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Storia del cosmo e presenza del Cristo

Post n°250 pubblicato il 28 Settembre 2010 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

Il Cristo nella sua funzione della storia cosmica,

secondo il pensiero di p. Teilhard de Chardin

Uno dei pensatori più profondi e più dibattuti del tempo moderno è senz'altro il P. Teilhard de Chardin. Egli partendo da un dato di fatto: la ricerca scientifica, ha voluto realizzare mia sintesi tra la scienza e la fede, tra Dio e  l'Universo.

Il fulcro principale del suo pensiero possono essere considerate queste parole: “Ci deve pur essere un punto di vista dal quale il Cristo e la Terra appaiono situati in tal modo, l’Uno in rapporto all’Altra, che io non potrei possedere l'Uno se non abbracciando l’Altra, comunicare con l'Uno se non fondendomi con l'Altra, essere cristiano se non essendo disperatamente umano".(Recherche, travail et adoration 1955.P.4).

Con la sua anima di scienziato e di mistico il P. Teilhard de Chardin si è lanciato in una avventura formidabile, difatti dice: "Cristificare la Materia... Tutta l'avventura della mia esistenza intima..Una grande e splendida avventura".

La spiegazione di ciò la si trova in quella profonda tensione tra cultura moderna e il cristianesimo, che ha attanagliato l'animo del P. Teilhard de Chardin.

Ha sentito l'ammirazione per le creazioni della scienza e della tecnica e gli ideali del Vangelo, ha avuto il culto del progresso e la passione ardente dell'amore di Dio. Questa forma passionale delle sue ricerche, che denota senz'altro una sua esperienza personale, lo porta ad un succedersi piuttosto disordinato dei suoi scritti.

Ciò si manifesta soprattutto nella terminologia, che si allontana di molto dal linguaggio tecnico delle dissertazioni teologiche e filosofiche. Egli presenta spesso le proprie riflessioni religiose con termini e concetti presi dalle scienze, ciò da unù lato comporta pericoli, ma offre anche innegabili vantaggi. Il  linguaggio teologico è divenuto difficile per l'uomo moderno, se non addirittura incomprensibile: la maggior parte delle sue formule e dei suoi termini si sono sviluppati sotto l'influsso di una filosofia con la quale pochissimi – se non

nell’ambiente dei teologi cattolici - hanno ancora familiarità. Indubbiamente la conservazione di tale terminologia offre molti vantaggi, ma comporta anche l'inconveniente di rendere estremamente difficile per l'uomo moderno l’accesso al pensiero teologico. Il problema teologico sul quale P. Teilhard de Chardin ha concentrato tutta la sua attenzione e di cui si è occupato per tutta la vita e il problema del Cristo, della sua posizione e della sua funzione nell’insieme della storia cosmica.

Il problema non è nuovo, è stato già dibattuto dai teologi dei secoli passati. L'originalità di Teilhard  de  Chardin sta appunto nell'avere impostato in modo nuovo l’antico  problema. Per ben capire la concezione teilhardiana bisogna ricordare brevemente la soluzione data precedentemente al problema.

Nei riguardi dell’Incarnazione del  Figlio di Dio nel Medio Evo erano  sorte due concezioni diverse, l’una detta tomista e l’altra scotista. Secondo S.Tommaso l’Incarnazione è in relazione alla Redenzione, se l'uomo non avesse peccato, il Figlio di Dio non si sarebbe Incarnato. Per stabilire l'ordine sconvolto dal peccato, il Figlio di Dio si à fatto uomo per riportare l'umanità al suo ultimo fine.

Secondo Duns Scoto e la tesi dei francescani, Cristo è considerato il coronamento non solo dell'ordine soprannaturale, ma anche del l'ordine naturale.

Anche se l'uomo non avesse peccato il Verbo si sarebbe Incarnato. La creazione è la perfezione di Dio che si manifesta “ad Extra" e il coronamento di questa perfezione è dunque l'Incarnazione. Secondo questa concezione il Cristo è l'Alfa e l'Omega, il principio e la fine di tutte le cose. Il mondo nella sua struttura, nella sua esistenza stessa è rivolto verso il Cristo.

