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Riscopriamo il modello teilhardiano

Post n°175 pubblicato il 12 Aprile 2009 da bioantroponoosfera
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Verso la sintesi del terzo millennio: il modello di Teilhard de Chardin

Pubblicato su Internet questo  lavoro manca della firma dell'autore.  Con molta probabilità il testo è stato scritto dal Prof. Lodovico Galleni, professore e conoscitore di Teilhard de Chardin.

 

Molte le sintesi e le interazioni tra scienza e teologia. Ci sembra pero' importante progettare per il futuro. A questo punto diviene necessaria la proposta della sintesi del terzo millennio. Si tratta di una proposta limitata e parziale, perché abbiamo la consapevolezza che una nuova sintesi non la si può elaborare da soli all' interno di una sola cultura o disciplina, proprio perché la nuova sintesi dovrà essere multiculturale e interfacciarsi con la ricchezza delle religioni e delle teologie e con la scoperta, da parte della scienza contemporanea, dei suoi limiti e della complessità del reale.

Inoltre non possiamo nemmeno non sottolineare che la necessità di una sintesi dovrà tenere presente un altro aspetto: la teologia sempre più è teologia del contesto e quindi sempre più ci chiama a confrontarci con un contesto di occidentalizzione della scienza e delle culture e insieme di povertà dilagane e di controllo da parte della parte ricca del mondo delle fonti di energia e di cibo. Proprio di fronte a questo contesto, la teologia deve sempre di più porsi il problema della difesa dei poveri e della creazione, ed essere voce di chi non ha voce1. La scienza dunque, nel bene e nel male è fondamentalmente un sapere ben strutturato di una parte dell' Umanità, la teologia è invece un patrimonio culturale che emerge a più voci2.

Il progetto come si vede è dunque decisamente complesso e non risolvibile in poche righe. Ma possiamo fare una proposta, e la proposta ha bisogno di un punto di riferimento e il riferimento sarà proprio l' opera di Teilhard de Chardin.

Gesuita e paleontologo, Teilhard de Chardin, nella sua lunga e operosa vita cercò di costruire una nuova sintesi tra scienza-e-teologia in uno stretto rapporto di relazioni tra le due discipline che si influenzano a vicenda senza mai che l' una travalichi l' altra. Scienza filosofia e teologia devono scorrere parallele, ma , come i meridiani nelle vicinanza del polo, convergono per interagire3.

Due punti del diario sono fondamentali.

Il primo è il riferimento al cardinale Newman e alla vocazione di portare alla chiesa tutto ciò che c'è di bello e di buono nel mondo moderno4. L altra è la consapevolezza che l' intero Universo è sottoposto ad un processo di trasformazione continua, irreversibile nel tempo e quindi non ciclica, che è appunto l' evoluzione. E se l' universo è stato creato in evoluzione, ci deve essere una profonda ragione ontologica in questo modo di creare5.

Qui non possiamo non recuperare ancora un aspetto importante della riflessione teilhardiana, cioè l 'approccio epistemologico. I limiti della scienza gli sono ben chiari: ciò che noi vediamo ad esempio non è tanto l' evoluzione, quanto la ricostruzione che noi facciamo del fenomeno evolutivo: l' osservatore non può essere separato dall' osservazione6. Ma nonostante questo, non si scivola nelle paludi del dubbio. Infatti la ricostruzione ci dà sempre una interpretazione del reale che ha punti forti che ci spingono ad una riflessione ontologica. L' evoluzione è un universale che emerge dallo studio scientifico della struttura dell' universo ed è quindi un universale ontologico che deve essere considerato da qualunque riflessione seria di teologia della creazione7.

