Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianze« Ricordo di Teilhard de Chardin | Messaggio #116 » |
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….E come si fa a diventare santi? Come si fa a realizzare, ad accogliere veramente questa chiamata, a rispondere di sì? Si fa dando importanza a tutte le cose, perché ce l'hanno. Se tutto è dono, se tutto è un'opportunità di bene che ci viene offerta, cerchiamo di capirla, di prenderla per il verso giusto e di impegnarci a viverla nel modo migliore possibile. Se noi facciamo così, diventiamo santi, anche se non facciamo miracoli, perché quelli sono fenomeni particolari, alcuni doni speciali, ma la santità è la misura alta della vita cristiana ordinaria; si può vivere in modo straordinario la vita più ordinaria, più comune di tutte. Dice San Paolo: "Sia che mangiate, sia che beviate - le cose più normali, di tutti i giorni -, qualunque cosa facciate, fatela nel nome del Signore nostro Gesù"; se voi lo fate in unione con Cristo, voi vi santificate. E vi leggo un bellissimo pensiero di un grande teologo, anche se è stato molto discusso a suo tempo, ma certamente un grande uomo di fede, Teilhard de Chardin, che si esprime così riguardo all'importanza anche delle minime cose: "Dio non è lontano da noi, fuori della sfera tangibile" – qualunque cosa io tocco, lì c'è anche Dio, tutte le cose sono in Dio e Dio è in ogni cosa. “Dio non è lontano da noi, fuori della sfera tangibile, ma ci aspetta ad ogni istante, nell'azione, nell'opera del momento. In qualche maniera è sulla punta della mia penna,” - ecco, Dio sta sulla punta della mia penna se io sto scrivendo – “del mio piccone,” se sono un operaio che sta picconando, “del mio pennello,” se sono un pittore che sta dipingendo, “del mio ago,” se sono una donna che sta rammendando qualcosa, “del mio cuore, del mio pensiero. È portando sino all'ultima perfezione il tratto,” cioè il tratto del pennello, “il colpo,” il colpo del piccone , “il punto,” il punto dell'ago, “facendo tutto questo nel modo migliore possibile”, con i sentimenti giusti, gli atteggiamenti giusti, e anche obiettivamente facendo bene le cose, come è stato fatto bene questo Tempio della Consolazione, facendo tutto nel modo migliore possibile, portandolo all'ultima perfezione, “è in questo modo che coglierò la meta, la meta ultima cui tende il mio volere profondo”. Ecco, allora, questa si chiama la spiritualità dell'attimo presente; ogni attimo è prezioso. Vivere la spiritualità dell'attimo presente. Quando io ero ragazzo qui a Todi, mi confessavo da un Padre Cappuccino che si chiamava Padre Pacifico, e spesso alla fine della confessione mi ripeteva: "Age quod agis", “Fa' quello che stai facendo”, cioè fai bene quello che stai facendo. Certo lui non aveva letto Teilhard de Chardin, però questa è la spiritualità cristiana; non occorre fare grandi cose, occorre far bene quello che stiamo facendo. Ecco, allora, concludiamo: la vita è vocazione, tutto è dono, tutto è possibilità di bene, e noi dobbiamo rispondere “sì” nelle grandi scelte, nei grandi orientamenti della vita e anche nelle piccole, piccolissime scelte di ogni giorno, cercando di fare le cose nel modo migliore possibile. "Tutto quello che fate - dice San Paolo - in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di Lui grazie a Dio Padre". + Antonelli cardinale Ennio
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)