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La vita come avventura

Post n°4 pubblicato il 21 Giugno 2008 da bioantroponoosfera


NEL 50° DELLA MORTE DI TEILHARD DE CHARDIN

Sono iniziate nelle città di Washington e New York le celebrazioni in onore di Pierre Teilhard de Chardin nel cinquantenario della sua morte avvenuta il giorno di pasqua nell’aprile 1955, a New York. Il colloquio americano (aprile 2005) ha come tema: “L’Avvenire dell’Umanità. La nuova attualità di Teilhard de Chardin, sotto l’alto patronaggio del presidente Chirac e del direttore generale dell’UNESCO Matsuura.
L’editrice Queriniana ripropone per l’occasione la quarta edizione aggiornata del libro di Rosino Gibellini,
Teilhard de Chardin. L’opera e le interpretazioni (20054).

 
Pubblichiamo un breve profilo del gesuita francese.

Il 1° maggio 1881 nasceva nella località di Sarcenat a pochi chilometri da Clermont-Ferrand, nell’Alvernia (Francia) – anche un altro genio religioso, Pascal, è alverniate – quarto di undici figli, Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955), il cui nome era destinato a riempire le cronache filosofiche e teologiche del nostro secolo.
Profondamente religioso, entra nella Compagnia di Gesù («il desiderio della più elevata perfezione ha determinato la mia vocazione di gesuita»), è sacerdote nel 1911 e, dopo la prima guerra mondiale, alla quale partecipa sulla linea del fronte franco-tedesco in qualità di coraggiosissimo portaferiti sprezzante di ogni pericolo, e durante la quale è da collocare la ‘Genesi’ del suo pensiero (come suona il titolo del volume postumo che raccoglie gli scritti del tempo della guerra, redatti in trincea), si laurea in scienze naturali alla Sorbona di Parigi.
È di questo tempo il singolare Inno alla Materia, di cui canta la potenza spirituale:
«Benedetta sii Tu, universale Materia,
Durata senza fine, Etere senza sponde,
triplice abisso delle stelle, degli atomi e delle generazioni,
Tu che eccedendo e dissolvendo le nostre anguste misure ci riveli le dimensioni di Dio».
Era destinato all’insegnamento e, difatti, aveva già ricevuto l’incarico di professore aggiunto di paleontologia all’Institut Catholique di Parigi. Ma alcune note teologiche, redatte in forma confidenziale e nelle quali tentava una conciliazione tra la concezione evoluzionista e la dottrina del peccato originale, determinano il suo allontanamento, che risulterà definitivo, dall’insegnamento accademico. La sua vita si svolgerà per circa un ventennio dal 1926 al 1946 in Cina (a Tiensin e a Pechino) come direttore di musei geologici e paleontologici e impegnato pure in missioni e spedizioni scientifiche, come la celebre crociera gialla e il rinvenimento dei reperti paoleontologici del sinatropo.
Dopo la seconda guerra mondiale è di nuovo in Europa e infine dal 1951 al 1955 a New York, dove la morte lo coglie improvvisamente a 74 anni di età nel pomeriggio del giorno di pasqua, il 10 aprile del 1955. Così l’amico p. Pierre Leroy, il primo dei suoi confratelli ad accorrere, ricorda quel giorno: «È morto all’improvviso come aveva chiesto, ‘in piena euforia’, nella città più cosmopolita del globo, lui ‘l’amico di ogni uomo al mondo’. È morto in piena primavera, il giorno di pasqua, mentre il sole riversava con liberalità sulla città gigantesca ai bordi dell’Hudson, fiotti di luce. In questa gioia della risurrezione, padre Teilhard ha raggiunto il suo Cristo, dopo aver sospirato per tutta la vita alla beatitudine di possederlo nella illuminazione della vittoria».
Autore di numerosi scritti scientifici, durante la sua vita gli fu pressoché impossibile ricevere dalle competenti autorità religiose l’autorizzazione a pubblicare i suoi scritti nei quali andava delineando la sua visione filosofico-religiosa. La pubblicazione postuma delle sue opere – che in un ventennio ha allineato 13 volumi tra il 1955 e il 1976 – ha dato origine ad un grande dibattito, che ha appassionato molti spiriti. Tra i testi postumi più significativi: Il Fenomeno umano (scritto nel 1938-1939, ripreso e completato nel 1948-1949, ma edito solo nel 1955), dove Teilhard svolge la sua visione scientifica; L’Ambiente divino (scritto nel 1926-1927, ma edito solo nel 1957), dove sono tracciate le linee di una spiritualità per il cristiano della terra moderna; oltre a circa duecento saggi di varia lunghezza (raccolti in più volumi), tra cui spiccano, sotto il profilo religioso: La Messa sul Mondo del 1924, un testo di rara bellezza e intensità spirituale; La mia fede (Comment je crois) del 1934, in cui Teilhard espone le ragioni e le modalità della sua fede; Il Cuore della Materia del 1950, che rappresenta una sorta di autobiografia intellettuale e spirituale, in cui Teilhard evidenzia le radici della sua visione e della sua opera: il senso cosmico, il senso umano e il senso cristico; e Il Cristico, scritto nel marzo del 1955 poco prima della sua morte, che contiene il suo messaggio essenziale.
