussione. La sua visione del mondo esercita un influsso assai benefico negli ambienti scientifici, cristiani e non cristiani. Il P. Teilhard è uno dei più grandi maestri del pensiero del mondo contemporaneo, ed il successo che egli incontra non deve meravigliare. Egli, infatti, ha compiuto un grandioso tentativo di riconciliare il mondo della scienza con quello della fede: partendo da un'inchiesta scientifica, egli utilizza un metodo fenomenologico che piace ai nostri contemporanei e corona la sua costruzione con una dottrina spirituale in cui la persona di Cristo si trova non solo al centro della vita di ogni cristiano, ma al centro dell’evoluzione del mondo come voleva S.Paolo che parlava di Cristo “in cui tutte le cose hanno consistenza”.
Non si può perciò, non riconoscere la ricchezza del messaggio del padre Teilhard per il nostro tempo.
Del resto, la profondità spirituale del padre Teilhard, che nessuno nega, si radica nella sua vita religiosa quale egli l’ha vissuta alla scuola di Sant’Ignazio Il suo tentativo è in pieno nella linea dell’apostolato della Compagnia di Gesù: mostrare come tutti i valori creati trovano in Cristo la sintesi totale e collaborano alla gloria di Dio".
(da: Aggiornamenti Sociali, n. 7-8 1965 pag.548)
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)