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TEILHARD DE CHARDIN, PIERRE

Post n°56 pubblicato il 25 Agosto 2008 da bioantroponoosfera
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Allontanato e guardato con sospetto dalla Chiesa, ed egualmente dal mondo accademico della ricerca scientifica, De Chardin, a 50 anni dalla sua morte, mostra di aver rivelato un modello cosmologico evolutivo rivoluzionario.
Il mondo vivente è costituito dalla coscienza rivestita di carne e ossa. (T. de Chardin)
I nostri padri si consideravano come interamente contenuti nei limiti dei loro anni terrestri e del loro corpo. Noi abbiamo fatto esplodere queste dimensioni ristrette e queste pretese. Umiliati e ingranditi dalle nostre scoperte, ci accorgiamo, a poco a poco, di essere avvolti in prolungamenti immensi; e, come risvegliati da un sogno, ci rendiamo conto che la nostra regalità sta nel servire, quali atomi intelligenti, l'opera in corso nell'universo (T. de Chardin)
Teilhard de Chardin scienziato,Teilhard de Chardin mistico e teologo, Teilhard de Chardin filosofo. Spesso abbiamo incontrato queste definizioni presentate come incompatibili fra loro. Eppure uno solo è il soggetto, uno solo è l'uomo cui vanno attribuite. In qualunque ambito egli scrivesse, Teilhard si portava appresso l'intero bagaglio della sua conoscenza, della sua esperienza. Nella sua riflessione e nella sua attività scientifica l'aspetto umano aveva un ruolo fondamentale. Considerava la scienza come un privilegio attribuito all'uomo, un compito mediante il quale lo scienziato non si limitava ad una descrizione distaccata o disinteressata del mondo, ma si poneva al servizio dell'umanità per una migliore conoscenza della natura e per un futuro più sereno e giusto per l'umanità. Le scoperte più importanti di Teilhard riguardano gli ominidi - il Sinanthropus pekinensis del Pleistocene inferiore - e quando ritenne che il passato fossile non lo interessasse più proprio perché passato, si rivolse ad identificare le linee di sviluppo dell'umanità per ritrovarle nel presente e per indicare le strade del futuro. Nella visione del mondo teilhardiana, infatti, l'uomo occupa un posto centrale, non nel senso antropocentrico, ma in quanto secondo Teilhard l'universo è comprensibile solo a partire dalla realtà umana. La coscienza è infatti, per Teilhard, la chiave di volta del cosmo intero: la sua apparizione, con la venuta dell'uomo, impone allo scienziato di andare a cercare, nel passato, i suoi antecedenti. In un universo in evoluzione, nulla può apparire all'improvviso, senza antecedenti. Di qui, la certezza espressa da Teilhard dell'esistenza, anche ai gradi primordiali della materia, di un'"interiorità" delle cose. È infatti all'opera, secondo Teilhard, una "legge di complessità-coscienza" che regola l'apparire delle nuove specie e la loro evoluzione. Con l'uomo, essere estremamente complesso, la coscienza fa la sua comparsa evidente: ma, grazie allo studio dei fossili (partendo dai roditori, in particolare della Cina), Teilhard ha riconosciuto prima all'interno della stessa specie, poi in ampie popolazioni, la presenza di canalizzazioni, nel senso dell'emergenza, in specie sempre più lontane e differenziate, di forme sempre più cerebralizzate. È quella che Teilhard definisce "ortogenesi", o evoluzione direzionata: dalla "microortogenesi" (nella stessa specie), alla macroortogenesi (in più specie), essa è stata infine allargata con la "megaortogenesi" all'intero universo. È appunto la legge di complessità-coscienza: è possibile constatare un'evoluzione verso forme sempre più complesse, e poi, dopo la comparsa della vita, verso forme sempre più dotate di coscienza, in misura incoativa dapprima e pienamente dispiegata nell'uomo. A livello del previdente, dove non si può parlare di coscienza (Teilhard usa il termine di "psichismo") la complessità si manifesta nell'organizzazione della materia, nell'informazione. La fisica quantistica sembra qui confermare quest'intuizione, quando afferma che la base del mondo non è materiale, e che la comune esperienza quotidiana del mondo materiale deve lasciare il posto a una diversa percezione. È la materia ad essere un caso particolare di organizzazione dell'energia, non viceversa. Non dobbiamo più cercare di spiegare con difficoltà come possa nascere lo spirito - ammesso che esista, secondo il materialismo riduzionista - dalla materia, ma siamo in grado di integrare tutto in un'unica visione. Teilhard intuì, inoltre, in uno scritto del gennaio 1955, l'azione direzionale del genoma nei meccanismi della selezione. Pur attribuendo all'uomo un ruolo fondamentale nell'evoluzione, Teilhard non ripropone l'uomo "microcosmo" al centro del "macrocosmo". Teilhard