Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianze« CHE PENSO DI LUI.... | Messaggio #102 » |
Post N° 101
Teilhard de Chardin, la complessità ha un centro
Il punto finale dell’evoluzione
era per lui il Cristo, nel quale
si realizza l’ultima trasfigurazione del creato
Nel saggio su “tecnognostici e tecno sciamani” che ha suscitato ieri un dibattito su questo giornale, Carlo Formenti sembra considerare soltanto il presente uso della cosiddetta “rete” e gli aspetti negativi o preoccupanti (ma come dovrebbe interpretarsi il fatto che le sue tesi appaiono anche su una rivista telematica ?). E’ da tener dunque presente la distinzione fra i “mezzi” e le “persone” che li usano.
Il concetto di Noosfera è parte integrante dell’intera visione di Teilhard de Chardin e, quindi non può essere correttamente compreso al di fuori del suo ampio contesto.
Il termine fu da lui usato per la prima volta nel 1925 (in L’Hominisation ) per indicare – in simmetria con la Biosfera di Suess – “l’involucro pensante della Terra”. Tuttavia è interessante sottolineare che nel 1954, in vista dell’annunciato “Anno geofisico internazionale” (1957), egli così commentò l’evento: “ Per la prima volta, dopo milioni di anni, un gesto umano ( unanimemente orientato ) avrà le dimensioni della Terra: l’anno 1 della Noosfera”. Con ciò egli intravide il vero inizio (benché estremamente superficiale, perché limitato al campo scientifico) della formazione di una Noosfera in cui “l’uomo vedrà, sentirà, desidererà, soffrirà le stesse cose di tutti”.
Questa previsione di una lontanissima unità globale non è un’ipotesi fantascientifica. Teilhard de Chardin la fonda sul concetto fondamentale di complessità. Per Teilhard de Chardin la complessità è il terzo infinito cui occorre unicamente guardare (interessano poco gli altri due di Pascal: l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo.
L’evoluzione non si sviluppa a casaccio, bensì manifesta il carattere di un moto convergente verso strutture sempre più complesse. L’Umanità stessa evolve (nonostante gli innumerevoli ostacoli) verso una maggiore unità interna che si evidenzia anche attraverso l’intensificazione crescente delle modalità interattive. In campo religioso, per esempio, l’ecumenismo è un aspetto della complessificazione spirituale, che è assolutamente indispensabile per il raggiungimento di un’effettiva unità del genere umano.
La Noosfera di Teilhard de Chardin è un’entità che, certo, sdi forma evolutivamente dal basso, ma in virtù di un centro unificante che, ab ante, attira tutti a Sé nella misura in cui gli esseri creati si rendono attirabili. Questa prospettiva non è affatto considerata dai lettori laici di Teilhard de Chardin i quali omettono altresì di rilevare l’aspetto invariabilmente cristocentrico della sua visione. Per lui, il Cristo è il Centro e il Fine di tutta la creazione animata e materiale, è il termine dell’Evoluzione; è il Cristo che attrae tutta la Creazione verso la massima coscienza e poi verso la massima santità, che superanima l’ascesa delle coscienze. In altre parole, non esiste per Teilhard de Chardin alcuna effettiva Noosfera senza la sua cristificazione, senza l’unica energia evolutiva che la renda coesa: l’amore cristiano.
C’è una sensazione inquietante da dissipare, il timore cioè che la singola persona venga assorbita, come in un formicaio, da una futura unificazione interconnettiva delle intelligenze. Credo che due considerazioni possano sdrammatizzare questa ripugnante eventualità. La prima è questa: la singola persona non è affatto equiparabile alla cellula nervosa dell’encefalo, nel cui interno essa svolge un ruolo di asservimento passivo, pur essenziale. La seconda si collega al principio ampiamente sostenuto e dimostrato da Teilhard de Chardin, che “l’unione differenzia e super personalizza”, nel senso che l’arricchimento culturale e spirituale della persona si attua soltanto attraverso significative relazioni interiori con gli altri.
Teilhard de Chardin era consapevole, mezzo secolo fa, delle paure che oggi ci attanagliano. Di qui la “necessità di trovare una bussola e una rotta”, unicamente date da Cristo e dalla sua Chiesa, che “vivifica e raccoglie nelle loro forme più sublimi tutte le energie spirituali della Noosfera”
Fabio MANTOVANI
Avvenire 5 febbraio 1999
(n.d.r.: all’epoca della pubblicazione di questo articolo il prof. Fabio Mantovani era il Presidente dell’Associazione Italiana Teilhard de Chardin, che aveva la sede a Firenze)
Se volete approfondire l'argomento della Noosfera vi invito a collegarvi con il sito del Prof. Fabio Mantovani e leggere il suo lavoro dal titolo: Noosfera, necessità di un'unica definizione. Vi ricordo il sito: http://www.biosferanoosfera.it
Giovanni Fois, Centro di Documentazione Teilhard de Chardin
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)