Ma vi è un secondo punto importante di riflessione: nella costruzione della sintesi emerge una necessità della teologia: l' evoluzione non è solo un movimento a tentoni, (anche se anche questa parte dei meccanismi evolutivi è tenuta in grande considerazione da Teilhard de Chardin); è anche un muoversi verso: la teologia ha bisogno della necessità nell'e conomia dell' universo, se non dell' Uomo inteso come specie biologica Homo sapiens, almeno dell' essere pensante, un essere pensante che riconosca, come di fatto fa Abramo, che il Dio creatore è un essere personale al di fuori di sé e della natura, un essere personale che lo chiama all' alleanza.

Vi è dunque la necessità teologica che in qualche modo l' evoluzione sia un muoversi verso forme con sempre più raffinati livelli di coscienza. Ciò che è affascinante è che Teilhard de Chardin sviluppa un vero e proprio programma di ricerca scientifico che lo porta a porre per la prima volta il problema della biologia come scienza dell' infinitamente complesso8.

Se infatti la teologia ha la necessità che la Creazione sia un muoversi verso, questo muoversi verso deve lasciare delle tracce che siano evidenziabili sperimentalmente. Da qui nasce l' idea teilhardiana che l' evoluzione sia un muoversi verso la complessità e la coscienza e che questo muoversi verso debba in qual che modo essere messo in evidenza da particolari tecniche di indagine paleontologica. Qui le necessità della teologia interpellano la scienza ed ecco il progetto scientifico teilhardiano. Il muoversi verso può essere evidenziato solo con un approccio diverso, globale. Vista nel suo insieme l' evoluzione dei viventi, mostra caratteristiche che l' approccio riduzionista e popolazionista perde.

Da questo punto di vista è fondamentale, per lo sviluppo del pensiero teilhardiano, l' esperienza cinese che si svilupperà nell'arco di circa vent' anni tra gli anni venti e gli anni quaranta del ventesimo secolo. L' approccio globale richiede un indagine su vasti spazi e tempi lunghi possibile appunto per i paleontologo che si confronta con il subcontinente cinese.Ma in questo modo fa emergere una caratteristica altrimenti trascurata: l' evoluzione non è fondamentalmente un fenomeno di dispersione di tipi, ma di parallelismi e convergenze. L' approccio globale dunque fa emergere caratteristiche che si perdono con la indagine riduzionista ( ecco dunque la complessità che emerge nella ricerca biologica) ed una di queste caratteristiche è proprio il muoversi verso, il muoversi verso la complessità e la coscienza dimostrata sulla base dell' evoluzione dei fossili che in vario modo e in varie linee , muovono verso la complessità e la cerebralizzazione. . Una necessità della teologia diviene parte integrante di un progetto di ricerca paleontologico9.

Dunque una acquisizione della scienza cioè l' evoluzione intesa come cambiamento irreversibile nel tempo interpella la teologia; di rimando una delle necessità della teologia, cioè un luogo privilegiato per l'essere pensante interpella la scienza. Le richieste che vengono dalla teologia sono importanti e feconde, e portano la scienza a sviluppare nuovi contenuti e tecniche, cioè approccio globale all' evoluzione biologica. Questi passaggi decisamente dialettici sono permessi perché l' una interpella l' altra rimanendo ciascuna autonoma e indipendente nelle sua analisi e nei suoi strumenti, ma ciascuna aperta alle necessità epistemologiche dell' altra.

La sintesi porta ad un reciproco arricchimento sia per le nuove prospettive della scienza sia perché la teologia si confronta con nuovi contenuti ed interpretazioni.

Ma, come abbiamo visto, c'e' un' ultima riflessione importante. Vi è una necessità teologica della libertà della creatura pensante, una necessità che sembra essere recuperata dalla scienza, non solo dal procedere a tentoni che, elemento fondante delle ipotesi darwiniane, era tenuto in considerazione da Teilhard, ma anche di tutta la riflessione contemporanea dalla meccanica quantistica al caos deterministico. Tutto sembra portare ad una terza caratteristica ontologica fondamentale e fondante di questo universo, a fianco dell' evoluzione e del muoversi verso, cioè la libertà10.