prende sul serio l'evoluzionismo e la centralità dell'uomo diventa così dinamica: l'uomo è la "freccia", la linea di direzione dell'universo. In questo modo il passato assume un senso e anche il presente-futuro si apre davanti a noi secondo un senso ben preciso. Se l'uomo è al centro in movimento del divenire cosmico, la vicenda umana non può essere ritenuta come separata dal resto dell'universo. Secondo Teilhard l'uomo deve assumersi la responsabilità del futuro non solo della specie, ma del cosmo tutto. Occorre riconoscere a Teilhard una "sensibilità ecologica" non comune, in tempi nei quali questa espressione non era neppure usata. Non sono mancati i critici che hanno messo in guardia dall'eccessiva fiducia riposta da Teilhard nel potere della scienza e della tecnica: quella scienza che ha portato a costruire la bomba atomica e quella tecnica che sta causando un'emergenza ambientale sempre più drammatica. Occorre però dire che l'ottimismo teilhardiano è sempre stato controllato, proprio grazie alla sua considerazione della scienza come attività umana, senza pretese prometeiche. E di un certo grado di ottimismo c'è probabilmente bisogno anche oggi, allorché si affrontano problemi mondiali ed epocali, e forte è la tentazione di ritenere la situazione ambientale in uno stato di degrado irreversibile. Teilhard ha spesso parlato di "zest", di "gusto-entusiasmo" per la ricerca e per la vita in generale, la gioia di vivere necessaria per dare un senso alla propria attività e all'esistenza, minacciate dallo scoraggiamento, dalla sensazione che più nulla ci fosse da scoprire e da conquistare. La visione teilhardiana è intrisa di una profonda spiritualità che non fugge dalla natura o dal mondo, ma proclama la necessità - e la bellezza - di immergersi e confrontarsi con la "pericolosa" e "santa" materia. Accanto alla sua educazione e alla sua scelta religiosa, la sua formazione di paleontologo ha sicuramente avuto importanza nel modellare questa sensibilità - grazie al lavoro sul terreno, immerso nella natura spesso selvaggia in diverse parti del mondo. Teilhard non ha avvertito che raramente la tensione fra le due ali del suo spirito, quella religiosa e quella scientifica: animato da un grandissimo senso dell'unità, ha avvertito il bisogno di essere un ponte fra mondi pericolosamente estranei. Lo dimostra la sua concezione della noosfera, la "sfera del pensiero": un'unica pellicola pensante che avvolge la terra, che pulsa grazie all'azione di tutte le menti. La linfa scorre in questa entità grazie alle infinite reti di comunicazione che vanno dalle strade alle telecomunicazioni, fino a coinvolgere - e Teilhard sembra proprio averlo previsto -la "cybersfera" informatica e virtuale. Una sfera che ha cominciato a svilupparsi con la comparsa dell'uomo, ma che non ha finito di crescere, di evolvere verso un futuro di sempre maggiore complessità e integrazione. Questo futuro ha per Teilhard un nome: il Punto Omega, culmine dell'evoluzione, della sua complessità e della sua coscienza, punto finale di convergenza dell'umanità e del cosmo. Secondo Teilhard la coscienza umana appare dunque come la direzione di tutto il processo cosmico-evolutivo, che diviene cosciente di sé proprio con l'apparire della specie umana. Per questo motivo, Teilhard pare aver anticipato la definizione del cosiddetto principio antropico, principio secondo il quale, nella sua versione chiamata "forte", è possibile riconoscere nell'universo l'azione di una finalità in vista della comparsa sulla terra della vita e del pensiero: questo per le numerose e complesse condizioni a livello cosmico, locale ed ambientale necessarie a far giungere a questo risultato. In effetti, è possibile riconoscere un'affinità fra il principio antropico e la visione teilhardiana. Ma vanno sottolineate anche le differenze. I sostenitori del principio antropico sono perlopiù dei fisici, che si muovono quindi su parametri e realtà diversi da quelli studiati da Teilhard. Il loro lavoro, poi, consiste in una specie di movimento a ritroso, dalla situazione attuale alle condizioni iniziali dell'universo. Teilhard è invece partito dalle scoperte paleontologiche per identificare la legge di complessità-coscienza e trovare così spiegazione della particolare posizione dell'uomo nella natura. Non è possibile dunque separare in Teilhard l'apporto delle sue diverse esperienze e riflessioni: proprio per questo la sua sintesi appare ancora oggi così potente e la sua influenza, non sempre riconosciuta in modo esplicito, feconda nei campi più diversi dell'attività umana.

FRANCO BISIO

tratto da : scienzaeconoscenza.it

 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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