Teilhard de Chardin era uno scienziato, che non si accontentava di una visione analitica e settoriale della realtà, ma era alla ricerca, con tutta la sua passione di uomo e di credente, di una visione capace di abbracciare l’intera storia del cosmo e dell’umanità. Il suo principio: tutto ciò che sale converge, lo ha portato ad una grandiosa sintesi (l’ultima che sia stata elaborata), che ha tre dimensioni: scientifica, filosofica e religiosa, in cui trovano conciliazione la fede nel progresso, nell’In-Avanti, e la fede in Dio, nell’In-Alto, com’egli si esprimeva negli ultimi anni. La lettura di Teilhard è shoccante, la sua prospettiva universale: il paleontologo si china sugli abissi del passato per decifrare da futurologo le direttrici di marcia dell’avvenire di quello che egli chiama il fenomeno umano.
L’universo di Teilhard è un cosmo in divenire (cosmogenesi), un universo in evoluzione secondo la legge di complessità-coscienza, che implica una struttura convergente del mondo. Nel processo di cosmogenesi la stoffa del mondo si fa sempre più complessa, e insieme sempre più centrata e cosciente. Con l’apparizione dell’homo sapiens l’evoluzione non si arresta, ma per scorgerla bisogna trasferirsi dalla biosfera alla noosfera. L’evoluzione continua, secondo la legge di complessità-coscienza, nello strato pensante del pianeta, e ciò che ora è in formazione è lo spirito della terra: «La terra che non solo si ricopre di grani di pensiero a miriadi, ma si avvolge in un solo involucro pensante, sino a costituire, funzionalmente, un unico e vasto grano di pensiero, su scala siderale» (Il Fenomeno umano). Il geologo e paleontologo, sollecitato dalla stessa legge di complessità-coscienza, che gli ha permesso di decifrare gli archivi del passato, si volge alla decifrazione delle direttrici di marcia dell’umanità fino a intravedere il punto teminale di approdo del processo evolutivo: il Punto Omega, visto, ad un tempo, come punto di maturazione planetaria; come Omega divino, personale e trascendente, motore in avanti del processo evolutivo; e finalmente come il Cristo Omega della rivelazione, principio di consistenza di tutte le cose (in quo omnia constant), punto personale terminale cui tendono tutte le cose e che a tutte le cose darà compimento e ricapitolazione (ad quem omnia tendunt), principio energetico-amorizzante che anima il processo del mondo e il divenire del fenomeno umano.
Scrive Teilhard nella pagina conclusiva del saggio Il mio Universo del 1924: «Allora, probabilmente, su una creazione portata al parossismo delle sue attitudini all’unione, si eserciterà la Parusia. L’unico processo di assimilazione e di sintesi che si svolgeva dall’origine dei tempi si rivelerà infine. Il Cristo universale scaturirà come un lampo in seno alle nubi del mondo lentamente consacrato. […] In quel momento, dice san Paolo […] egli consumerà l’unificazione universale […]. Così si troverà costituito il complesso organico: Dio e mondo, il Pléroma, realtà misteriosa che non possiamo ritenere più bella di Dio (poiché Dio poteva fare a meno del mondo), ma che non possiamo neppure immaginare come assolutamente gratuita, assolutamente accessoria, se non vogliamo rendere incomprensibile la creazione, assurda la passione del Cristo e privo d’interesse il nostro sforzo».
L’uomo è, dunque, imbarcato, quasi portato dall’avventura del mondo, di un mondo che sale verso più complessità e più coscienza fino alla finale ricapitolazione in Dio tramite il Cristo universale. L’atteggiamento più umano risulta pertanto non la resa di fronte alle difficoltà, né la dispersione nelle dilettazioni del presente, ma la responsabile fedeltà alla terra. La felicità è incorporarsi nella totalità del processo in corso; inserire l’avventura della vita nella più vasta avventura del mondo; vivere in salita secondo il ritmo di tre momenti: essere se stessi (incentrazione), aprirsi agli altri (decentrazione), nello slancio, umano e cristiano, in avanti verso Dio che chiama e attira (supercentrazione); e nella coniugazione di tre atteggiamenti fondamentali: creatività, amore e adorazione.

Rosino Gibellini







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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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