E allora la lezione teilhardiana diviene ancora molto utile: la sintesi non è solo utile come strumento di conoscenza dell' Universo, ma anche come strumento di proposta per un etica del reale. Teilhard infatti vede nel muoversi verso e nella libertà due strumenti importanti per costruire la Terra. Ciò che interessa al cristiano non è solo il cammino in alto verso la propria salvezza escatologica nel paradiso (la Bibbia ci dice come si va in cielo), ma anche il cammino in avanti per costruire la Terra. La Terra va costruita, nella prospettiva di una nuova umanità pronta per la seconda venuta di Cristo, ma con gli strumenti che ci suggerisce la scienza. Ma anche coi fini che scienza e teologia elaborano insieme. Una Terra che si caratterizza per un progetto di stabilità della Biosfera11, per un rispetto della creazione di cui Dio gode nel riposo del settimo giorno,12 per la liberazione dei vari componenti della famiglia umana13, e nel rispetto della natura e delle culture14.

Insomma la Bibbia ci dice non solo come si va in cielo, anche perché costruire la Terra e, assieme alla Scienza, ma con una sintesi quasi simbiotica, come costruire la Terra.

La sintesi teilhardiana supera il modello galileiano; ci fa aprire al futuro con la speranza dell' Utopia ma con l' ottimismo della Fede. Certo rimane il problema non banale degli strumenti concreti, del quotidiano. Ma una seria riflessione di etica ambientale può essere di fondamentale aiuto. E su questa proposta si apre la prospettiva per un futuro progetto di riflessione e di indagine.


1 A. Potente, Dalla ricostruzione del tempio alla ricostruzione della città: morale e spiritualità ecumenica, Vivens Homo,vol. 2, 1991, pp.: 243-258.

2 A. Potente, Raccogliere i frammenti - Dalla teologia missionaria alla teologia contestuale, Anterem, Roma, 1995

3 "Come accade ai meridiani in prossimità del polo, Scienza, Filosofia e Religione convergono necessariamente nelle vicinanze del Tutto." In: P. Teilhard de Chardin, Il Fenomeno Umano, nuova trad. it. Queriniana, Brescia, 1995 p.: 26.

4 P. Teilhard de Chardin, Journal, Tome I, Fayard, Paris, 1975 pp.: 90-91.

5 "L' adoption de la forme évolutive pour la formation du Monde entraîne un certain mode d' apparition « ex nihilo subjecti », et insinue qu'il y a une raison ontologique profonde de ce monde?" in: P. Teilhard de Chardin, Journal, Tome I, op. cit., p.: 264.

6 P. Teilhard de Chardin, Il Fenomeno Umano, op. cit., pp.: 27-31.

7 Cfr. L. Galleni, La realtà ontologica dell' evoluzione: dall' universo ordinato alla terra da costruire, in: M. Malaguti ed, Prismi di Vertità, Città Nuova, Roma, 1997, pp.: 141-166.

8 CFr. L. Galleni, Biologia, op. cit. pp.: 125-136

9 Per una analisi dettagliata del progetto di ricerca teilhardiano, si veda: L. Galleni et Marie Claire Groessens-Van Dyck, Lettres d' un paleontologue - Neuf lettres inédites de Pierre Teilhard de Chardin à Marcellin Boule, Revue des Questions Scienbtifiques, 2001, 172 (1): 5-104, 2001.

10 Per una discussione anche se rapioda del tema si veda: L: Galleni, Is Biosphere doing Theology?, Zygon, 36, 33-48, 2001.

11 Cfr. J. Lovelock, Le nuove età di Gaia, trad. it. Bollati Boringhieri, Torino, 1991.

12 Cfr. J. Moltmann, Dio nella Creazione, trad. it. Queriniana, Brescia, 1986.

13 Cfr. L. Boff, Grido della Terra, grido dei poveri, trad. it. Cttadella, Assisi, 1996 e R. Radford Reuter, Gaia e Dio, trad. It. Queriniana, Brescia, 1995.

14 Cfr. A. Potente, Raccogliere i frammenti, op. cit.

 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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