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Post N° 51

Post n°51 pubblicato il 21 Agosto 2008 da bioantroponoosfera

PER UN’ECOLOGIA ALTERNATIVA

Riflessioni sul pensiero di P. Teilhard de Chardin

L’attuale stato della natura pone a rischio tanto la sopravvivenza del mondo quanto la sopravvivenza dell’uomo. Ma la responsabilità di questa situazione precaria, posta alle soglie di una eventuale catastrofe senza ritorno, è propria dell’uomo che, attraverso il tempo, ha provocato, in uno sfruttamento senza limiti del mondo naturale, le condizioni del "terricidio".

Di fronte a tale situazione gli ecologisti, di solito, auspicano uno sviluppo sostenibile della civiltà umana capace di invertire la tendenza in corso nell’utopia di ripristinare, attraverso il limite e la rinuncia, le condizioni della natura primigenia. Si tratterebbe, cioè, di operare con un rispetto del mondo condotto alla luce di un primitivismo di ritorno, collocabile all’interno dell’odierna civiltà.

E’ evidente che le due situazioni, quella della catastrofe imminente e quella del ritorno alle origini, non sono fra loro soltanto contraddittorie ma rappresentano, inoltre, gli estremi di due utopie: l’una negativa in senso apocalittico, l’altra positiva nella direzione del recupero di un "paradiso perduto".

La nostra proposta, invece, va nella direzione di cercare le condizioni per una possibile ecologia alternativa capace di programmare, mediante la scienza e la tecnica, uno "sviluppo sostenibile" della civiltà umana che si ponga il problema della tutela e della conservazione dell’ambiente nonché delle energie naturali. Si tratta cioè di progettare l’utilizzazione dei serbatoi naturali del pianeta, in modo da tenere conto della necessaria integrazione dell’uomo con il mondo, in un rapporto attivo tra gli individui e l’ambiente in cui il futuro dipende dall’equilibrio dell’intero sistema ecologico del quale ovviamente l’uomo è parte integrante.

In questa situazione, possiamo trarre ispirazione dalla metafora biblica della "natura" da intendersi come "giardino del creato", all’interno della quale l’uomo, signore dell’universo, venga considerato come " l’operaio" della terra nonché il coltivatore di un giardino a lui affidato in custodia da Dio, perché sia capace di valorizzare e continuare l’opera creativa di Dio stesso. In questo quadro, allora, la storia e la presenza, in essa, del male come condizione ineludibile della condizione umana, rappresenterebbe l’itinerario che dalla caduta iniziale giunge fino alla salvezza finale. In tal caso, il paradiso perduto e le sofferenze che accompagnano l’avventura delle civiltà fino al recupero escatologico del paradiso finale, troverebbero accomunato l’uomo all’universo in un unico destino di sofferenza e di salvezza.

Questa situazione sinteticamente descritta, con una evidente allusione ai contesti biblici della Genesi e dell’Apocalisse, potrebbe costituire il momento etico-valoriale capace di ispirare la condotta dell’uomo in una specie di ecologia alternativa, nella quale l’intelligenza e la libertà dell’uomo stesso, con l’ausilio della scienza e della tecnica, vengano messe a servizio della sopravvivenza, nonché di uno sviluppo equilibrato, del mondo ai fini di un futuro di miglioramento della natura e della qualità della vita per l’intera specie umana sul pianeta Terra.

La situazione descritta trova le condizioni ontologico-speculative, in base alle quali sostenere l’ipotesi del "miglioramento morale" dell’uomo, anche in sede filosofico-teologica, mediante le ipotesi di alcuni autori significativi del Novecento. Si pensi ad esempio ad H. Jonas, con il suo Il principio responsabilità, nonché a P. Teilhard de Chardin, con il suo Fenomeno umano. E’ chiaro che i riferimenti a tali autori, nonché alla loro opera principale, assumono, in questo quadro, un valore emblematico meramente esemplificativo, in quanto il discorso comprenderebbe altre filosofie e altri studi che, in questa sede, non è possibile riferire per l’esiguo spazio a nostra disposizione.

Se ci riferiamo più espressamente alla posizione filosofica di H. Jonas, troviamo che le condizioni precarie della sopravvivenza dell’uomo e del nostro pianeta, in questo tempo di negatività e di catastrofi, determinano una inversione di tendenza dell’etica tradizionale, all’interno della quale emerge appunto il "principio responsabilità", inteso quale consapevole "atto di libertà" dell’uomo che, nei suoi limiti ma anche nelle sue potenzialità creative, si fa carico di se stesso, della propria condizione, della situazione della natura, utilizzando proprio quella scienza e quella tecnica, che ha finora sfruttato e distrutto il mondo, per ricostruire le possibilità di un mondo migliore aperto ad un futuro di sopravvivenza della realtà naturale e della civiltà umana.

Se ci rivolgiamo, invece, a P. Teilhard de Chardin, troviamo che proprio il quadro evolutivo dell’universo, progressivamente ordinato nelle successive fasi della litosfera, della biosfera e della noosfera, determina le condizioni per un orientamento ottimistico dello sviluppo del reale verso una spiritualizzazione religiosamente cristocentrica che vede, appunto, nell’incarnazione di Dio nella storia, "l’alfa" e "l’omega" dell’intero creato. In questo quadro allora, l’uomo si colloca in una situazione nella quale i suoi stessi principi della morale si evolvono adeguandosi alle condizioni della sua sopravvivenza; infatti, così come c’è stato il tempo degli egoismi, dello sfruttamento, della competizione e dell’eccesso di produzione, ci saranno i tempi di una spiritualizzazione crescente in cui l’uomo diverrà finalmente capace di accomunarsi ai suoi simili, di proteggere la natura e di aprirsi, mediante l’amore, ad un avanzamento spirituale verso Dio. Qui, allora, la catastrofe viene assunta al ruolo di un grande rischio e di un grande pericolo; ma il "supplemento d’anima", che potrà nascere nella spiritualità umana, permetterà all’uomo stesso di farsi carico della salvezza della natura, insieme alla sua salvezza, proprio attraverso la scienza e la tecnica che costituiscono le sue effettive possibilità di incidere costruttivamente sul destino del reale.

E’ evidente allora, già da questi riferimenti sintetici a due dottrine significative del nostro tempo, come il problema ecologico non imponga alla storia un regresso impossibile delle condizioni della civiltà umana, bensì proponga un avanzamento più intelligente della civiltà medesima nel quale l’uomo, attraverso una ecologia alternativa, possa compiere un vero e proprio salto di qualità. Solo in tal modo egli riuscirà a migliore se stesso, operando nel mondo attraverso la scienza e la tecnica che sono, in definitiva, i prodotti più elevati della sua cultura e del perfezionamento della sua intelligenza creativa.

AURELIO RIZZACASA

 (articolo pubblicato sul sito http://www.mail-archive.com a cura del Circolo vegetariano di Calcata)

 

 



 


 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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