Tutte e due le concezioni hanno diritto di esistere in seno alla teologia cattolica, nessuna delle due può essere considerata eretica; ma la concezione cristologica di Teilhard  de Chardin si avvicina molto a quella francescana. Secondo lo scienziato il mondo è costantemente in evoluzione, v’è un punto che domina tutta la evoluzione cosmica, ne costituisce il fine e il coronamento. Da questo punto s'irradia il Cristo che adoriamo.

Teilhard  de Chardin per dimostrare ciò si fonda sulle testimonianze della S. Scrittura.

Cristo è legato organicamente al mondo; tutto è stato creato per Lui come afferma S. Paolo: ”In Lui è stato creato tutto l’Universo" (Col.I, 16). Il mondo nel suo costante evolversi tende all'unità per mezzo del Cristo. E' ancora S.Paolo che parla: "Tutto è unificato in Lui”.(Col. I,17)

Cristo costituisce veramente il senso della storia. Tutta la evoluzione del mondo è orientata verso Cristo. "Tutto il mondo inferiore è ordinato all’Uomo, ma l'uomo è ordinato al Cristo e il Cristo a Dio". Così la parola di S. Paolo nella I

Cor. III, 23.

Nella teoria teilhardiana trova un posto importantissimo la idea della seconda venuta di Gesù sulla terra. Perché il Cristo apparisse una prima volta sulla terra era evidentemente necessario che il tipo umano si trovasse anatomicamente formato secondo il processo generale dell'evoluzione e si trovasse socialmente a un certo grado di coscienza collettiva. Per la seconda e ultima venuta dì Gesù sulla terra perché non supporre che Egli aspetti che la Collettività umana abbia acquisito un certo completamento soprannaturale proprio perché già completata pienamente nelle sue possibilità naturali? Dunque tutto è in relazione a Cristo, e, nel mondo, tutto ciò che di vero e di buono esiste ci porta verso Cristo. Nel mondo però esiste anche il male e, secondo Teilhard  de Chardin, il male fisico è una conseguenza diretta dell’evoluzione del mondo. Il mondo è in continuo cammino verso la perfezione e questo cammino si svolge a tentoni attraverso prove ed errori. Tra gli esseri del mondo c'è pure l'uomo, dotato di coscienza riflessa e di libertà, e poiché anche l'uomo è un essere

imperfetto ne viene di conseguenza l’esistenza del male morale: il peccato. Dal momento che il male occupa gran parte del mondo, c'è bisogno quindi della Redenzione di Cristo.

Essendo il Verbo Incarnato la sorgente dell'energia del mondo in cammino sempre verso il più perfetto, c’è facile identificare quest’energia con l'amore.

L'amore procede per gradi. Una reciproca inclinazione ha unito gli atomi tra loro e si sono avute cosi le molecole. Questo accade perché l'amore prima è inclinazione, poi diviene simpatia infine desiderio efficace del bene.

Un’inclinazione reciproca ancora più forte ha unito le cellule e sono sorti i diversi organismi.

Quando l’inclinazione è divenuta simpatia tra esseri viventi sono nate varie forme di comunità, prime fra tutte la famiglia. Quest’amore poi divenuto soprannaturale

vivifica una forma di comunità che è un super-organismo sociale: la Chiesa. Nella Chiesa si realizza la grande intuizione cristiana: il Corpo Mistico dì Cristo che riceve forza dalla sorgente stessa dell’amore che è il Cuore di Gesù, che nell'ultima Cena pregò: “UT UNUM SINT”

(Questo testo l'ho trovato tra la documentazione "sconosciuta" (cioè senza autore nè provenienza). Ma dato che mi è sembrato interessante ve lo ripropongo per una vostra riflessione.

Giovanni Fois

 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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