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Post N° 83

Post n°83 pubblicato il 14 Settembre 2008 da bioantroponoosfera
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PIERRE TEILHARD DE CHARDIN s.j.

 

Alcune riflessioni sui diritti dell’uomo

 

 

 

Nella loro prima espressione del 1789, i Diritti dell’Uomo sono stati  principalmente la manifestazione di una volontà di autonomia individuale: “Tutto per l’individuo nel seno della società”: il che coinvolgeva l0idea che la specie umana fosse fatta per fiorire e culminare in una pluralità di elementi raggiungenti ciascuno separatamente, ognuno per sé, il sommo grado di sviluppo.  Tali  sembrano essere state la preoccupazione e la visione dominanti degli “umanitari” del secolo XVIII.

Ora, da quell’epoca, a causa dell’importanza assunta dai fenomeni collettivi nel mondo, i dati del problema sono profondamente mutati.  Ormai noi non possiamo piu’ dubitare che, per innumerevoli motivi convergenti (accrescimento rapido dei legami etnici, economici, politici e psichici), l’elemento umano si trova definitivamente impegnato in un processo irresistibile, tendente allo stabilimento di un sistema organo-psichico solidale su tutta la Terra:  Volente o nolente, l’umanità si collettivizza, si totalizza sotto l’influsso di forze fisiche e spirituali di ordine planetario.  Ne consegue, nel cuore stesso dell’uomo, il conflitto attuale tra l’elemento, sempre piu’ cosciente del proprio valore individuale, e i legami sociali sempre piu’ esigenti.

A pensarci bene, tale conflitto è solo apparente.  Biologicamente, noi lo vediamo ora, l’elemento umano non e’ autosufficiente.  In altri termini, non e’ isolandosi (come potrebbe credere) ma associandosi in modo conveniente con tutti gli altri, che l’individuo puo’ sperare di giungere alla pienezza della sua persona,- pienezza di energia e di movimento, e principalmente pienezza di coscienza, poiche’ noi non diventiamo completamente “riflessi” (cioe’ “uomini”) che riflettendoci reciprocamente gli uni agli altri. Collettivizzazione e individualizzazione (non di autonomia ma di persona) non rappresentano pertanto due movimenti contraddittori.  Tutta la difficoltà sta soltanto nel regolare il fenomeno affinche’ la totalizzazione umana si attui, non sotto una pressione esterna meccanizzante ma per effetto interno di armonizzazione e di simpatia.

Da questo nuovo punto di vista, appare immediatamente chiaro che l’obiettivo di una nuova definizione dei Diritti dell’Uomo non potrebbe piu’ essere, come una volta, quello di assicurare la massima indipendenza possibile all’elemento nella societa’, ma quello di precisare a quali condizioni l’inevitabile totalizzazione umana potra’ realizzarsi, non solo senza distruggere ma in modo da esaltare in ciascuno di noi, non dico l’autonomia ma (cosa assai diversa) la singolarità incomunicabile dell’essere che noi possediamo.

Non si tratta piu’ di organizzare il mondo a favore e alla misura dell’individuo isolato ma di combinare tutto per il compimento (la “personalizzazione”) dell’individuo, mediante l’integrazione ben condotta di questi al gruppo unificato in cui l’umanita’ deve un giorno culminare organicamente e psichicamente: ecco il problema.

Cosi’ ricollocata nel quadro di un’operazione a due variabili (aggiustamento progressivo interdipendente dei due processi di collettivizzazione e di personalizzazione, la questione dei Diritti dell’Uomo non ammette una risposta semplice e generica.  Come minimo, si puo’ dire che ogni soluzione proposta deve soddisfare alle tre condizioni seguenti:

1.          In seno a un’umanita’ in corso di organizzazione collettiva l’individuo non ha piu’ il diritto di rimanere inattivo, cioe’ di non tentare di svilupparsi sino all’estremo di se stesso, poiche’ dal suo perfezionamento di tutti gli altri attorno a lui.

2.        Attorno agli individui che essa raggruppa, la societa’ deve, nel proprio interesse tendere a creare l’ambiente piu’ favorevole al pieno sviluppo  (fisico e psichico) di cio’ che vi e’di piu’ originale in ciascuno di loro.  Proposizione banale, in verita’, ma le cui modalita’ di applicazione sono impossibili da stabilire per ogni singolo caso, perche’ cambiano secondo il livello di educazione e il valore progressivo dei vari elementi da organizzare.

3.        Quali che siano in questo senso le misure adottate,un punto capitale deve essere affermato e sempre mantenuto; ed e’ che, in nessun caso, ne’ per un fine qualsiasi, le forze collettive possono costringere l’individuo a deformarsi, o ad alterarsi (come sarebbe riconoscere per vero cio’ che egli ritiene falso, cioe’ mentire a se stesso).  Per essere legittima, ogni limitazione che la forza del gruppo impone all’autonomia dell’elemento deve esercitarsi solo conformemente alla struttura interna e libera di tale elemento.  Altrimenti una disarmonia fondamentale verrebbe introdotta nel cuore stesso dell’organismo collettivo umano.

Dovere assoluto per l’elemento di lavorare alla propria personalizzazione.

Diritto correlativo dell’elemento a essere posto nelle migliori condizioni possibili per personalizzarsi.

Diritto assoluto dell’elemento, in seno all’organismo sociale, a non essere deformato per coercizione esterna ma super organizzato interiormente per persuasione, cioe’ conformemente alkle sue evidenze e alle sue aspirazioni personali.

tre punti da esplicitare e da garantire in ogni nuova Carta dell’umanità.

 

Parigi, 31 marzo 1947

( Questo testo è stato redatto da Padre Teilhard de Chardin in risposta ad un questionario dell’UNESCO).

 

 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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